venerdì 21 luglio 2017

I SEGNI DI PASSAGGIO


Si ha ormai una percezione evidente della grande folla che si sta dirigendo a Santiago: credo che l'immagine che meglio la possa rappresentare è quella biblica di Is 2, con la convergenza a Gerusalemme di tutti i popoli.
In effetti, tutti i popoli e tutte le lingue della terra qui sono rappresentati.
Cosa muove quest'affluenza? Nel testo isaiano, il desiderio che Dio, mediante la sua legge, insegni le sue vie e così guidi i cammini di tutti (perché i cammini continuano, una volta arrivati a Gerusalemme, così come a Santiago); in questa realtà presente, non so e non credo possa essere facilmente ricondotta ad un denominatore comune a tutti.




Cosa accomuna le diverse situazioni e i diversi gruppi? I giovani spagnoli che, in gruppo, camminano in mezzo alla strada, ascoltando musica e cantando a voce alta, spostandosi per un attimo per far passare l'auto che transita di lì ("Coche! Coche!"), salvo poi riposizionarsi immediatamente sull'intera sede stradale; la signora anziana con il bastone che cammina a fatica; la mamma con la ragazzina sedicenne, danesi, che posizionano una pietra ciascuno su ogni cippo stradale indicante Santiago (ce n'è uno ogni 400 m circa); il "team Papi Hugo", maglia turchese, composto da Papi (il papà) e da Hugo (il figlio, di 4-5 anni), il quale viaggia trasportato a mano su un carrellino per bici; il gruppo di giovani italiani accompagnati dal proprio prete e da due educatori; la signora francese che cammina in costume da bagno intero; Uorico, toscano, che va avanti fino a quando glielo dice Lui, nel cuore, e poi torna indietro per stare un po' a tavola (senza mangiare) con alcuni amici; Su, taiwanese, che ha un ginocchio probabilmente molto malconcio e che per questo negli ultimi quattro giorni è rimasto indietro di tre giorni rispetto a noi (ma, dalle ultime notizie, non abbandona); la signora che spinge la carrozzella della propria figlia disabile (questa però non l'ho vista, ma me l'ha raccontata l'hospitalera di Airexe di Ligonde, dove sono arrivato oggi). E questa è una rassegna minima di quello che si vede.
È certo però che qui molti si sentono o si sono sentiti "padroni di casa", con comportamenti che manifestano entusiasmo, ma anche poco rispetto per la vita "normale".






Infatti i "segni di passaggio" sono evidentissimi: scritte sui cartelli stradali, placchette chilometriche indicanti la distanza da Santiago quasi sempre asportate; luoghi simbolici (croci o altro) che diventano collettori di ogni cosa (bandiere nazionali, scarpe, calze, nastri, occhiali, ecc.); nomi e dichiarazioni  (di fede, di amore, di incitamento, della data del passaggio) un po' ovunque (e gli italiani non si tirano certo indietro, in questo).
Sempre per buttarla sul ridere (ma non troppo), tra ieri e oggi abbiamo iniziato ad immaginarci una commissione che fissi delle regole e che filtri i pellegrini, per eliminare i comportamenti inadeguati: il risultato molto parziale già ora ha ampiamente superato il decalogo biblico!
Come ogni mattina, siamo partiti alle 5,30, nel buio totale (il cielo è coperto: non si vede la luna) e non abbiamo incontrato nessuno per le prime due ore abbondanti, fino all'arrivo a Portomarín, cittadina che merita una sosta per la colazione e per una visita al centro.
Lì intanto hanno appena iniziato a mettersi in cammino uomini, donne, famiglie, ciclisti (anche le bici sono notevolmente aumentate), con zaini molto ridotti e gambe che non mostrano nessuna abbronzatura: siamo negli ultimi 100 km e da qui bisogna camminare se si vuole la "Compostela", la certificazione di aver fatto il Cammino (200 km per i ciclisti).
Fa un po' impressione vedere anche qualche zainetto da trail (il camel bag), che oltre alla sacca con l'acqua non ha molto spazio per altro. D'altra parte, per i bagagli ci sono i pullman, i pullmini e i taxi, che viaggiano numerosi.
Evidentemente ci possono essere problemi di capienza nelle strutture (chissà a Santiago: si dice che sia piena!).
La nostra strategia consiste nel puntare ai paesini più piccoli, dove pullman & C. non hanno parcheggio, e soprattutto di arrivare presto: ad Airexe, oggi, c'è un solo ostello con una ventina di posti disponibili, già tutti occupati alle 15, ma noi per le 13 siamo lì.
Qui c'è un gallo, che continua a cantare per tutto il pomeriggio. Quanto durerà?
Speriamo bene: per lui e anche per noi.

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