giovedì 20 luglio 2017

100 KM: IN GITA, TURIGRINI E NEMICI IMMAGINARI


Ferreiros, l'arrivo di oggi, rappresenta il raggiungimento del km 100 a Santiago. "Solo" 100 km!
Come dire: andiamo a fare due passi al casello di Grumello-Telgate, oppure al casello di Chivasso o ancora a Isola del Cantone (non mi so decidere in quale direzione andare). Ovviamente chiedo scusa a Guaz ed un po' anche a Roberto se non propongo di andare verso la Svizzera, per lo meno a piedi.
Ferreiros in sé non è praticamente nulla (neanche una tienda, un negozio per la spesa), ma rappresenta molto, perché ormai ci sentiamo a Santiago ed abbiamo ben chiare le tappe di avvicinamento: tre giorni da 30 km e il quarto giorno l'entrata in Santiago la mattina presto, prima delle 8.
Però questa vicinanza ha la sua contropartita: gente di ogni dove, saltata fuori da chissà dove, con comportamenti e atteggiamenti finora sconosciuti.





 Ci sono giovani spagnoli che sembrano essere in gita scolastica: la scorsa notte mi sono alzato ad urlare loro di dormire o di uscire fuori per strada (cosa ci fanno una decina di ragazzi nell'atrio dei bagni, seduti in cerchio su sgabelli o per terra, a ridere e scherzare a mezzanotte, quando solo 5 metri più in là c'è gente che dorme? Non sembrano studenti in gita che vogliono tirare tardi? Ed infatti quando alle 5 tutti si preparavano per camminare, loro stavano ancora dormendo). La cosa curiosa è che, senza pensarci, ho urlato in inglese!
Ci sono quelli che paiono dei "turigrini": turisti pellegrini. Zaino e stereo "a palla"; zaino indossato a dorso nudo, probabilmente per l'abbronzatura; posti prenotati negli ostelli e nei ristoranti; accompagnatori con pullmino per gli zaini e per quelli che non ce la fanno più a camminare; trolley (!!!); ritrovi di gruppo al bar come per "fare l'aperitivo".




Uno spagnolo (non ricordo se di Valladolid o di Saragoza) ieri ci ha messo in guardia: in questi giorni che precedono la festa di S. Giacomo molti spagnoli sarebbero partiti a piedi per Santiago muovendo da Astorga o da Sarria (siamo passati oggi da Sarria: -115 km).
Insomma, ci aspettano tempi duri. Anche per il controllo del nostro orgoglio e per non sentirci superiori a nessuno.
Inganniamo l'ansia strisciante e surrettizia buttandola sul ridere, inventandoci degli immaginari "nemici del Cammino": operosissimi volontari che tracciano frecce alternative per farci fare giri più larghi (effettivamente ci sono dei percorsi alternativi); infaticabili lavoratori che scavano dov'è pianeggiante, per farci fare continuamente prima una salita e poi una discesa (o l'inverso), in modo da stancarci di più; portinai che chiudono le chiese per impedirci di visitarle, per riaprirle immancabilmente dopo che le abbiamo superate.
In tutto questo bailamme, va però detto che la Galizia è un piccolo paradiso per chi ha camminato per le mesetas e che Patrizia ed Elisabeth, che pure non le hanno percorse, non finiscono di stupirsi per la bellezza e la dolcezza delle strade sovrastate da alberi maestosi ed ombrosi, accompagnate da corsi d'acqua zampillanti e con scorci dai quali non sembra impossibile possano sbucare fuori improvvisamente dei folletti (ricordo che loro vengono dal Salento, bellissimo quanto al mare, ma non altrettanto quanto a vegetazione e disponibilità di acqua). È la stessa gioia che sperimentano i podisti quando corrono nei boschi del Parco del Ticino e sulle rive del Ticino stesso.
Va anche aggiunto che le ermite (romitaggi) e le chiesette romaniche sono incantevoli nella loro semplicità, con statue, archivolti e capitelli in pietra.
La Galizia è propriamente la porta che introduce a Santiago e che, nel far ciò, fa sperimentare anticipatamente la commozione della realizzazione dell'abbraccio con il santo.
Non a caso ho usato l'espressione "piccolo paradiso".

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