sabato 1 luglio 2017

INCONTRI CHE NON TI ASPETTI

Il pezzo forte di oggi doveva essere - ed è stato - l'Alto del Perdón, con il Monumento al pellegrino che si ritrova in tutte le guide sul Cammino e che ovviamente è stato ripreso anche nel film del 2010 Il cammino per Santiago. L'unica particolarità, molto rara, è che la foto non fa vedere il sole, ma la pioggia. Per essa devo ringraziare i due pellegrini di Imola (i "genitori" del carrellino, per intenderci), Maurizia e Gianfranco.




Una piacevolissima sorpresa è stato anche l'incontro con dei simil-pellegrini in autobus provenienti da Venezia, Treviso e Pordenone. Ma soprattutto la conoscenza di Luigi, veronese di Pamplona, che non stava facendo il Cammino.
Andiamo con ordine.


A Puente la Reina, chiamata così dal ponte fatto costruire nel sec. XI dalla regina Munia per agevolare il transito dei pellegrini (altrimenti, o barca o nuoto), sento parlare con accento veneziano e vedo un gruppo che pare di pellegrini (zaino, conchiglia, scarponi), ma che si atteggiano più a turisti (guardano le vetrine dei negozi, scattano molte foto, hanno un passo che definire lento non rende l'idea). Quando li supero li saluto in spagnolo (olà), ma poi aggiungo una frase in italiano. Questo elettrizza qualcuno e lo calamita verso di me: vuol sapere da dove vengo, si sorprende che sono da solo, quasi si scusa per il loro stile di pellegrinaggio (8-10 km a piedi al giorno e poi spostamento in pullman al successivo albergo prenotato, con annesso ristorante, tanto che fra 2 giorni saranno a Santiago: diciamo che a piedi non si sta in albergo, non si va al ristorante e fra due giorni probabilmente saremo ancora in Navarra). Attenzione però a non giudicare gli altri (lo dico a me e lo dico anche a loro): ognuno fa quello che può, purché lo faccia.
Quando salgono sul pullman, sento ancora parlare italiano e di nuovo in un gruppo evidentemente non di pellegrini: non perdo l'occasione per "attaccare bottone" e chi incontro è Luigi, che vive a Pamplona avendo sposato una spagnola e che è impegnato nel cammino neocatecumenale. In questo momento sta accompagnando ragazzi e giovani di Pamplona in una settimana di convivencia (noi diremmo campo-scuola o campeggio) ed in quel gruppo ci sono altri due italiani.
Non so quanto tempo passiamo a parlare mentre camminiamo, ma è talmente coinvolgente che in un attimo di lucidità mi fermo a guardarmi intorno, preoccupato perché non vedo le frecce e i simboli del Cammino e non vorrei aver sbagliato strada. La presenza di altri pellegrini più indietro però mi rassicura.


Lasciato Luigi, che mi dà il suo numero di telefono (non si sa mai, se avessi bisogno di aiuto e non avendo accompagnatori con me...) proseguo per gli ultimi 10-15 km (non so ancora dove mi fermerò) e chi trovo? Su e Chen (si legge Cin), i due taiwanesi. Su mi offre insistentemente una banana per il pranzo, ma no, ho il mio panino e la mia mela. Rifiuto con fermezza. Fortunatamente non si offende.
Li lascio indietro, intenti a fotografare grappoli d'uva.
Supero Lorca e raggiungo Villatuerta (oggi ho fatto 31 km, in 8 ore, e mi sento molto bene), dove mi sistemo nell'unico albergue per pellegrini che c'è in loco, anche se è un po' fighetto (a disposizione piscinetta e sdraio, catini con aceto e sale per le vesciche ai piedi, possibilità di massaggi a pagamento, letti non a castello, addirittura paella a cena) e ovviamente più costoso, mentre un toscano di Tenerife, che ho conosciuto giusto 200 m prima e che ho visto camminare con grande difficoltà (chissà che piedi deve avere!), decide di andare oltre, per raggiungere il paese successivo: ancora 4 km di sofferenza per essere coerente con sé stesso e la propria idea di pellegrinaggio povero. Un grande esempio per me e il mio impegno a non usare queste comodità (tranne la paella, perché alla sera l'appetito è tanto, e ovviamente il letto).


Nessun commento:

Posta un commento