lunedì 10 luglio 2017

MESETAS 3: QUALE OSPITALITÀ?


Oggi non sembra neanche di essere nelle mesetas: i campi di grano sono abbastanza distanti dalla strada che si percorre; fa fresco perché il sole è coperto dalle nuvole per gran parte della mattina (addirittura potrebbe piovere, come in Navarra); si incontrano paesi che non sono piccoli villaggi di un centinaio di abitanti (guarda: c'è anche un supermercato!).
Insomma, una tappa di quasi riposo, perché i 28 km fatti così - e per lo più pianeggianti - si sentono davvero poco.
Sarebbe il caso di approfittarne, aggiungendone quei 5 in più che alla fine, sommati, fanno la differenza. Purtroppo non si può, perché il paese successivo si trova addirittura a 17 km.
Quindi ci si ferma a Carrión de los Condes (da non confondersi con Los Condones: Danipassa, meglio evitare la traduzione, che ne dici?), dove trovo accoglienza in un ostello gestito da suore, di cui mi hanno parlato molto bene.
Infatti l'ambiente è semplice, ma pulito e in ordine; le persone ti sorridono, ti guardano in faccia e ti chiedono qualcosa su di te; per metterti a tuo agio durante le operazioni di registrazione offrono succo di frutta e biscotti; danno spazio a giovanissime ragazze volontarie (della parrocchia?) per accompagnare i pellegrini al loro letto e per far visitare la struttura; poi anche suoneranno la chitarra per cantare un po' insieme, oltre naturalmente alla proposta dei vesperi e della Messa e alla cena comunitaria per la quale si richiede un'offerta libera.



Questo evidenzia la differenza rispetto a ieri, con la struttura a mio avviso meno raccomandabile - sia per logistica sia per rapporti personali - tra quelle sperimentate.
Gli ostelli sono essenzialmente di tre tipi:
1. quelli municipali: sono a tariffa molto bassa, in genere la più economica del luogo; sono basic quanto a dotazioni (letto, bagno, doccia, filo per stendere, poche prese elettriche, non sempre cucina); i gestori (faccio fatica a chiamarli hospitaleros) sono per lo più impersonali (con l'eccezione della positiva ragazza di Hontanas, due giorni fa); non credo abbiano volontari (ma se lo sono, forse si dedicano "volontariamente" ad un lavoro socialmente utile, in cambio di qualcos'altro);
2. quelli privati: costano qualcosa in più, ma in genere presentano una struttura più bella ed offrono più servizi, a volte anche la piscina (insomma, sei un cliente, da trattare con un certo riguardo). Ovviamente, non si tratta mai di un albergo con camere e tv private o cose simili;
3. quelli religiosi, cioè gestiti da confraternite, ordini religiosi o parrocchie: la tariffa è molto bassa o ad offerta; propongono un momento di preghiera (Messa e benedizione del pellegrino, per lo più, ma anche la lavanda dei piedi all'Albergue S. Nicolàs, a Itero del Castillo); il front office è offerto da volontari, motivati e sorridenti; le strutture possono essere sia decorose sia decisamente spartane.
Certo che quello che è successo ad Anna non poteva trovare servizio migliore che in un ostello del terzo tipo.




Anna è una ragazza di Ferrara che si è presentata alle 20,30 (!) all'ostello parrocchiale di Grañón (quello dove si dormiva per terra, su materassini): era stravolta ed anche un po' intimorita, perché non, aveva altre soluzioni, in quel momento (andare al paese successivo con il buio?).
È stata accolta immediatamente a braccia aperte, è stata fatta accomodare a tavola per la cena ("Prima mangi, poi fai la doccia e ti sistemi"), si è subito inserita nelle relazioni che si sono create.
Certo che pare che ad Anna capitino sempre cose particolari e che necessiti di un alto tasso di "grazie": lo scorso anno prima si distrugge la parte sinistra, cadendo in bici (frattura della spalla e del bacino), e poi, quando è il momento di rientrare al lavoro, cade e quindi scende da seduta la scalinata di un campanile.
Probabilmente a molti è venuto in mente di consigliarle, tra il serio e il faceto, di andare a Lourdes.
Ci è andata!
Ma probabilmente l'effetto è "a termine" (mi dissocio da me stesso per questa mancanza di rispetto).
Allora quest'anno decide di andare a Santiago: subito il ginocchio destro recalcitra, si oppone, dolora molto; la sera di Grañón si era addormentata qualche ora nel pomeriggio mentre si riposava su un prato all'ombra; le si infiamma il tendine d'Achille, al punto che un medico, pellegrino sul Cammino, le consiglia riposo assoluto e poi il ritorno a casa.
Tutta mortificata, mi ha chiesto consiglio ed io - non so se salomonicamente o pilatescamente - le ho consigliato di provarci (come fai a dire "Fermati!" ad una che ti guarda con due occhi che pare dicano che sei la sua unica speranza? I medici devono aver fatto un tirocinio speciale per "schermarsi"), ma di andare piano.
Dopo di che, non l'ho più vista (se la trovate alla cappella dell'Addolorata oppure in qualche altro santuario, ditemelo). 

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