mercoledì 11 maggio 2016

TRAIL DEL MOTTY 2016


Domenica 8 maggio ci siamo fatti un regalino: come diceva lo scalatore George Mallory, siamo saliti in cima ad una montagna “perché era là”. Lui parlava di salire sull’Everest, noi del più modesto Monte Mottarone.

Lasciando da parte i confronti scherzosi, la nostra è stata comunque un’impresa. Stiamo parlando del Trail del Motty, una gara podistica che parte da Armeno, alle pendici del Mottarone, e scorre (su tre percorsi da 23, 25 e 48 chilometri) attraverso valli e boschi più incontaminati di quanto possiamo pensare. Del nostro gruppo di sei avventurosi, tre (Alessandro, Andrea e Luca) si sono cimentati nella 25 chilometri, gli altri tre (il sottoscritto, Santo e Peppino) nella 48.

Alla via la presenza di parecchi top runners ci fa capire che non si tratterà di una passeggiatina...

Per noi della 48 chilometri la partenza è alle 8:00, con un limite di 10 ore e mezza per chiudere il percorso. Per la 25 si parte alle 9:30, il tempo massimo è 7 ore.

E’ difficile scrivere un resoconto di un percorso come quello della 48 chilometri. La lunghezza dei sentieri, le salite senza pietà, le discese dove ogni passo è una scelta cosciente (sasso a destra o sasso a sinistra), il sudore, la sete e la fame sono parte del tutto, ma non sono l’essenza. Ovviamente questo vale anche per chi ha corso le altre distanze.

Il trail è fatto di sensazioni e di dettagli. I sensi sono coinvolti in pieno. Troviamo i suoni dei boschi, il verso dei cuculi, il mormorio dei ruscelli, lo scricchiolio delle foglie sotto i piedi, il respiro della fatica. Per la vista abbiamo il verde degli alberi, delle valli e l’azzurro dei laghi ai nostri piedi.Osservare dall’alto il panorama dal Mottarone stampa un sorriso che dura chilometri. Il gusto lo troviamo nell’acqua delle piccole fonti che usiamo per le nostre borracce avide. Ci sono poi gli odori dei prati e dei fiori, assieme alla sensazione delle mani sui tronchi usati nei punti difficili per puntellarsi, o della roccia che ferisce le dita.

C’è anche un profondo lato umano; ritrovare amici e conoscenti, le chiacchiere e battute con chi si trova nel nostro stesso punto, il lavoro fantastico dei volontari ai ristori e sul percorso. Ci voglio mettere anche la mano che ti aiuta in un punto difficile o ti tira su se cadi.

Il momento dell’arrivo, dopo una fatica al limite delle proprie capacità, regala una sensazione di gioia e pienezza che alleggeriscono l’animo.

Per tutti è stata sicuramente un’esperienza che ha lasciato nella testa e nel cuore (e negli arti inferiori) un ricordo tangibile.

Non vediamo l’ora di ripeterla.

2 commenti:

  1. Mi sarebbe piaciuto vedere la foto del sorriso che dura chilometri.
    Ma probabilmente ci sarebbe voluto un grandangolo enorne ed un tempo di esposizione altissimo.
    Magari il prossimo anno :-)

    RispondiElimina
  2. Una bellissima sensazione nel leggere. Sembra di essere lí, a sentire il rumore e il profumo dei boschi, la corteccia degli alberi toccata dalle mani, la fatica e la soddisfazione. Il tutto mi ha fatto dimenticare quel "filo" d'ansia nell'aspettare il tuo arrivo!

    RispondiElimina