sabato 22 luglio 2017

PELLEGRINAGGIO, CORSA O SCAMPAGNATA?


La Galizia non è la Castiglia e León.
Così come la pioggia non è il sole.
Dire certe ovvietà a volte rinfranca, perché consente di dare un senso alle cose: se fino a ieri abbiamo goduto del fresco e del verde, come possiamo oggi lamentarci per la pioggia che abbiamo subito per tutta la mattina? Giustamente tre giovani galiziani (di Lugo) ci fanno notare che è per la pioggia che la Galizia è verde, altrimenti sarebbe secca come la Castiglia.
In effetti il sole - quando c'è - è meno forte: oggi siamo tra i 14 e i 22º C durante il giorno, e in queste sere è sempre servita la felpa.
Quindi oggi tutti estraggono dagli zaini il poncho/mantella, poi lo ripongono quando smette di piovere. Poi lo indossano di nuovo, poi lo ripongono ancora. Poi lo indossano e infine, verso le 13, lo tolgono definitivamente (tranne un ragazzo che l'aveva ancora indosso alle 16: un po' distratto oppure pigro?).


Il nostro gruppo si divide in due, durante il cammino, oggi più nettamente rispetto agli altri giorni: Patrizia ed Elisabeth più avanti, oggi con l'aggiunta di Stefano; Marco ed io più indietro, oggi molto più lenti del solito (loro raggiungono l'ostello ben due ore prima di noi!).
Credo che sia determinante lo stato d'animo: le ragazze vivono l'ansia dell'imprevisto, del "restare fuori"; noi discutiamo sul fatto che questo pellegrinaggio si sta trasformando in una corsa (quanto meno una corsa "al posto"), cioè si sta snaturando. Che senso ha andare a Santiago in queste condizioni? È ancora importante l'andare oppure l'unico motivo è l'arrivare? Il viaggio o la meta? La programmazione delle certezze o il lasciarsi forgiare dall'esperienza dell'itinerario?
Con una corsa di questo genere si riesce ancora ad incontrare i luoghi? Ad incontrare le persone? Ad incontrare Dio o per lo meno a ricevere un senso da questo essere qui?
Fatto sta che ieri sera, per la prima volta, abbiamo provato a telefonare a Santiago per prenotare la notte del 24. Risultato: impossibile. Tutto pieno, per lo meno nelle strutture dei pellegrini (e non abbiamo intenzione di andare in albergo).
Addirittura abbiamo scoperto che diversi pellegrini (intendo quelli che non sono "centochilometristi": per questi ultimi pare essere normale) hanno iniziato a prenotare per questa sera e per le prossime sere.
Abbiamo scoperto che l'ostello nel quale pensavamo di dormire aveva una coda lunghissima (per 55 posti) e quindi le ragazze hanno cercato altro, ad un costo superiore (doppio rispetto al primo, anche se parliamo di cifre ben al di sotto del mercato alberghiero).
Addirittura si parla della possibile presenza del re di Spagna per la festa di S. Giacomo apostolo, il 25.
Insomma, la metamorfosi è completa e se si vorrà assistere al rito del "botafumeiro" (un grande turibolo che viene fatto viaggiare avanti e indietro per la navata centrale della Cattedrale) bisognerà "occupare il posto" molto tempo prima dell'inizio della Messa, almeno 3 o 4 ore prima.
Ha senso tutto questo?
Probabilmente bene ha fatto Mabel (di Bilbao, ma residente a Barcellona) a decidere di camminare solo per 15 km in questi giorni, per arrivare a Santiago il 26, quando tutto il bailamme della festa sarà cessato. D'altra parte, lei amava tanto la solitudine e il silenzio che c'erano prima.
Certo, questi non possono essere pensieri o problemi che si pongono coloro che a noi paiono fare una scampagnata, probabilmente divertente, con tanto di "caccia al timbro" per riempire la credenziale (fa niente se il timbro è di una bancarella, che starebbe meglio in un mercato).
Un saluto ai giovani scout di Piazza Armerina, conosciuti stamattina e interrotti nel loro momento di riflessione di gruppo ad inizio giornata (il loro inizio: erano le 9!): ci sono sembrati svegli e desiderosi di capire. Ma il pellegrinaggio non è un'altra cosa? O è come un campeggio o un campo scuola itinerante?

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