VOTO: 10. A TUTTI.
Dormo sempre poco la notte che precede la Salamellando: mi addormento
come un sasso (sempre: che fortuna, vero?), ma improvvisamente mi sveglio con
il pensiero che bisogna fare una certa cosa, andare a controllare, ricordarsi
di dire qualcosa ed allora sono proprio sveglio, gli occhi come due fanali, il
sonno perduto, irreparabilmente. A che ora? Stavolta alle 4.
Ma lo sapevo: era tutto il giorno che avevo lo stomaco in subbuglio ed
il cuore che non sapeva a che ritmo battere, per le notizie entusiasmanti e
sorprendenti sui numeri degli iscritti dei gruppi, che mi creavano ansietà: saremo in
grado di gestire tutto e di soddisfare le legittime esigenze di tutti?
Ed il fatto di confidare ad altre Salamelle questa ansietà non la
pacificava. Anzi. Vedere gli occhi dell’interlocutore che si aprivano alla
stessa condizione emotiva la rinforzava.
Nel retro del mio cervello sembrava volesse spuntare l’assurda speranza
che ci fosse la pioggia: almeno qualcuno sarebbe rimasto a casa e noi saremmo
rimasti nel range dei numeri degli
anni precedenti (pensiero istintivo, probabilmente di autoconservazione: non
era colpa mia).
Allora alle 4,30 mi alzo (inutile restare a letto e magari svegliare
Aurora, che mi sembrava dormire tranquilla) ed alle 5,15 inizio a girare in
auto per le strade, a controllare
che le frecce direzionali per il ritrovo
siano ancora tutte al loro posto e che i cartelli sui percorsi siano integri e
opportunamente posizionati.
Ai cartelli non è servito (nulla da sistemare), ma a me sì: mi ha fatto
sentire in qualche modo utile, cosa davvero difficile da provare per chi sta
tutta la mattina a controllare gli altri che lavorano, a parlare con questo e
con quello, a muoversi in continuazione da un punto all’altro della Cappelletta
(iscrizioni, presidente Cappelletta, ristoro, premi gruppi, telefonata dal
percorso, ancora iscrizioni, Croce Azzurra, saluti al podista che trovi tutte
le domeniche, cartelloni gruppi, indicazioni su dove lasciare la borsa, ancora
occhio al ristoro ed avanti così, per tutto il tempo).
Sembrerà paradossale, ma quando sono riuscito a dedicarmi alla
sistemazione di un paio di bidoni della spazzatura mi sono sentito più utile:
facevo davvero qualcosa anch’io. Eppure non sono riuscito a finire neanche quel
lavoro: iniziano a rientrare i primi che “smontano” dal percorso e consegnano
gilet e bandierina e bisogna ascoltarli, sentire com’è andata e, se necessario,
indirizzarli anche ad un altro servizio.
E nel frattempo hai visto un fiume in piena: podisti che arrivano,
tanti tanti, e che fin dalle 7 vorrebbero i cartellini per iniziare a correre
ed intanto si informano: il percorso è già segnato, vero? Ma è lo stesso
dell’anno scorso? Si va da quella parte?
E tu sai – lo vedi dai loro sguardi – che come li lasci da soli e non
parli più con loro, con o senza cartellino, prenderanno la volta del cancello e
si lanceranno verso le campagne, felici (loro: io no, perché manca ancora più
di mezz’ora all’arrivo dell’ambulanza e lo stomaco è stretto stretto).
E le Salamelle? Arrivano anche loro prestissimo (Kingsley, che ci fai
qui alle 6,40?) ed in maniera organizzata si dedicano ognuno al proprio
compito, non senza saluti e sorrisi, magari un po’ assonnati, ma già “carichi”
di motivazione e di entusiasmo.
2272 podisti iscritti. Eh? Quanti?
Sì, avete letto bene: quasi 2300.
61 gruppi, colori di ogni tipo: il verde di Camminiamo con Erika;
l’arancione di Podismo e Cazzeggio; il biancoazzurro dei Road Runners,
numerosissimi, ma anche della Corbettese, di Rosate e della Garlaschese; il
rosso della Virtus Sedriano e dei QDR; il biancorosso dei Tapascioni di Robecco
e di Quelli della Via Baracca di Ossona; il nero dei Canisciolti; l’azzurro
dell’Aido Ceriano Laghetto e si potrebbe avanti fino a far addormentare il
lettore ed annoiare anche il cronista.
Intanto il tempo regge, non fa freddo ed il ristoro finale è preso
d’assalto, non da orde barbariche, ma da podisti che arrivano e ti ringraziano,
ti fanno i complimenti e, mentre addentano il panino con la salamella o bevono
il the caldo, chiedono quanti erano gli iscritti e si raccontano tra loro del
percorso e si complimentano ancora.
Sta andando tutto bene (lasciamo stare lo stomaco, che non vuol andare
a posto): lo scaldacollo ottiene un successo insperato (l’idea è stata di Guaz:
onore al merito); il percorso dei 16 km, inedito, ha catalizzato l’interesse di
un buon numero di partecipanti; i ristori reggono, con ritmi altissimi di
lavoro; gli addetti alle iscrizioni cambiano servizio, ma non rallentano di una
virgola, veloci prima e veloci adesso (l’esperienza della Gian è un valore
aggiunto).
Arriva anche il nuovo presidente dell’AVIS di Abbiategrasso, Salvatore
Restuccia, eletto da neanche due settimane, e quindi è il momento delle
premiazioni dei gruppi: dal punto di vista dell’organizzatore, questo è il
momento nel quale cominci a tirare i remi in barca, perché poi la maggior parte
dei podisti ritorna a casa.
Si tratta quindi di verificare quanti sono ancora sul percorso e dov’è
arrivata la “scopa”, mentre si inizia a raccogliere il materiale ritirato.
La fine è in discesa: foto di gruppo, Carnevali (FIASP) che se ne va
soddisfatto e che si complimenta per il successo, Salamelle che si attardano in
chiacchiere e in aneddoti, mentre non smettono di lavorare per sistemare tutto,
qualcuno che cerca di fare il record di foto scattate.
E cominciano ad arrivare i primi post sui social. Davvero presto. E
positivi.
È finita?
No: manca un grande, immenso, caloroso, duraturo, intensissimo
GRAZIEEEEEEEEEEEE alle “mie” Salamelle ed anche a tutti i podisti (lo stomaco
s’è finalmente rilassato).
Mi scuso per non aver raccontato della corsa, ma per quello bisogna
fare spazio ai racconti di chi l’ha vissuta, di chi l’ha fatta: io rimango con
la sensazione di non aver fatto niente, parlando di azioni concrete.
Ed allora inizio a leggere mail “interne” ed “esterne”:
Andrea: «Bastava alzare lo sguardo per vedere un serpentone infinito, coloratissimo
a contrasto nel cielo grigio e la campagna umida per capire di essere parte di
un grande evento».
Dany: «Il the
stava finendo, Gigi non arrivava, e all'orizzonte si intravedeva una macchia
colorata che si avvicinava velocemente!!! Ma alla fine, siamo riusciti a
soddisfare tutti!! E vaiiiii!!!! Siete un gruppo meraviglioso! Felice di farne
parte!».
Spero di poterne leggere ancora molte, perché a me fanno molto bene.
Magari anche a voi.
Il podismo è anche questo: racconto, lettura. E condivisione di
emozioni.
Felice di farne parte.
Lidio
Nessun commento:
Posta un commento