giovedì 25 luglio 2019

Quasi quasi lascio...


Partenza difficile questa mattina, per il presentarsi evidente di un problemino "da runner": il dolore alla bandelletta ileotibiale.
Ma andiamo con ordine.
Sveglia e ora di partenza soliti (ho svegliato io il gallo, che dalle 5.30 non ha fatto dormire più nessuno 😁), ma qualche difficoltà nell'uscire in strada.
"Le chiavi vanno lasciate nella serratura della porta, scendi le scale e apri il cancello schiacciando questo pulsante" (istruzioni semplici).
Lascio le chiavi, scendo - a fatica - le scale per un significativo dolore al ginocchio, apro la porta... No, è chiusa a chiave.
Salgo - a fatica - le scale, prendo le chiavi, scendo di nuovo, apro la porta, risalgo le scale, lascio le chiavi nella serratura, scendo le scale, supero porta e cancello e... finalmente sono in strada.
Sì, ma che fatica!
Inizio a camminare (la scelta di percorrere la statale è azzeccata: cammino in piano e riesco a trovare già alle 6.30 un bar aperto per la colazione), ma quando si tratta di salire o scendere un gradino (il marciapiede, per esempio), faccio un movimento rigido innaturale.
Sosta verso le 9, a Villafranca in Lunigiana: il dolore pare controllabile e mi merito una panchina all'ombra.
Avendo un figlio fisioterapista, assumo la mia qualifica di persona competente (per l'ovvio fenomeno dell'influenza genetica inversa o ascendente) e inizio a tastare il ginocchio e a piegare in vari modi la gamba. Diagnosi: infiammazione della bandelletta per sovraccarico da lavoro a causa delle continue salite e discese dei giorni scorsi.
Terapia: il riposo. 
Quindi? 
Vabbé, è ora di riprendere il cammino.
Mi alzo e... ahia! Mi risiedo immediatamente.
Che fare?
Forse è il caso di tornare a casa.
Farei addirittura in tempo ad aggiungermi al Cin Cin Bar di Boffalora (domani): che tentazione!
Mi alzo di nuovo e, stringendo i denti e con qualche impaccio, mi muovo nella direzione opposta alla stazione FS, seguendo l'itinerario della tappa.
Man mano che cammino il dolore scema; restano solo le salite e le discese a ricordarmi che qualcosa non va.
Un paio di ore dopo raggiungo Thelma e Louise (i loro veri nomi un'altra volta) e, tra un discorso e l'altro ed un ritmo da tartaruga pellegrina, concludo la tappa.
Solo dopo la doccia e il bucato mi rendo conto che il ginocchio non doleva più, quasi neanche sulle scale.
Chiacchiere terapeutiche o taumaturgiche?
Domattina vediamo, perché i saliscendi saranno ancora impegnativi (per l'ultima volta: dopo Sarzana, basta), e la statale fa un giro completamente diverso.
Ciao Ciao Cin Cin

Anonimo Francigeno

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