giovedì 29 giugno 2017

IL FATTORE-TEMPO


Aurora m'ha fatto leggere dalla sua pagina Facebook i commenti e i "mi piace" messi ai post precedenti riguardanti il Cammino e mi sono commosso: forse questo è un tempo talmente di grazia che mi rende più sensibile.
Soprattutto oggi, che ho avuto il piacere di chiacchierare per gran parte del tempo (6 ore di cammino) con Diletta, Benedetta, Karen, una famiglia bolognese, e di discorrere di cose personali ed importanti. E poi molti altri contatti brevi, ma positivissimi.
Cosa rende il Cammino così speciale? Oggi la mia risposta è: il tempo.



Abbiamo tempo per ascoltarci e per raccontarci. E vogliamo farlo. Senza autocelebrazioni né superficialità.
Karen, per esempio, alla quale avevo appena prestato i miei bastoncini da trekking per agevolarle una discesa impegnativa (la vedevo in difficoltà e aveva un ginocchio fasciato), senza sapere nulla di me, mi ha subito posto la domanda importante: "Perché hai deciso di fare il Cammino?", raccontando di sé che con il Cammino aveva la possibilità di stare tutto un mese con Thea, sua sorella, che abita in un'altra città della Danimarca (ah, sì, è danese: stavo dimenticando di dirlo).
Benedetta è di Torino (conosce bene il Cottolengo) e ama fare esperienze nel mondo: è stata in India; dopo questa attuale, probabilmente andrà in Africa come volontaria.


Con Diletta il dialogo è stato molto più lungo e diffuso, essendo lei maestra (tra insegnanti non si finisce mai di raccontare) e mamma di 5 figli, alcuni dei quali dell'età di Davide e Stefania. La posso solo ringraziare, oltre che per la colazione che ha voluto offrirmi, per le confidenze che mi ha fatto, con una semplicità ed immediatezza che raramente si incontrano nel mondo "normale". Tra l'altro, è possibile che io non la ritrovi più, perché oggi ho prolungato la tappa aggiungendo 5 km (fino a Larrasoana, con la n che si legge gn, ma la tastiera dell'ipad non ha il carattere), quindi arrivando al paese successivo al suo (Zubiri). 
La famiglia bolognese la potete vedere nella foto con il carrellino. È curioso il fatto che loro siano alla "prima volta" del Cammino, mentre il carrellino sia alla terza (voci non verificate dicono che sia ormai in uno stato di dipendenza e che il fenomeno non sia raro neanche tra gli umani).


Tutti i continenti sono qui rappresentati: al termine della Messa, ieri sera a Roncisvalle, un anziano prete ha impartito la benedizione ai pellegrini, usando una formula in molte lingue (sembrava la versione amatoriale di quella "Urbi et orbi"). Ed infatti era presente l'Australia, l'Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti, il Gabon, la Corea, Taiwan, oltre alle nazioni più vicine.
A cena ero, oltre a 4 italiani, di cui 2 milanesi, con 2 norvegesi e 2 taiwanesi.


Bisogna imparare a parlare (to speak) e a comprendere (to listen) l'inglese!!! È davvero essenziale, se si vuole andare oltre al "da dove vieni?", "come ti chiami?" e considerando che il "quanti anni hai?" è fortemente sconsigliato, oltre che assolutamente inutile.
Purtroppo ai due norvegesi non sono stato in grado di chiedere nulla di significativo e mi sono limitato ad ammirare Gilberto, che ha saputo intavolare un dialogo fluente con loro e con i pellegrini di Taiwan (e che se sa cucinare - lui è cuoco - così come parla inglese, un salto al suo locale a Milano va fatto).
Con Karen è stato più semplice, perché ha vissuto 3 anni in Italia e parla bene l'italiano, con un po' di accento veneto.
Belli oggi anche i "ristori": quello di una famiglia tedesca, assolutamente gratis, che offriva anche un biglietto nella lingua che volevi (pure in coreano, ma forse mancava il russo) con delle frasi bibliche sulle quali poter riflettere; e quello di bambini spagnoli, a offerta libera, che forse così si ricavavano la mancia (ho detto loro che avrei pubblicato la foto in un blog italiano).


E simpaticissimi i taiwanesi, che hanno voluto essere presenti nella foto che stavo scattando a dei giovani nord-europei, con il mini-striscione "Io vengo da Taiwan" (in inglese, manco a dirlo).

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