giovedì 6 luglio 2017

I'M SO TIRED


Riprendiamo il racconto da ieri sera, a Grañón, all'albergue parroquial San Juan Bautista.
Messa d'orario alle 19 - età media partecipanti più vicina ai 90 che ai 60 - con vicino di panca che allo scambio della pace non finisce più di congratularsi e di augurare "Buen Camino" ed infine con benedizione ai pellegrini, invitati a portarsi davanti all'altare (mi aspettavo di veder entrare da un momento all'altro un cavaliere, un principe o un vescovo per l'investitura solenne, con tanto di spada).
Per me è sempre emozionante constatare la partecipazione degli "estranei" al Cammino, il loro incoraggiarti volentieri: che dire dei camionisti che suonano il clacson e alzano la mano? Oppure della scritta elettronica della farmacia che dice l'orario, la temperatura e "Buen Camino, pelegrinos"?
Questo significa che non sono affatto estranei, ma sono con te. E questo vale per tutti quelli che mi hanno letto e continuano a leggere questi post, che ringrazio moltissimo e di cui avverto ad ogni passo la presenza (presenza oltremodo leggera, comunque: anche le spalle ringraziano).
All'albergue la cena è stata un'esperienza di famiglia (spero che le foto ne rendano l'idea), allietata da Tomo, giapponese, che a sorpresa ha suonato alcuni motivi al pianoforte (scordatissimo, ma l'emozione non l'ha fatto percepire).


Molto toccante, poi, la preghiera serale, nella quale ciascuno dei partecipanti ha espresso un proprio pensiero sull'esperienza che sta vivendo e, alla fine, abbraccio generale, con non pochi lucciconi agli occhi.
Consiglio per chi intraprenderà il Cammino: non perdetevi queste esperienze comunitarie, perché... Beh, se non ne avete capito il motivo dal racconto, qualsiasi spiegazione risulta una chiacchiera incomprensibile!
Eccoci dunque al giorno 9: da Grañón a Villafranca Montes de Oca, km 27-28, con partenza alle 5,30 (orario che vince, non si cambia).
Giornata che trascorre fresca e arieggiata, tranne che per un'oretta, perché il sole è per lo più coperto dalle nuvole (potenza ormai appurata del cloud, anche nel campo informatico). Io mi accompagno per tutto il tempo con Ramanta, lituana, che si trasforma praticamente nella mia insegnante di inglese (lei però è attrice di teatro): 6 ore di dialogo!


In realtà cerco di sfuggire all'impegno (e qui voglio la comprensione di tutti gli studenti o ex-studenti), con tre strategie:
1) dopo pochi minuti di breve dialogo di conoscenza di base, affermo la mia incapacità di parlare inglese, così è finita (penso), ma la sua obiezione mi lascia totalmente sconfitto: "Se finora hai parlato, l'inglese un po' lo sai". Quindi? Andiamo avanti.
2) Dopo un'ora/un'ora e mezza, riduco drasticamente la mia partecipazione, lasciando che sia lei a parlare (nessuna fatica per una donna!) e cerco di rispondere con monosillabi o con sorrisi, ma anche in questo caso sono costretto ad un cambio di tattica, perché - probabilmente s'è accorta del mio atteggiamento - inizia a farmi domande un po' su tutto, dal running, ai miei familiari, ai miei viaggi, ai campi di grano o ai fiori che vediamo (fantasia diabolica, la ragazza!).
3) Cerco allora di colpire l'istinto materno e sensibile del genere femminile con una dichiarazione di stanchezza: "I'm so tired to think in english" (non è importante se la frase sia grammaticalmente corretta - e non lo è -, conta impietosire). Risultato: un'ora nella quale ci scambiamo poche frasi, e piuttosto semplici, per es. "four km to the next town", "there is the water", "the pear is on the table" (no, questa no: scherzavo).
Devo ammettere però che Ramanta è stata molto paziente con me, rallentando il suo eloquio, ripetendo, non correggendo granché i miei strafalcioni, suggerendomi dei vocaboli che potevano esprimere meglio quanto stavo dicendo. Insomma, una vera insegnante. 
Ed in ogni caso, per gran parte delle 6 ore abbiamo usato una sola lingua, quella inglese! Ma che fatica (mia)!
Ora mi sento un po' in colpa nei suoi confronti e lo voglio riconoscere pubblicamente (libertà di insulto e di disapprovazione): arrivati all'ostello, il costo della notte si rivela più alto di 4 € (da 5 a 9) rispetto a quanto riportato sul foglio riportante la lista degli Albergues, e questo si rivela essere un problema serio per lei, perché mi aveva confidato di avere un budget di spesa molto ristretto, avendo smarrito la carta di credito.
L'ho lasciata impegnata a fare i conti con la calcolatrice, mentre mi accompagnavano ad occupare il letto. Quando sono tornato in reception non c'era più: sicuramente ha ripreso il Cammino, recandosi al paese successivo (12 km), dove l'ostello dovrebbe costare 7 €, ma in compenso la minestra per cena è gratis.
Ci voleva tanto ad offrirle subito di coprire la differenza?


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