martedì 18 luglio 2017

LA GALIZIA, I FEEDBACK, IL CANE BIPOLARE E IL VIOLONCELLO


Il confine tra la regione di Castilla e León e quella di Galizia si incontra 1 km prima di raggiungere il paese di O Cebreiro, il punto più alto della salita di oggi, che ci ha portato dai 550 m di Villafranca del Bierzo agli attuali 1750, con il dislivello coperto praticamente tutto negli ultimi 8 km: doveva essere una salita dura, ma la preparazione mentale, il passo moderato e costante ed il percorso largamente ombreggiato hanno fatto in modo che arrivassimo su in splendida condizione.
L'ostello è l'unico del paese, con un centinaio di letti (quindi grande) e, dopo la critica esperienza di quello di ieri (si sono mai viste toilettes chiuse - per modo di dire - con delle tende?), ne abbiamo cercato i feedback in internet. Risultato: vista meravigliosa, ma diverse critiche, soprattutto relative all'acqua fredda nelle docce e all'atteggiamento "freddo" del gestore.
L'abbiamo messa sul ridere: quando, camminando, ci capitava di superare qualcuno che s'era fermato per riposare, lo prendevamo in giro dicendogli che l'aspettava l'acqua fredda (fa niente se non capiva); se invece venivamo superati noi, ci dicevamo che avremmo accettato di buon grado l'acqua fredda, pur di avere un letto.


La realtà è stata nettamente migliore delle previsioni: bell'ostello; spazi nei dormitori non eccessivamente ridotti; accoglienza nella norma; docce con acqua calda. Perché scrivono i feedback solo gli scontenti (e con criteri di giudizio molto soggettivi e non necessariamente condivisibili)?
In sintesi: trasferimento "camminabile" e ospitalità dignitosa. Cosa si vuole di più?
La sera e la notte scorse meritano una breve narrazione.
Per la prima volta nella mia vita sono stato invitato da una donna a uscire a bere insieme (Aurora esclusa).
Detto così, chissà cosa si potrebbe pensare: è la classica affermazione vera, ma talmente parziale da risultare in realtà falsa.
Si trattava del termine della cena comunitaria, consumata nella sala vicina alla cucina dell'ostello: era avanzata mezza bottiglia di vino rosso ed una tedesca ha invitato me ed altre tre donne sue amiche (di cui una danese) a terminarla insieme chiacchierando, trasferendoci nello spazio comune esterno (visto? Invito vero, vero l'uscire, presunti interesse ed approccio individuali falsi).
Perché proprio a me l'invito? Innanzitutto eravamo solo due maschi a cena e l'altro aveva mangiato da solo con la moglie su un altro tavolo, perché il nostro era pieno (facile vincere la concorrenza così); in secondo luogo la signora, da buona osservatrice, aveva visto che non mi dispiaceva il vino; inoltre aveva notato che sapevo qualche parola di tedesco; ma soprattutto aveva capito (maglietta e relativa domanda) che sono un runner, cosa sempre apprezzata fuori dall'Italia, ed aveva altre domande da pormi su questo.



Avendo con questa spiegazione salvato il mio matrimonio e "sgonfiato" eventuali scoop scandalistici (non si sa mai: meglio prevenire), posso passare al mistero del cane bipolare.
Avete presente un cane che alla luce del giorno è tranquillo, forse sfinito dai km percorsi, e se ne sta sdraiato e immobile, incurante del fatto che qualcuno cammini a pochi centimetri dalle sue zampe o dal suo muso appoggiato a terra?
Come può avvenire che lo stesso cane mantenga lo stesso atteggiamento la mattina successiva ed invece si mostri ringhioso e minaccioso qualora un pellegrino assonnato lasci nottetempo il dormitorio per recarsi in bagno e debba essere salvato dal tempestivo intervento del padrone del cane (fortunatamente padrone dal sonno leggero), salvato nella sua incolumità fisica e ancor più nella sua dignità di adulto (poteva solo "farsela addosso", a quel punto)? La spiegazione è una sola: il cane è bipolare ed il disturbo probabilmente si manifesta durante la notte (non sapremo mai se tutte le notti).
Speriamo che S. Giacomo possa prendersene cura (anche se forse sarebbe meglio S. Francesco).
Ci avviciniamo a Santiago ed alla festa di S. Giacomo (25 luglio): crescono i numeri dei pellegrini e si sta manifestando qualche ansia riguardo alla possibilità di accoglienza a Santiago, perché ormai tutti sono convinti di arrivarci e saranno tanti i pellegrini-in-pullman ed anche gli spagnoli attirati dalla festa.


Parlando del ritorno a casa, ho manifestato a Marco il mio problema di imbarco dei bastoncini da trekking (ha una lunga esperienza di lavoro con Iberia): posto che avrò solo il bagaglio a mano e che se non mi fanno passare i bastoncini glieli lascio lì, meglio mostrarli sul nastro ben coperti dai gommini (come se non avessero punte metalliche) o lasciarli nello zaino e "fare lo gnorri" (cioè: ah,  ma non sapevo... Eppure all'andata non mi hanno detto niente...)?
Così è saltata fuori la storia del violoncello, trasportato - si badi bene - in una custodia morbida ed infine imbarcato in cabina, dopo le strappalacrime giustificazioni del proprietario, che diceva che era passato dai controlli senza problemi all'andata (impossibile: avete presente quanto è ingombrante un violoncello?) e che doveva tenere un concerto (impossibile da verificare, comunque).
La capacità degli italiani di "arrangiarsi" cercando soluzioni estemporanee è infatti universalmente nota.
Se qualcuno ha suggerimenti da darmi, sono aperto ad ogni soluzione.
Dovrei concludere qui, ma è meglio avvertire che oggi è arrivato qui anche Stefano, di Ascoli Piceno. Questo mi fa venire in mente che non ho ancora avvisato Tonino che quello che sarebbe potuto diventare il suo kit anti-vesciche è ormai proprietà di Stefano, arrivato sul Cammino mi pare a Burgos, dieci giorni fa, ed investito dai problemi tipici dei camminatori: vesciche e molteplici problemi alle gambe ed alle ginocchia. Sì è dovuto comprare ginocchiere ed anti-infiammatori, ma almeno ha risparmiato il costo del disinfettante e del kit anti-vesciche. Tonino capirà.

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