Giornata in salita: si va verso la Cisa, per cui non sorprende la prevalenza di salite (1305 D+, dice il gps), ma i sentieri nei boschi sembrano appartenere a percorsi da vertical run, ed ogni volta che vedo una discesa già tremo al pensiero della parete che dovrò affrontare dopo la curva.
Quando mancano 10 km alla fine della tappa (il supplemento rispetto alla guida), decido di restare sulla strada statale, che è più "morbida" nelle pendenze e neanche trafficata.
Ho deciso che farò così anche domani, sulla Cisa.
Lascio i vertical e lo skyrunning a Flo (vedi foto per suggerimento: la Tartufo Trail Running si corre il prossimo 6 ottobre).
Alla mancanza di fiato si aggiunge la carenza di fortuna, a partire dalla colazione, che riesco ad avere solo alle 11, a Cassio, che la guida poneva come arrivo della tappa. L'unico bar esistente sul percorso era chiuso per riposo settimanale (scoperta delle 7.15).
Più difficile all'ostello: il custode è all'ospedale, il prete ha un funerale, ed io aspetto per 2 ore che qualcuno mi accolga. Finché decido di entrare ugualmente, soprattutto per l'indispensabile doccia, e poi di cercare di sistemare a posteriori la mia clandestinità. Risultato: il prete, don Giuseppe, conferma che ho fatto bene.
Tra i vari incontri di oggi (cammino da solo, ma ci sono vari pellegrini), è stato sorprendente conoscere il prof. Yun, docente universitario di Pusan (seconda città della Corea, 3 milioni di abitanti), con il suo italiano lento, ma impeccabile, e con la sua umanità semplice, al punto che quasi si vergognava di dire che insegna in università. E cosa insegna? Storia dell'Italia.
Da invitare a cena: è una persona squisita. Però si ferma a Cassio (occasione perduta!).
Anonimo Francigeno
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