lunedì 7 novembre 2016

MONGOLIA SOLO



05-06/08/2015

Milano-Pechino, nuovo volo, nuova avventura. Cina? No, Mongolia, ma con sosta di quasi 24 ore nella capitale cinese. Arriviamo in anticipo e passiamo i controlli con facilità, purtroppo non è proprio così per il gruppo che arriva da Roma, tant’è che la guida che aspetta per portarci al Tempio del cielo, è sempre più preoccupata. Il traffico sostenuto, con tanto d’incidente, ci fa cambiare i piani, quindi optiamo per un giro negli hutong che si conclude alle torri delle campane e dei tamburi, yin e yang, uomo e donna. L’aria è tutto sommato respirabile, nonostante il cielo grigio di smog e l’afa opprimente. Andiamo in albergo convenzionato con Air China e ceniamo lì, incredibilmente nessuno parla inglese e ordinare è davvero difficile, per il bere devo alzarmi e indicare le bottiglie sugli altri tavoli. La giovane cameriera è davvero gentile, ma che fatica! La doccia calda scioglie la tensione della lunga giornata, e il lettone mi accoglie a braccia aperte.

07/08/2015

Sveglia alle 4:30, transfer in aeroporto e colazione al Costa Caffè. Passiamo i controlli con qualche difficoltà, i livelli sono decisamente diversi rispetto a Malpensa. Ritroviamo il gruppo Roma e saliamo sul volo per Ulan Bator, ad attenderci all’arrivo troviamo Tuscig, la ns guida parlante italiano (studente universitario milanese). Ci spostiamo in albergo e c’è il toto assegnazione camere, alla fine avanzano! Il 1o pranzo mongolo è una zuppa di carne accompagnata da birra (neanche a dirlo). Giusto il tempo di lavare i denti e partiamo per il museo di storia mongola, molto interessante, incredibilmente esteso il dominio di Khan.
Quando usciamo dirigiamo verso p.za Gengis Khan con tanto di maxi statua, lungo il perimetro si affacciano edifici architettonicamente differenti. Dopo il cambio di denaro in un centro commerciale, torniamo in albergo e di lì andiamo a cena: stasera si divide un filetto alla griglia ed un’anatra, proprio niente male. Alla 5a canzone del gruppo che suona musica americana, torniamo in albergo per la doccia ed il tetris valigie: sposta qui, metti lì, ma com’è che non ci sta più niente? E domani inizia il tour.

08/08/2015

Partiamo per il deserto dei Gobi, appena fuori città i pendii ricoperti da una distesa erbosa mi ricordano il muschio dei presepi. Sulla ns testa un cielo azzurro disseminato di nuvolette bianche, come nel miglior quadro di Magritte. Fuori dal finestrino mandrie di cavalli e capre allo stato brado. Incrociamo i primi cammelli, quelli veri, a 2 gobbe, li osservo per la prima volta. Il paesaggio cambia man mano che scorrono i km, diventa brullo, stepposo, sassoso. I massi lisci e rosati si stagliano all’orizzonte avvicinandosi finchè ne siamo circondati. Arriviamo al primo campo di gher dove pernotteremo. Giusto il tempo di lasciare i bagagli e partiamo per una passeggiata, dobbiamo però affrontare la prova della rinascita, arrampicandoci per una salita rocciosa, e strisciando nel buco che attraversa la roccia. L’esercizio è abbastanza faticoso dopo tutte le ore di auto. Terminiamo il ns trek sdraiandoci su una pietra che infonde energia, infatti, rinvigoriti (sarà l’effetto placebo?) torniamo al campo per la cena a base di carne di capra, riso, yogurt, pane casereccio. La verdura cruda non viene toccata da alcuno tranne Cesara. Al buio osserviamo le stelle tentando di riconoscere le costellazioni, poi proviamo a fare una doccia ma l’acqua è finita, così tutti a nanna su un letto durissimo.

09/08/2015

Dormo abbastanza pur svegliandomi ogni qualvolta cambio posizione, e lo faccio spesso. Al mattino il sole non s’è ancora levato quando siamo a colazione, c’è pane, burro, marmellata, uovo, wustel, thè. Gli autisti mangiano la stessa zuppa che ho assaggiato anch’io. Partiamo per la nuova meta ma, verso mezzodì, 1 dei 3 Hyundai emette una gigantesca fumata bianca, uno dei classici di AnM. Dopo qualche tentativo per ripararlo, ci ri-distribuiamo sui 2 mezzi sani e trainiamo l’ammalato fino al paese dove abbandoniamo autista e auto. Ripartiamo, stipati come sardine, per le gole di Yolin Am e ci arriviamo quasi alle 20:00, ma senza battere ciglio eseguiamo il trek arrivando quasi fino in fondo, dove troviamo ancora del ghiaccio, nonostante il caldo. Il passaggio della gola è allo stesso tempo romantico e possente, sul prato, intervallato da ruscelli, scorrazzano roditori simili ai criceti. Al ritorno eseguiamo per la 2a volta, il rito propiziatorio attorno all’ovoo, un cumulo di pietre con offerte di varia natura, cui bisogna girare attorno 3 volte, in senso orario, tirando 3 pietre, 1 ad ogni giro. Risaliamo sulle auto ma, con il buio, ci perdiamo; fortunatamente troviamo una gher dove una ragazza ci da indicazioni (che il giro attorno all’ovoo porti sfiga?). Finalmente arriviamo al campo e, alle 22:45 ceniamo deliziosamente, abbiamo anche l’acqua calda per la doccia, peccato non poter godere di questi lussi troppo a lungo. Mentre gli autisti ripartono per recuperare un pezzo di ricambio e sentire le novità sul 3o autista, andiamo a nanna per un riposo di poco più di 5 ore.

10/08/2015

Frush, frush, mi sveglio, nel cuore della notte, convinta che un animale si stia strusciando sulla gher, mi giro verso la porta e distinguo un’ombra, “Cavoli” penso “le ragazze non hanno chiuso la porta con il chiavistello”. L’ombra entra, col cuore in gola accendo la torcia puntandogliela contro e…Cesara, senza battere ciglio, torna nel suo letto mentre stava per entrare nel mio! Controllo il cellulare che è quasi morto mentre dovrebbe dare la sveglia, praticamente non chiudo più occhio e sveglio tutte abbondantemente prima (che notte da incubo!). Colazione abbondante, saluto al sole che sorge, e si riparte. Ci fermiamo poco dopo da una famiglia: è in atto la mungitura delle capre. Ci fanno accomodare nella loro gher e ci offrono l’airag (latte fermentato di giumenta), una specie di yogurt, formaggio secco, vodka di capra; il tutto home made. Beh, diciamo che i ns gusti sono differenti! E’ incredibile come le 2 donne si destreggino nel loro lavoro mentre i 2 fratellini giocano. Prima di uscire dalla gher rimestiamo il latte di giumenta, contenuto in una sacca di cuoio, come buon auspicio. Salutiamo i ns ospiti e ripartiamo. Sostiamo in un paesino per acquistare il pranzo degli autisti e, nell’attesa, si gioca a pallacanestro con 4 bambini difesi da un cane. Dirigiamo verso le gole di Dugany Am ma non ci arriviamo perchè impieghiamo troppo tempo così, dopo il pranzo al sacco, dirigiamo verso Khongoriin Els. Arriviamo parecchie ore dopo, stanchi e sballottolati, ma giusto il tempo di lasciare il bagaglio e ripartiamo per le dune di sabbia. Scalarle per arrivare in cima, al tramonto, è davvero faticoso, ma il panorama ripaga ampiamente lo sforzo. Quando scendiamo facciamo cantare le dune, basta scendere seduti, ed è divertentissimo; dei 45enni che tornano bambini. Torniamo al campo per la cena, oramai quasi tutti approcciano le verdure crude, forse anche per andare in bagno, e perchè il menu è sempre lo stesso, come sapevamo. Dopo un giro di vodka, doccia e tutti a nanna, domani ci aspetta una nuova avventura e, speriamo, la 3a auto che ci consentirebbe un po’ più di comodità.

11/08/2015

Stamattina cammellata nel deserto dei Gobi, una passeggiata tranquilla con la placida andatura dei cammelli, decisamente più semplici da cavalcare rispetto ai dromedari. Al ritorno ripartiamo per la piana di Bayazang, laddove hanno ritrovato i reperti dei dinosauri. Durante il viaggio la valigia di Marassi, ribattezzato Ko dagli autisti, precipita dal tetto ruzzolando qualche metro, ovviamente seguono risate collettive. Alle 14:30 arriviamo in paese dopo aver attraversato delle colline verdeggianti ed una sterminata pianura. Gustoso il pranzo a base di buz (ravioli al vapore con ripieno di carne e grasso) fatti al momento dalla sig.ra della trattoria, gnam! Ripartiamo per arrivare al camping ecologico dove una doccia calda ristora indicibilmente, permettendoci di lavare i capelli che si asciugano in pochi min. al vento caldo del deserto. Ceniamo alle 18:30 con un misto di verdura, frutta, gulash accompagnato da riso, lenticchie e barbabietole: davvero molto buono! Ripartiamo verso le Flaming Cliff per un trek al tramonto su queste fantastiche conformazioni rocciose rosso fuoco. Sembrano rocce ma in realtà sono cumuli di sabbia rossa compatta. Al ritorno una birretta, il classico giro di vodka, le chiacchiere intorno al tavolo e si va a nanna, sperando che Samuele, il ns 16enne, di riprenda durante la notte.

12/08/2015

Sveglia alle 5:45 dopo aver dormito su un cuscino di semi, per andare a vedere l’alba dalle Flaming Cliff. In 7 partiamo con il ns gigante buono mentre gli altri 2 autisti e Tusc ancora dormono; sono arrivati alle 3:00 perchè, mentre tornavano con la 3a auto, una si è insabbiata ed hanno dovuto scavare. Purtroppo le nuvole all’orizzonte non permettono di vedere la salita del sole, ma lo contempliamo comunque passato lo strato. Le rocce assumono una colorazione ancor più accesa mentre sentiamo l’autista gridare al sole. Quando torniamo, dopo l’abbondante colazione, ripartiamo finalmente con le 3 auto, lasciando il deserto dei Gobi per le colline dove troviamo Onghiin Khild, il monastero buddista sulle rive dell’omonimo fiume. Il monastero è stato distrutto durante le epurazioni staliniste, c’erano 108 stupa, ma una piccola parte è stata recuperata e la visitiamo. All’interno gli stessi colori sgargianti del Nepal, i libri, le immagini sacre, gli strumenti musicali e Luca, dal trombettista che è, ci suona le conchiglie. Ovunque, dentro e fuori, offerte in denaro e sciarpe blu. Ripartiamo per il campo che troviamo poco dopo, quando la pioggia aumenta. Un po’ di riposo e poi una cena appetitosa con una novità: una zuppa. Incredibile, in questo posto in mezzo al nulla c’è il wi-fi, quindi si torna alla tecnologia scambiando qualche messaggio con amici e parenti. All’orizzonte l’arcobaleno fa ben sperare in un domani senza pioggia, anche perchè la temperatura comincia gradualmente a scendere.

13/08/2105

Ko sembra essersi ripreso dal malessere mentre è Cesara a non star bene. Dopo la colazione con la news delle frittelle, partiamo per la nuova meta. Il paesaggio varia ancora, i dolci pendii verdi lasciano il posto alle montagne sempre più alte con le prime conifere. Le mandrie di mucche, capre, pecore, cavalli, sono sempre più estese, in alto il cielo azzurro con i cirri bianchi. Incrociamo i primi ruscelli ed i primi yak, le piste diventano più difficili per gli autisti a causa delle pietre vulcaniche. Proseguiamo per Orkhon Khurkhree, una cascata di 25 mt, non molto per noi ma parecchio alta per i canoni mongoli, e ancora una volta la vallata ammalia lo sguardo. Quando arriviamo al camp è quasi buio ma ci accolgono in abiti tipici e ci accompagnano a cena, ricca e gustosa, seppur con i contorni freddi. Veniamo intrattenuti da qualche canto e poi tutti a nanna dopo una doccia tiepida.

14/08/2015

Sveglia precipitosa, non abbiamo sentito suonare, ma in meno di 10min siamo pronti per la colazione e la passeggiata in riva al fiume. Partiamo per il monastero Tovkhon Khiid, posto a 1900 mt del Parco dei Monti Khangain. Arriviamo nei pressi di un campo dove visitiamo la ger del proprietario dei cavalli che ci porteranno in cima al monastero. Senza esperienza non è facile condurre un cavallo, il mio continua a mangia e … scorreggiare, diciamolo! Arriviamo in cima alla montagna e raggiungiamo il sito mediante una gradinata dove si dovrebbe meditare. Dopo la visita dirigiamo verso l’area sacra di meditazione e purificazione percorrendo un sentiero segnalato da una corda blu. Il sentiero si trasforma immediatamente in un’arrampicata sulle rocce, in alcuni punti alquanto complessa. La vista che si gode dalla cima, anche se il punto più alto non è accessibile alle donne, è spettacolare. La discesa a cavallo è più veloce della salita, anche perché uno degli autisti ha preso le mie redini dopo che il mio cavallo, oltre a fermarsi continuamente a mangiare, si è infilato tra i rami di un albero con me sopra e tra le risate di tutti. Il ferro dietro la sella, però, gratta continuamente sul mio fondo schiena, infatti scoprirò una bella irritazione (chiappe spelate). Ripartiamo dopo pranzo per le terme ma vi arriviamo per cena, ci sta solo la doccia calda, ed i capelli ringraziano.

15/08/2015

Giornata relax alle terme, tra massaggi e bagni si arriva alle 12:00 quando si parte per Tsetserleg. La città è composta di case con il tetto in lamiera colorata. Visitiamo il monastero dove il museo raccoglie diversi ed interessanti pezzi di vita mongola e oggetti d’uso dei monaci. Successivamente un mini giro al mercato coperto per acquistare le mele e poi si sale al monastero più alto, raggiungibile percorrendo una scalinata. Sulla montagna retrostante alcune immagini sacre. Ripartiamo per il camp dove la cena è già pronta, nell’antipasto provo, non certo con una certa ritrosia, le linguine condite con manzo, che si rivelano buone. A fine pasto andiamo alla roccia che, secondo la leggenda, è stata scagliata da un gigante sopra un nido di serpenti. Gli uomini devono darne prova lanciando una pietra oltre il masso, inutile dire come finisce. Altra prova per Luca e Ko è cavalcare 2 yak, vabbè, meglio i ragazzini ed il bimbo di 3 anni che, posto in cima, non batte ciglio.

16/08/2015

La temperatura è gradevole, credevo peggio, e sarà il ns errore. A colazione nuove frittelle, molto buone, e omelette con carne, ecco, quest’ultima potevano evitarla. Partiamo per il vulcano Khorgo, luogo sacro per gli sciamani, arriviamo nel primo pomeriggio. Risaliamo il crinale fino alla caldera, è il mio primo vulcano visto così da vicino. E’ il più giovane tra quelli che circondano il lago Terkhiin Tsagaan Nuur. Facciamo il giro del cratere, rigorosamente in senso orario, e discendiamo proprio quando comincia a piovere. Dirigiamo quindi verso il lago, dove soffia un vento pungente. Il grande lago bianco ha origine vulcanica, è molto profondo, ed è lungo 16km. Per quasi 9 mesi l’anno è ghiacciato e percorribile. Sulle sue sponde c’è un enorme masso che, secondo la leggenda, è un padre pietrificato che attende la figlia suicida a causa di un matrimonio imposto. Affrontiamo strade tortuose fino al campo che si affaccia sul fiume, mentre piove sempre più forte ed il freddo penetra nelle ossa. Ci dividiamo nelle ger dove accendono la stufa e portano acqua calda per il tè. Gli uomini vengono chiamati da Tusc per … mangiare una marmotta cucinata dagli autisti secondo il metodo tradizionale, ovvero riempiendo la pancia di pietre e rosolandola sul fuoco. Dicono essere buona, alla faccia dell’aperitivo, i maschietti si divertono molto con gli autisti. A cena una news, un piatto di spaghetti che,tutto sommato non sono male (vabbè, non faccio testo). A conclusione un giro di vodka sotto il tavolo, perché non vogliono che consumiamo bevande ‘esterne’, poi compaiono delle carte ma, invece del giro a scala 40, alcuni si fanno leggere i tarocchi da Loredana, e, a mio avviso, qualcuno è rimasto colpito. Il ritorno alla ger è poco piacevole dato il gelo. Accendono nuovamente la stufa ma sopravviveremo quando si spegnerà?

17/08/2015

Eccome! Non ho patito il freddo nel sacco a pelo sotto il piumone. Nevischia e i fiocchi aumentano durante la colazione. Partiamo per un transfer lunghissimo, lungo la strada la neve aumenta ma poi diminuisce. Il cielo è plumbeo ed il paesaggio ingrigito dalla nubi basse. Arriviamo al camp nel tardo pomeriggio con qualche sprazzo di sole che riesce a farsi strada. Giusto una mini passeggiata per recuperare l’uso delle gambe e andiamo a cena, stasera, incredibilmente, pesce. Diciamola tutta, complice anche il brutto tempo, ma questa tappa potevamo risparmiarcela. Si spegne la luce nella ger da 4 mentre fuori il vento fischia e la pioggia cade nuovamente. Il crepitio dei ciocchi nella stufa è la ns ninna nanna.

18/08/2015

La pioggia non accenna a smettere e nessuno è venuto ad accendere la stufa. Dopo esserci velocemente preparati scopriamo che il ristorante è chiuso, il cuoco se l’è dormita! Quando ci apre c’è tutto da fare, alcuni aiutano ad apparecchiare, Tusc va in cucina e da una mano. Alla fine portano tutto, anche una zuppa simil minestrone che pochissimi accettano. Partiamo per Kharkorin, l’antica capitale mongola, niente di che. Alla periferia però c’è il monastero di Erdene Zuu, il maggior complesso della Mongolia, costruito utilizzando le rovine della capitale. Assistiamo alle preghiere dei monaci, facciamo girare le ruote, visitiamo i 3 templi museo che racchiudono veri tesori. Usciti dal monastero andiamo a pranzo e qui nuova esperienza: sono riuscita a cavarmela fin’ora ma l’urgenza chiama, quindi, bagno mongolo, ovvero una baracca di legno, un buco nel terreno, 2 assi di legno, un odore nauseante e non vi dico quando l’occhio scivola nel buco. Mi viene in mente la scena del bambino che entra nella latrina nel film Shindler’s List (spero di non fare la stessa fine). Ironia del tutto, di lato insiste il solito bidone per gettare la carta igienica, altra visione paradisiaca. Vabbè, anche questa è stata provata, quando torno abbraccerò il mio water! Finito il pranzo visitiamo il museo moderno, edificato da poco. Dopo l’interessante esplorazione dirigiamo all’albero della vita e poi alla tartaruga di pietra, ultima di 4 che proteggevano la città. 3 giri intorno all’ovoo, una puntatina alla pietra fallica per sole signore, e andiamo al camp. Ci accolgono sorridenti e con ombrelli gialli, come in altre occasioni la ger è decorata, sia nei listelli di legno che sostengono il tetto, sia nei letti con cassettini, nel tavolino, nella porta d’ingresso che volge sempre a sud per far entrare il vento caldo. All’interno anche una stufa diversa dalle precedenti, in maiolica o similare, che irraggia calore anche da spenta. Finalmente una doccia calda senza lavaggio capelli affinché tutti possano usufruirne. A cena ripropongono gli spaghetti con simil ragù, c’è chi storce il naso ma io spazzo tutto ricordando che sono in Mongolia! Ancora chiacchiere con Tusc che ci racconta dei campionati mondiali di frisbee, sì, esistono. Poi tutti a letto sotto una pioggia incessante. Chissà se domani nevicherà davvero?

19/08/2015

2 tazze di tè a cena solo deleterie per la vescica, inutile far finta di nulla, bisogna alzarsi ma non se ne parla proprio di fare tutta la strada fino al bagno, quindi vado dietro la ger dove batte un vento caldo. Altro che neve, qui domani c’è il sole, e così è! Partiamo per Mongol Els, le piccole dune di sabbia che ricordano quelle del Gobi, e dove facciamo il pic nic. Dopo un po’ di relax sulla sabbia dirigiamo al monastero di Ovgon Khiid. Dopo la visita scarpiniamo per raggiungere i resti del monastero originale, distrutto dai russi nel 1937. 4 chiacchiere sul masso, un pisolo, e discendiamo arrivando al camp. La doccia è tendente al freddo quindi niente capelli anche oggi, ma il panorama è meraviglioso: le ger bianche si stagliano ai piedi delle rocce montuose. I coniglietti fanno capolino in giardino mentre ceniamo davanti alle grandi vetrate. 2/3 versioni di brefing differenti, un giro di vodka offerto da Pia, una partita a scala 40, e andiamo a nanna nel buio tagliato dalle poche torce, tant’è che cadono sia Eva che Luca: patapam!

20/08/2015

Si parte per il parco di Khustain Nuruu , istituito per proteggere i cavalli selvatici Takhi. Fortunatamente, dopo un po’ di girovagare, riusciamo a scorgerli grazie ad un maxi monocolo della guardia. Sono più piccoli dei cavalli mongoli, già più minuti dei ns, color nocciola chiaro, sembrano zebre senza strisce. Dopo un pasto frugale, dove Francesca spaccia l’ultima gustosa di pollo, ripartiamo per UB, caotica, disordinata, polverosa, inquinata, c’è poco da fare, questa città non mi piace (come tutte le città)! Arriviamo in un centro commerciale per un mini shopping, poi l’ultima cena con gli autisti, che salutiamo calorosamente: il gigante buono, Erka il bonzo e Ganca acquila nera. Siamo tutti molto stanchi quindi si va in stanza dove, finalmente, si lavano i capelli.

21/08/2015

In mattinata andiamo in visita al monastero, tra i vari edifici insiste un tempio con una gigantesca statua di Budda, e ce n’è in progetto un’altra che sarà la più alta del mondo, esagerati! Successivamente andiamo al palazzo d’inverno, riccamente decorato e con preziosi arazzi ricamati con fili d’oro, d’argento e pietre preziose. Sussiste anche una zona con gli oggetti e gli abiti del re e della regina, e un’orrenda collezione di animali impagliati di tutto il mondo. Spettacolare ma triste una ger composta da 150 pelli di leopardo. Per pranzo c’è chi mangiucchia e c’è chi acquista cashmere, dopo di che andiamo al museo dei dinosauri: piccolo, ma con reperti originali. Giusto un po’ di shopping e poi lo spettacolo a teatro: suonatori, contorsioniste, cantanti armonici (ovvero a doppia voce), ballerini, davvero bello. Dopo il teatro andiamo alla cena offerta dal corrispondente, una delusione incredibile, è un self service che proprio non corrisponde alle ns aspettative di socializzazione durante il pasto! Ci raggiunge la fidanzata di Tusc, bella ragazza, come molte in Mongolia. Al ritorno in albergo l’ultimo giro di vodka e si va in stanza a preparare il bagaglio.

22/08/2015

Salutare Tusc è difficile, oramai è uno di noi, si è preso cura di ognuno, nonostante la giovane età, e ha esaurito i desideri della maggioranza. Carinamente omaggia a ognuno una cartolina con dedica, francobollo e 20mnt, che non stanno più stampando. Inoltre la bandiera nazionale cucita dalla nonna, ad ANM, e una sciarpa azzurra a Cesara, la più autorevole del gruppo. Pechino arriva dopo 2h di volo, questa volta i controlli sono lunghi, tant’è che infrangono i ns propositi di visitare il palazzo del cielo (e siamo a 2). Dirigiamo quindi su P.za Tienanmen con la metro per scoprire, ns malgrado, che è chiusa a causa dei festeggiamenti per la ricorrenza della fine della 2a guerra mondiale: la sfiga ci perseguita. Anche il giro per gli hutong ha poco successo dato che è tutto chiuso, o sta chiudendo. Proviamo a cercare un posto dove cenare, ma anche qui senza risultato, per il motivo di cui sopra. Quindi? Alla fine ci si divide nei taxi per i rispettivi alberghi e si cena lì, con un occhio ai ns ultimi averi in valuta.

23/08/2015

Nonostante la partenza in tarda mattinata, la sveglia dell’albergo suona alle 7:30 e, subito dopo, le sciure delle pulizie fanno un casino infernale nel corridoio. Con calma si scende a colazione dove, nonostante la compilation di vassoi, non c’è quasi nulla di ns gusto. Nella hall ci sono molti adolescenti che fanno un bel baccano, tra questi degli italiani che salutano i compagni dopo 1 anno di studio in Cina. Arriviamo in aeroporto e passiamo i puntigliosi controlli con sequestro delle mini-vodke, di creme troppo grandi e di power bank con amperaggio non indicato (ma rigorosamente made in China). Si spendono gli ultimi yuan al duty free e ci s’imbarca. Waiting, waiting, waiting, la coda degli aerei in attesa si allunga, dopo 2h30, finalmente, decolliamo, pare che il ritardo sia dovuto al maltempo, peccato che il gruppo Roma è partito puntuale. Un interminabile volo e, all’arrivo, il toto bagagli, che arrivano ma, si scopre, alcuni sono stati controllati a Pechino per sequestrare altri power bank. Il mio è intatto! Gli ultimi saluti con i compagni di viaggio e ritroviamo Ambro&Eli in versione taxi.

Nonostante i lunghissimi spostamenti, un viaggio ricco di sconfinati paesaggi, di mille colori, di sapori forti, di gentilezza genuina. Cosa c’è in Mongolia?

Il niente che sazia.

Frog

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