sabato 8 luglio 2017

MESETAS 1: LA SAPIENZA GNOMICA


Nota lessicale.
* Meseta: altopiano centrale della Spagna, costituito da una distesa di circa 200 km (da Burgos a León, per quanto riguarda il Cammino) di campi di grano e scarsissimi alberi, con clima arido e sole a picco (di giorno), strade rettilinee e paesini "nascosti" negli avvallamenti, quindi visibili solo a distanza di poche centinaia di metri.
* Gnomico: dal greco, significa opinione, sentenza. La sapienza gnomica è quella che esprime  opinioni sotto forma di sentenze.
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Eccoci alle mesetas, le terribili mesetas.


Quelle che alcuni - non pellegrini integralisti, evidentemente - saltano prendendo il treno a Burgos e recandosi direttamente a León. Quelle che creano in tutti crisi, non necessariamente mistiche.
Quelle che qualcuno riesce ad affrontare solo proteggendosi con l'aiuto "dall'alto", sollecitato, quasi forzato, con un voto. Per esempio, si dice che Bobby Jean avesse fatto voto di cambiare lavoro, scegliendone uno più "altruista": come sia andata realmente non si sa, ma il cambiamento di lavoro è realmente avvenuto.
Per quanto riguarda me, sono arrivato a questo punto un po' da sprovveduto, impreparato, perché ero immerso in altri pensieri o problemi (si vedano i post precedenti), ma l'impatto è stato forte, acuito da una giornata vissuta praticamente da solo e nella quale non ho trovato nessuno già conosciuto.
Tranne Alessandra.
È una giovane maestra di Varedo che ha iniziato il Cammino a Pamplona, che ho ritrovato tutte le sere da Logroño in poi e che credevo fosse rimasta indietro ieri (tappa lunga di Burgos): invece ha percorso anche lei 40 km, e con il suo passo tranquillo ha avuto il coraggio di lasciare quelli con cui si era fin da subito accompagnata. Come sempre, lasciare significa aprirsi a nuove conoscenze o nuove esperienze, ed infatti oggi era con Markus, giovane austriaco di Klagenfurt.
Alessandra, oltre ad avere un bel sorriso e la bellezza di un giovane fiore, sembrerebbe essere un po' sprovveduta (si può venire sul Cammino con un kway che regge sì e no 5' di pioggia, senza un coprizaino e senza una felpa? Sì, siamo in luglio, ma non nel Sahara), ma probabilmente ha grinta da vendere ed è capace di dare corso alle sue scelte, se è riuscita a superare tutte le difficoltà fisiche che si sono subito presentate (per lei, allenamento zero) e non si è lamentata né autocommiserata mai.
Essendo stato per lo più solo, mi sono dedicato alla rassegna nei miei pensieri di alcune frasi curiose, divertenti, belle o comunque originali che ho finora incontrato e che mi hanno colpito, ascoltate oppure lette.
Inatteso il giudizio espresso da una hospitalera al mio "Insegno Religione": "Ma è una figata!". Non ho trovato nulla da aggiungere.


Scorretta politicamente la valutazione di un'altra hospitalera (anziana tipo finto-burbero): "Tu sei vegetariano? No? Ma certo, sei italiano: sei normale. I tedeschi, invece, quelli no" (saluto e abbraccio tutti i tedeschi e mi dissocio).
Discutibile la scritta su un paracarro "God first", perché vicina al disegno di una stella di Davide ebraica: nella sensibilità ebraica, Dio non è il primo, ma è l'unico. 
Più programmatica la scritta, incisa tipo graffito su alcune pietre di una chiesetta e posta in modo che si facesse un percorso visivo a pendolo a sinistra e a destra della porta: "Dios primero - después amor y paz" (sono sicuro che non l'abbia scritto un hippy).







Motivante l'osservazione, accompagnata dal disegno stilizzato di un cuore: "Pèlerin, L'Amour Est dans chacun de Tes Pas....." (maiuscole e numero di puntini sono testuali).
Profondamente vera la sintesi espressa così: "Tú haces el Camino, y el Camino te hace a ti".
In ritardo, ma non inutile (almeno per il futuro), il biglietto che mi hanno lasciato come saluto-congedo all'ostello di Burgos: "Se tu devi fare qualcosa domani, fallo oggi. Se tu devi fare qualcosa oggi, fallo ora. Se tu devi fare qualcosa, fallo ora" (non sto a spiegare il perché sia arrivato in ritardo, per non rimestare il già noto).
Non do le traduzioni sia perché mi paiono frasi di senplice comprensione, sia perché voglio elevare un elogio alle app che forniscono traduzioni. Anzi, credo che sia stato un errore storico non avere assegnato il Nobel per la pace al primo realizzatore di una app di tal genere. Infatti, quando auguro in coreano "Buon appetito", vedo sorpresa e piacere negli occhi del coreano e so che non troverà motivo per farmi la guerra o per litigare con me (almeno fino a digestione terminata).

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