Partenza difficile questa mattina, per il presentarsi evidente di un problemino "da runner": il dolore alla bandelletta ileotibiale.
Ma andiamo con ordine.
Sveglia e ora di partenza soliti (ho svegliato io il gallo, che dalle 5.30 non ha fatto dormire più nessuno ), ma qualche difficoltà nell'uscire in strada.
"Le chiavi vanno lasciate nella serratura della porta, scendi le scale e apri il cancello schiacciando questo pulsante" (istruzioni semplici).
Lascio le chiavi, scendo - a fatica - le scale per un significativo dolore al ginocchio, apro la porta... No, è chiusa a chiave.
Salgo - a fatica - le scale, prendo le chiavi, scendo di nuovo, apro la porta, risalgo le scale, lascio le chiavi nella serratura, scendo le scale, supero porta e cancello e... finalmente sono in strada.
Sì, ma che fatica!
Inizio a camminare (la scelta di percorrere la statale è azzeccata: cammino in piano e riesco a trovare già alle 6.30 un bar aperto per la colazione), ma quando si tratta di salire o scendere un gradino (il marciapiede, per esempio), faccio un movimento rigido innaturale.
Sosta verso le 9, a Villafranca in Lunigiana: il dolore pare controllabile e mi merito una panchina all'ombra.
Avendo un figlio fisioterapista, assumo la mia qualifica di persona competente (per l'ovvio fenomeno dell'influenza genetica inversa o ascendente) e inizio a tastare il ginocchio e a piegare in vari modi la gamba. Diagnosi: infiammazione della bandelletta per sovraccarico da lavoro a causa delle continue salite e discese dei giorni scorsi.
Terapia: il riposo.
Quindi?
Mi alzo e... ahia! Mi risiedo immediatamente.
Che fare?
Forse è il caso di tornare a casa.
Farei addirittura in tempo ad aggiungermi al Cin Cin Bar di Boffalora (domani): che tentazione!
Mi alzo di nuovo e, stringendo i denti e con qualche impaccio, mi muovo nella direzione opposta alla stazione FS, seguendo l'itinerario della tappa.
Man mano che cammino il dolore scema; restano solo le salite e le discese a ricordarmi che qualcosa non va.
Un paio di ore dopo raggiungo Thelma e Louise (i loro veri nomi un'altra volta) e, tra un discorso e l'altro ed un ritmo da tartaruga pellegrina, concludo la tappa.
Solo dopo la doccia e il bucato mi rendo conto che il ginocchio non doleva più, quasi neanche sulle scale.
Chiacchiere terapeutiche o taumaturgiche?
Domattina vediamo, perché i saliscendi saranno ancora impegnativi (per l'ultima volta: dopo Sarzana, basta), e la statale fa un giro completamente diverso.
Ciao Ciao Cin Cin
Anonimo Francigeno
Forza Lidio!!!
RispondiEliminaViva le tartarughe pellegrine!
RispondiEliminaT & L