26-27 dicembre 2019 Milano > Varanasi
31 dicembre 2019 Bhubaneswar
E' l'ultimo giorno di questo 2019 iniziato a Trieste, quante cose sono accadute da allora... La giornata trascorre visitando diversi siti archeologici: Lalitigiri, Ratnagiri e Udayagiri, in essi risiedono stupa di varie dimensioni, templi, monasteri, santuari. L'architettura è alquanto curiosa con un non precisato ordine tra cerchi e quadrati o rettangoli. Le statue presenti nel museo archeologico sono davvero belle e, per la maggior parte, ben conservate, rappresentano il Buddha in tutte le sue dissertazioni, e la dea Tara, c'è ancora molto da trovare con gli scavi. Gabriella non sta bene e anche qualcun altro comincia a cedere alla febbre, chissà se sarà stato tutto il freddo di Varanasi. La cena è, ancora una volta gustosa, con un comico finale di acqua e limone. Tra qualche ora è capodanno ma la stanchezza cede il passo ad un sonno ristoratore.
02 gennaio 2020 Puri
La perfetta apparecchiatura del tavolo del buffet con fogli di giornale, la dice lunga sulla colazione! Partiamo per il villaggio Raghurajpur dove regna l'arte del disegno e dei colori accesi. Gli artisti presenti in molte case, dipingono cartone, stoffe, maschere in carta pesta, sculture, inoltre incidono fronde di palma con motivi che in alcune forme, sembrano merletti. Proseguiamo per il tempio del sole di Konark ove sussiste un incredibile assembramento di gente. Percorrere il viale per giungere ai tornelli è faticoso dovendo fermarsi continuamente per un selfie o per fare l'elemosina. Anche la visita del maestoso tempio ricoperto di sculture non è semplice: adolescenti, adulti, senior...non si scappa al selfie. Il Tempio del Sole è un edificio religioso risalente al XIII secolo, venne costruito in onore dal re Narasimhadeva I ed è un importante santuario per il brahmanesimo, inserito nel 1984 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell''UNESCO. L'edificio ha la forma del carro di Surya, la divinità induista del sole, ed è notevolmente decorato con sculture e bassorilievi. La forma del complesso è quella di un carro trainato da sette cavalli su dodici paia di ruote. L'entrata è guardata da due leoni, scolpiti nell'atto di abbattere un elefante da guerra, che a sua volta si trova su di un corpo umano. All'ingresso del tempio si trova un Nata Mandir, dove i danzatori erano soliti omaggiare il dio sole con danze rituali. Tutt'intorno al perimetro del tempio si trovano motivi geometrici e floreali, oltre a statue rappresentanti figure umane, divine e semidivine in pose sensuali, comprese alcune derivanti dal Kama Sutra. Quando usciamo i venditori di corallo e perle sono implacabili: nonostante non abbia mostrato il minimo interesse mi propongono fili da 50€ scendendo, passo dopo passo, fino a 10€. Il pulmino diventa un rifugio sicuro. Dopo pranzo visitiamo il villaggio di pescatori: gli uomini tessono le reti mentre le donne allineano il pesce sopra la sabbia per essiccarlo. Tra le barche c'è anche chi gioca a carte e Paola approfitta subito per ingaggiare una partita perdendo, oggi non è proprio il suo giorno dato che ha anche danneggiato il telefono. Pessima l'idea di passeggiare in riva al mare, è la toilette degli uomini, accovacciati tranquillamente, e che poi fanno il bidet in mare. Dopo essere tornati sulla strada e aver attraversato parte del poverissimo villaggio, proseguiamo per il tempio di Jagannatha. Il fiume di gente, clacson e confusione è davvero incredibile, un corridoio delimitato da transenne e con un tappeto rosso, porta al tempio. Noi lo circumnavighiamo osservandone le fattezze esterne. Tornati in albergo si cena nei dintorni con un piatto di gamberi.
04 gennaio 2020 Bhubaneswar > Calcutta
Sveglia alle 5:15 e partenza per la stazione, il treno per Calcutta ci attende e, tutto sommato, non è male, con il nostro biglietto abbiamo diritto a colazione e pranzo. Fuori dal finestrino si susseguono risaie, acquitrini con ninfee in fiore e tanta povertà che non saprei se vissuta con tanta dignità o se con una cocente rassegnazione. Quando arriviamo al capolinea, il tassista pazzo che non conosce la strada, si districa in un traffico senza limiti nè confini. Non funzionando il beneamato clacson, urla fuori di sè quando qualcuno gli taglia la strada. Dobbiamo chiedere noi, più e più volte ai passanti, indicazioni per il nostro albergo, lui non capisce nemmeno le indicazioni dei suoi compaesani! Arriviamo 15 min dopo tutti gli altri e ci buttiamo in doccia per poter uscire subito dopo in cerca del mercato. Siamo perseguitati da tutti gli appartenenti dello stesso negozio, appena ti guardi attorno, ne spunta uno che ti riporta dove non vuoi andare. Ultima cena insieme dopo aver faticosamente cercato un ristorante decente, anche qui ceniamo bene concludendo con il tradizionale ginger-lemon-honey. E' a questo punto che Paola colpisce tutti noi con un suo scritto in rima che coglie tutte le sfaccettature dei partecipanti, nonostante il suo fare un po' giullare, che interpreta sovente, si percepisce l'attenzione e l'emozione ad ogni rigo. Concludiamo l'ultima sera in India con un piccolo panettone ed un'ultima bottiglia.
05-06 gennaio 2020 Calcutta > Delhi > Francoforte > Milano
Giro in città, con tutte le sue contraddizioni. Visitiamo il tempio di Kali, divinità femminile, evitando l'accesso per la lunga coda. Paola ci ha regalato ghirlande di fiori di ibiscus rossi, che posiamo alla ringhiera vicino ad una statua. Proseguiamo per il memoriale alla regina Vittoria e, successivamente, al tribunale dell'alta corte, dove alcuni uomini si lavano per strada con estrema naturalezza. In seguito visitiamo il mercato dei fiori, con i colori, i profumi e il capitale umano. Quando stiamo attraversando il ponte succede il fattaccio: un'organizzata banda di ragazzini ci attacca tentando di mettere le mani nelle tasche e nei marsupi, tutti ci difendiamo, casualmente non si avvicinano a me ma son pronta a far volare le mie mani, purtroppo però, a Paolo rubano il portafogli. Torniamo al pulmino con i sensi allertati, ci fermiamo in un villaggio dove preparano statue con una struttura di paglia, ricoperte da fango, saranno dipinte, agghindate ed utilizzate in manifestazioni religiose, in pratica delle specie di statue per processioni. Il nostro giro si conclude in aeroporto dove inizia il lungo viaggio di ritorno durante il quale ci fa visita la befana :-)
Grazie India, per i tuoi colori, per i tuoi sapori, per il misticismo, per l'umanità che racchiudi, per i clacson continuamente suonati, per l'energia che trasmetti, per il profumo d'incenso, per le mucche per strada, per i cani rognosi, per i pochi gatti spelacchiati, per i rutti e gli sputi, per i fiori ovunque presenti, per il Gange che scorre con l'indolente vita vissuta sulle sue rive.
E grazie a questo gruppo di 10 anime (Alessandra, Anna, Carolina, Gabriella, Mauro, Giulia, Paola L, Paola P, Paolo) che si sono mescolate a questa terra di pianti e dolci sorrisi.
Dopo aver rincorso vari viaggi, martellando Eva per conoscere i feedback sui coordinatori, la scelta è caduta sull'India, precisamente sulla regione
dell'Orissa. Partiamo da Linate verso Francoforte e da lì verso Delhi dove,
purtroppo, aspettiamo ben 9 ore l'ultimo volo della giornata per Varanasi. 2
dei 10 bagagli non arrivano a destinazione, così tardiamo nell'uscita
dall'aeroporto. Prendiamo 2 taxi che attraversano la città caotica e rumorosa
come mi aspettavo e poi, a coppie, dei risciò ciclabili che in salita faticano
a procedere nonostante i magrissimi conduttori pestino i pedali cercando di
buttarli giù (mi sento un'italiana opulenta e con un bagaglio troppo pesante,
anche se non è così). Attraversiamo le stradine trolley alla mano, non avendo
il coraggio di trascinarlo, ovunque confusione, mucche, spazzatura, fogne a
cielo aperto. Nessuno cede il passo ma, non si capisce come, si prosegue senza
incidenti. Attraversiamo una zona completamente diroccata, sembra abbiano
lanciato una bomba, pensiamo sia una scorciatoia, invece è il posto dove si
affaccia la nostra decadente Puja Guest House, con una stanza con bagno che,
francamente, mi spaventa (e di cessi ne ho visti tanti). Usciamo con Shambhu,
la nostra guida, per assistere alla cerimonia di cremazione sul Gange così
suggestiva e totalmente al di fuori dei nostri schemi mentali e oggettivi. Gli
occhi neri che spiccano nei volti ambrati e scavati di chi incrociamo, mi
mettono a disagio, vorrei fotografarli ma davvero mi sembrerebbe di rubargli
l'anima, come in alcune credenze tribali. Chi ci spiega il rito della
cremazione, mentre il fumo acre del defunto in fiamme ci riempie le narici e
ci brucia gli occhi, è serio e autorevole, mi sento una scolaretta di 5a
elementare. La famiglia compra i kg di legna che serviranno per la pira, che
viene preparata con dovizia dagli uomini di famiglia. Il corpo viene spogliato
dai drappi arancioni e sistemato sulla legna, il figlio maschio più grande è
il primo che accende il falò. Non si deve piangere, altrimenti l'anima non
potrà volare via, ed è anche per questo che le donne non possono partecipare,
anche perchè in molte, a causa della condizione femminile, si getterebbero nel
fuoco piuttosto che condurre la vita a cui sono costrette da vedove. Dopo la
cremazione partecipiamo alla puja, un rituale con luci di candele cadenzato
dallo scampanio, interpretato nelle 4 direzioni, e che si svolge sulla
riva. L'acqua pullula di barche stipate di fedeli, così come la riva, così
tanta gente da soffocare. Quando il nostro livello di congelamento diventa
insopportabile, andiamo a cena: solo vegetariano, niente alcolici, nessun
riscaldamento, però i piatti, condivisi tra tutti, anche perchè nessuno
riconosce quello che ha ordinato, sono decisamente gustosi. Si rientra
in stanza, non avendo il coraggio di una probabile gelida doccia e
confidando nel proprio sacco lenzuolo. Ci sarebbe da recuperare il fuso orario
ma le scimmie non sono d'accordo; razzolano fuori dalle finestre facendo un
gran baccano, nonostante le grate anti-intrusione.
28 dicembre 2019 Varanasi
Luuuunga colazione con chai, pane tostato, burro, marmellata gelè. Andiamo al tempio d'oro attraversando il traffico disordinato che scorre nel ghat. Il tempio è visitabile solo dopo accurati controlli che non consentono nemmeno di portare i fazzoletti di carta: "E se devo soffiarmi il naso?" chiede Paola "Ti soffi in mano e lanci" è la scontata risposta. Gli indiani si muovono anche qui in un caotico assembramento, portando fiori in dono e salmodiando continuamente. Baciano pavimento, porta, tutto questo misticismo mi mette quasi a disagio. Appena fuori dal tempio, dove solo la cupola è rimasta d'oro, un gruppo di uomini pregano in una litania quasi ipnotica. Tra loro un bel ragazzo alza lo sguardo profondo che quasi ti rapisce: tutte le donne se ne sono accorte. Usciamo ritornando al ghat e, mentre in 3 partono per recuperare il bagaglio in aeroporto, noi visitiamo il negozio del responsabile della nostra guida, che ci srotola kilometri di sari, numerosi copriletti, quintali di sciarpe, imbrigliando le nostre gambe sotto i tessuti, tutto bellissimo e lui è sicuramente un bravo venditore. Pranziamo in terrazza con ottimi noodles preparati da Shambhu, c'è vita sui tetti: donne che stendono i panni, chi si riscalda davanti al fuoco, bambini e ragazzi che fanno volare gli aquiloni (altro che play station). Lo sguardo da quassù abbraccia buona parte della città e del Gange, offuscato dalla nebbia e dal fumo delle cremazioni. Quando tornano le ragazze con il bagaglio, partiamo per una lunga passeggiata lungo il fiume. Pensavo di trovare disordine, sporcizia e aria irrespirabile, invece è tutto pulito e armonioso: qualcuno si lava e si purifica nell'acqua, mentre per noi fa freddissimo. I vecchi e decadenti palazzi dei marajà, si snocciolano uno dietro l'altro. Cani rognosi, mucche, capre, persone, si scaldano davanti al fuoco, c'è posto per tutti, le offerte di fiori e lumini partono dalla riva e, proseguendo, raggiungiamo un'altra puja meno partecipata. Dopo esserci divisi su 2 tuk tuk, andiamo al Tempio di Durga o delle scimmie (anche se non ne abbiamo viste), di un tenue colore rosso, ci facciamo poi riaccompagnare vicino al Golden Temple, ma non siamo così vicini. Nel dedalo del ghat, tra negozietti che sembrano suk, dopo un po' di tentativi per orientarsi e tanto camminare, arriviamo al tempio e da lì, alla guest house dove ceniamo con momo e noodles, condividendo una birra. In stanza l'acqua bollente m'incentiva ad una veloce doccia mentre il phon sul letto cerca di riscaldare il giaciglio e la stanza, ottima pensata!
Luuuunga colazione con chai, pane tostato, burro, marmellata gelè. Andiamo al tempio d'oro attraversando il traffico disordinato che scorre nel ghat. Il tempio è visitabile solo dopo accurati controlli che non consentono nemmeno di portare i fazzoletti di carta: "E se devo soffiarmi il naso?" chiede Paola "Ti soffi in mano e lanci" è la scontata risposta. Gli indiani si muovono anche qui in un caotico assembramento, portando fiori in dono e salmodiando continuamente. Baciano pavimento, porta, tutto questo misticismo mi mette quasi a disagio. Appena fuori dal tempio, dove solo la cupola è rimasta d'oro, un gruppo di uomini pregano in una litania quasi ipnotica. Tra loro un bel ragazzo alza lo sguardo profondo che quasi ti rapisce: tutte le donne se ne sono accorte. Usciamo ritornando al ghat e, mentre in 3 partono per recuperare il bagaglio in aeroporto, noi visitiamo il negozio del responsabile della nostra guida, che ci srotola kilometri di sari, numerosi copriletti, quintali di sciarpe, imbrigliando le nostre gambe sotto i tessuti, tutto bellissimo e lui è sicuramente un bravo venditore. Pranziamo in terrazza con ottimi noodles preparati da Shambhu, c'è vita sui tetti: donne che stendono i panni, chi si riscalda davanti al fuoco, bambini e ragazzi che fanno volare gli aquiloni (altro che play station). Lo sguardo da quassù abbraccia buona parte della città e del Gange, offuscato dalla nebbia e dal fumo delle cremazioni. Quando tornano le ragazze con il bagaglio, partiamo per una lunga passeggiata lungo il fiume. Pensavo di trovare disordine, sporcizia e aria irrespirabile, invece è tutto pulito e armonioso: qualcuno si lava e si purifica nell'acqua, mentre per noi fa freddissimo. I vecchi e decadenti palazzi dei marajà, si snocciolano uno dietro l'altro. Cani rognosi, mucche, capre, persone, si scaldano davanti al fuoco, c'è posto per tutti, le offerte di fiori e lumini partono dalla riva e, proseguendo, raggiungiamo un'altra puja meno partecipata. Dopo esserci divisi su 2 tuk tuk, andiamo al Tempio di Durga o delle scimmie (anche se non ne abbiamo viste), di un tenue colore rosso, ci facciamo poi riaccompagnare vicino al Golden Temple, ma non siamo così vicini. Nel dedalo del ghat, tra negozietti che sembrano suk, dopo un po' di tentativi per orientarsi e tanto camminare, arriviamo al tempio e da lì, alla guest house dove ceniamo con momo e noodles, condividendo una birra. In stanza l'acqua bollente m'incentiva ad una veloce doccia mentre il phon sul letto cerca di riscaldare il giaciglio e la stanza, ottima pensata!
29 dicembre 2019 Varanasi > Bhubaneswar
Mi sveglio di soprassalto per il casino che qualcuno sta facendo nel corridoio, vorrei fargli 4 urli sulla porta ma non ho il coraggio di uscire dal mio caldo bozzolo. Prima della sveglia, invece, la ruspa lavora incessantemente smettendo alle 6:20, quando suona la sveglia, vabbè, come direbbe qualcuno "Ma ce la fate?". Partiamo per il giro in barca con la nebbia che, fortunatamente, ci ha graziato. La città è già desta e si muove con quella dolce indolenza che ben si accorda al paesaggio che scorre oltre il parapetto, nel nostro lento incedere con i remi. Mi sento così in pace che mi disturba sia il cicaleccio, che il rumore dei motori delle altre barche che incrociamo. Le offerte scorrono trasportate dalla corrente, un paio di animali morti affiorano dall'acqua mentre in diversi si lavano, purificandosi, nella stessa madre Ganga: questa è l'India. Al ritorno, dopo colazione, con i nostri bagagli, attraversiamo l'ultima volta le stradine per raggiungere i taxi che ci portano in aeroporto. 2 voli con scalo a Delhi, ci consentono di arrivare a Bhubaneswar dove il pulmino ci trasporta all'hotel Sapphire Plaza, direi ottimo, nonostante l'acre odore di naftalina presente ovunque. L'acqua calda consente finalmente di lavare i capelli, ridotti ad un nido di rondini. Si parte poi in esplorazione per bere qualcosa; la zona non sembra offrire molto ma incappiamo in un bar, che sembra un sexy shop, con 2 guardie all'ingresso. Siamo 6 donne con un uomo, quindi suscitiamo non poco scompiglio e curiosità. A fatica ordiniamo e riusciamo a bere alcolici accompagnandoli con pane e, una specie di carasau, che nelle intenzioni dovevano essere patate. Qui la condizione della donna, che comunque non è ancora paritaria neanche in Italia, è distante anni luce da quello che dovrebbe essere.
Mi sveglio di soprassalto per il casino che qualcuno sta facendo nel corridoio, vorrei fargli 4 urli sulla porta ma non ho il coraggio di uscire dal mio caldo bozzolo. Prima della sveglia, invece, la ruspa lavora incessantemente smettendo alle 6:20, quando suona la sveglia, vabbè, come direbbe qualcuno "Ma ce la fate?". Partiamo per il giro in barca con la nebbia che, fortunatamente, ci ha graziato. La città è già desta e si muove con quella dolce indolenza che ben si accorda al paesaggio che scorre oltre il parapetto, nel nostro lento incedere con i remi. Mi sento così in pace che mi disturba sia il cicaleccio, che il rumore dei motori delle altre barche che incrociamo. Le offerte scorrono trasportate dalla corrente, un paio di animali morti affiorano dall'acqua mentre in diversi si lavano, purificandosi, nella stessa madre Ganga: questa è l'India. Al ritorno, dopo colazione, con i nostri bagagli, attraversiamo l'ultima volta le stradine per raggiungere i taxi che ci portano in aeroporto. 2 voli con scalo a Delhi, ci consentono di arrivare a Bhubaneswar dove il pulmino ci trasporta all'hotel Sapphire Plaza, direi ottimo, nonostante l'acre odore di naftalina presente ovunque. L'acqua calda consente finalmente di lavare i capelli, ridotti ad un nido di rondini. Si parte poi in esplorazione per bere qualcosa; la zona non sembra offrire molto ma incappiamo in un bar, che sembra un sexy shop, con 2 guardie all'ingresso. Siamo 6 donne con un uomo, quindi suscitiamo non poco scompiglio e curiosità. A fatica ordiniamo e riusciamo a bere alcolici accompagnandoli con pane e, una specie di carasau, che nelle intenzioni dovevano essere patate. Qui la condizione della donna, che comunque non è ancora paritaria neanche in Italia, è distante anni luce da quello che dovrebbe essere.
30 dicembre 2019 Bhubaneswar
Dopo una colazione dove incrociamo un altro gruppo AnM e un viaggiatore solitario, partiamo con pulmino e guida per Nuapatna, un intero villaggio atto alla produzione di sari e sciarpe: c'è chi fila, chi tesse, chi lava ed arrotola teli, chi tinge seta o cotone... Un sari, 5,5mt di stoffa, viene prodotto in 2 mesi di lavoro, sia di donne che di uomini. I tessuti sono davvero belli, i colori vivaci sono intervallati da disegni geometrici o tribali. Gli abitanti del villaggio ci osservano incuriositi come noi loro, molte case sono decorate all'ingresso con disegni bianchi, in onore della dea Lakshimi sperando che entri nelle case portando ricchezza, abbondanza, fortuna, ... Proseguiamo per il villaggio Sadeibareni, costituito da capanne, dove si producono oggetti in argilla, rivestiti successivamente da una specie di striscioline di pongo, ed infine bagnati in una lega composta da vari metalli. Anche in questo villaggio lavorano sia donne che uomini, vivendo in una condizione per noi disagiata ma con una dignità che ha dell'invidiabile. Ci fermiamo per pranzo e poi partiamo per la parte spirituale della giornata, quindi andiamo al villaggio di Joranda. Qui praticano una religione nuova e moderna, in assoluto contatto con la natura, anche se non disdegnano le offerte in denaro. Vestono solo un perizoma o un telo arancione, mangiano vegano e dormono in terra. Mi colpisce un bel ragazzino che con dedizione partecipa al rituale, mi domando cosa ci fa lì e perchè, ma non avrò mai risposta. Il villaggio di Joranda ospita un tempio, assolutamente unico nel suo genere, che è casa della setta induista dei Mahima Sadhus, asceti che sono soliti coprirsi le nudità con la corteccia degli alberi. Il tempio fu costruito a inizio ventesimo secolo anche se l’antico santuario ospitato al suo interno risale a inizio quattordicesimo secolo. La setta degli asceti Mahima fu iniziata da appartenenti alle caste proletarie come riforma sociale contro il predominio del Brahmanesimo. La pratica socio-religiosa dei Mahima è influenzata dal buddhismo e dal Giainismo e si oppone fermamente al sistema castale e all’idolatria. Questa religione vieta il consumo di ogni tipologia di intossicanti, qualsiasi forma di violenza e il consumo di ogni varietà di carne, inoltre cibo e acqua vanno consumati prima del tramonto. Torniamo in città fermandoci in un ristorante con cucina tipica dell'Orissa, come sempre ordiniamo consapevolmente a caso ma tutto è buono e gustoso, anche se speziato e piccante, per fortuna c'è Paolo che finisce, come sempre, tutti gli avanzi.
Dopo una colazione dove incrociamo un altro gruppo AnM e un viaggiatore solitario, partiamo con pulmino e guida per Nuapatna, un intero villaggio atto alla produzione di sari e sciarpe: c'è chi fila, chi tesse, chi lava ed arrotola teli, chi tinge seta o cotone... Un sari, 5,5mt di stoffa, viene prodotto in 2 mesi di lavoro, sia di donne che di uomini. I tessuti sono davvero belli, i colori vivaci sono intervallati da disegni geometrici o tribali. Gli abitanti del villaggio ci osservano incuriositi come noi loro, molte case sono decorate all'ingresso con disegni bianchi, in onore della dea Lakshimi sperando che entri nelle case portando ricchezza, abbondanza, fortuna, ... Proseguiamo per il villaggio Sadeibareni, costituito da capanne, dove si producono oggetti in argilla, rivestiti successivamente da una specie di striscioline di pongo, ed infine bagnati in una lega composta da vari metalli. Anche in questo villaggio lavorano sia donne che uomini, vivendo in una condizione per noi disagiata ma con una dignità che ha dell'invidiabile. Ci fermiamo per pranzo e poi partiamo per la parte spirituale della giornata, quindi andiamo al villaggio di Joranda. Qui praticano una religione nuova e moderna, in assoluto contatto con la natura, anche se non disdegnano le offerte in denaro. Vestono solo un perizoma o un telo arancione, mangiano vegano e dormono in terra. Mi colpisce un bel ragazzino che con dedizione partecipa al rituale, mi domando cosa ci fa lì e perchè, ma non avrò mai risposta. Il villaggio di Joranda ospita un tempio, assolutamente unico nel suo genere, che è casa della setta induista dei Mahima Sadhus, asceti che sono soliti coprirsi le nudità con la corteccia degli alberi. Il tempio fu costruito a inizio ventesimo secolo anche se l’antico santuario ospitato al suo interno risale a inizio quattordicesimo secolo. La setta degli asceti Mahima fu iniziata da appartenenti alle caste proletarie come riforma sociale contro il predominio del Brahmanesimo. La pratica socio-religiosa dei Mahima è influenzata dal buddhismo e dal Giainismo e si oppone fermamente al sistema castale e all’idolatria. Questa religione vieta il consumo di ogni tipologia di intossicanti, qualsiasi forma di violenza e il consumo di ogni varietà di carne, inoltre cibo e acqua vanno consumati prima del tramonto. Torniamo in città fermandoci in un ristorante con cucina tipica dell'Orissa, come sempre ordiniamo consapevolmente a caso ma tutto è buono e gustoso, anche se speziato e piccante, per fortuna c'è Paolo che finisce, come sempre, tutti gli avanzi.
31 dicembre 2019 Bhubaneswar
E' l'ultimo giorno di questo 2019 iniziato a Trieste, quante cose sono accadute da allora... La giornata trascorre visitando diversi siti archeologici: Lalitigiri, Ratnagiri e Udayagiri, in essi risiedono stupa di varie dimensioni, templi, monasteri, santuari. L'architettura è alquanto curiosa con un non precisato ordine tra cerchi e quadrati o rettangoli. Le statue presenti nel museo archeologico sono davvero belle e, per la maggior parte, ben conservate, rappresentano il Buddha in tutte le sue dissertazioni, e la dea Tara, c'è ancora molto da trovare con gli scavi. Gabriella non sta bene e anche qualcun altro comincia a cedere alla febbre, chissà se sarà stato tutto il freddo di Varanasi. La cena è, ancora una volta gustosa, con un comico finale di acqua e limone. Tra qualche ora è capodanno ma la stanchezza cede il passo ad un sonno ristoratore.
Buon anno! Il primo giorno dell'anno in viaggio è un giorno in viaggio come
gli altri. Spendiamo la mattinata a visitare i templi in granito di
Bhubaneswar, detta la città dei templi; l'uno è diverso dall'altro in funzione
dell'anno in cui è stato edificato. Buona parte hanno una cupola pronunciata
ed il granito è scolpito. Per accedere alla visita bisogna togliersi le
scarpe, si portano offerte di fiori, frutta, si accendono candele e incensi,
che profumano l'aria. Tanti visitatori ci chiedono un selfie con loro,
evidentemente non è così usuale avere turisti occidentali. Il pranzo si svolge
in un 'ristorante' molto local, su un piatto metallico sono presenti diverse
salse che devono accompagnare il riso. Considerate le posate bagnate che
l'uomo si ostina a mettere nel piatto prima di poterle afferrare per
asciugarle, c'è d'augurarsi di non prendere nulla. Dopo pranzo andiamo a Puri
e, una volta lì, i poliziotti non vogliono farci passare perchè c'è troppa
gente. Dopo non poche trattative, Paola riesce a spuntarla, così arriviamo al
nostro albergo. La città costiera di Puri è molto frequentata, poiché comprende uno dei
luoghi più sacri dell’Induismo, il Jagannath Temple. Ampio e bello, il tempio è severamente off-limits per i non indù, che
possono osservarlo solo da lontano; anche al defunto primo ministro Indira
Gandhi non fu concesso di entrare perchè aveva sposato un non Indù.È sempre affascinante osservare i pellegrini che si fanno strada fino al
tempio in mezzo ai numerosissimi venditori e veicoli che intasano la
principale strada di Puri. La città è invasa dalla resa durante il Rath Yatra (Il festival d’auto di
mezza estate con carri che portano in processione le divinità), una delle
più spettacolari fiere legate ai templi in India. Anche se Puri viene presentata come località balneare, è diventata
piuttosto sudicia.Talvolta gli abitanti si servono della spiaggia allo stesso modo di un
gatto con la lettiera. Ripartiamo a piedi verso il ristorante che dista 1,6km, lungo la
spiaggia buia perdiamo Paolo, cercarlo e ricercarlo non porta a nulla, che
fare? Andare al ristorante nella speranza del wi-fi e che lui sia tornato in
albergo per poter comunicare, e così è. Gabriella sta molto male, anche Anna e
Alessandra non sono in forma e Marassi ed io siamo raffreddati, tutti
ordiniamo ginger-lemon-honey. Torniamo con 2 tuk tuk ottimizzando i posti a
sedere, sotto la pioggia: speriamo che la notte sia benefica per la salute di
buona parte di noi.
02 gennaio 2020 Puri
La perfetta apparecchiatura del tavolo del buffet con fogli di giornale, la dice lunga sulla colazione! Partiamo per il villaggio Raghurajpur dove regna l'arte del disegno e dei colori accesi. Gli artisti presenti in molte case, dipingono cartone, stoffe, maschere in carta pesta, sculture, inoltre incidono fronde di palma con motivi che in alcune forme, sembrano merletti. Proseguiamo per il tempio del sole di Konark ove sussiste un incredibile assembramento di gente. Percorrere il viale per giungere ai tornelli è faticoso dovendo fermarsi continuamente per un selfie o per fare l'elemosina. Anche la visita del maestoso tempio ricoperto di sculture non è semplice: adolescenti, adulti, senior...non si scappa al selfie. Il Tempio del Sole è un edificio religioso risalente al XIII secolo, venne costruito in onore dal re Narasimhadeva I ed è un importante santuario per il brahmanesimo, inserito nel 1984 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell''UNESCO. L'edificio ha la forma del carro di Surya, la divinità induista del sole, ed è notevolmente decorato con sculture e bassorilievi. La forma del complesso è quella di un carro trainato da sette cavalli su dodici paia di ruote. L'entrata è guardata da due leoni, scolpiti nell'atto di abbattere un elefante da guerra, che a sua volta si trova su di un corpo umano. All'ingresso del tempio si trova un Nata Mandir, dove i danzatori erano soliti omaggiare il dio sole con danze rituali. Tutt'intorno al perimetro del tempio si trovano motivi geometrici e floreali, oltre a statue rappresentanti figure umane, divine e semidivine in pose sensuali, comprese alcune derivanti dal Kama Sutra. Quando usciamo i venditori di corallo e perle sono implacabili: nonostante non abbia mostrato il minimo interesse mi propongono fili da 50€ scendendo, passo dopo passo, fino a 10€. Il pulmino diventa un rifugio sicuro. Dopo pranzo visitiamo il villaggio di pescatori: gli uomini tessono le reti mentre le donne allineano il pesce sopra la sabbia per essiccarlo. Tra le barche c'è anche chi gioca a carte e Paola approfitta subito per ingaggiare una partita perdendo, oggi non è proprio il suo giorno dato che ha anche danneggiato il telefono. Pessima l'idea di passeggiare in riva al mare, è la toilette degli uomini, accovacciati tranquillamente, e che poi fanno il bidet in mare. Dopo essere tornati sulla strada e aver attraversato parte del poverissimo villaggio, proseguiamo per il tempio di Jagannatha. Il fiume di gente, clacson e confusione è davvero incredibile, un corridoio delimitato da transenne e con un tappeto rosso, porta al tempio. Noi lo circumnavighiamo osservandone le fattezze esterne. Tornati in albergo si cena nei dintorni con un piatto di gamberi.
03 gennaio 2020 Puri > Bhubaneswar
In mattinata eseguiamo 2 soste in piccoli templi prima di arrivare al lago Chilika, precisamente a Managalajodi, da cui parte il nostro giro esplorativo sulle barche che scivolano sull'acqua salmastra grazie alla spinta del palo in bambù sul fondo. Solchiamo le piante acquatiche osservando diversi uccelli, il silenzio è interrotto dai canti dei volatili, c'è chi pesca, chi vola, chi mangia, chi dorme. Le specie sono diverse e arrivano da varie parti dell'India e dai paesi limitrofi. Peccato che la giornata sia alquanto uggiosa ma la gita infonde una quiete ben lontana dal caos umano. Dopo un gustoso e ricco pranzo, torniamo a Bhubaneswar visitando le cave di Khandagiri e Udayagiri, nelle rocce sono scavati i ricoveri degli asceti.Il complesso è interessante nonostante la spazzatura disseminata un po' ovunque. La colonia di scimmiette si mescola tranquillamente con gli uomini, ovviamente non possiamo esimerci da qualche selfie con questi ultimi. Dopo la visita andiamo al mercato per acquistare incensi, spezie e prodotti Himalaya, in seguito torniamo all'albergo che ci ha già ospitato i giorni scorsi ma, le nostre stanze sono state erroneamente date ad un altro gruppo di AnM. Ci portano in un altro albergo, teoricamente dello stesso livello ma l'odore di muffa aleggia nell'aria. Salutiamo la ns premurosa guida e ceniamo in albergo ordinando pochissimo, siamo ancora sazi dal pranzo: pane, burro, lassi e un dito di prosecco per festeggiare il compleanno di Paolo.
In mattinata eseguiamo 2 soste in piccoli templi prima di arrivare al lago Chilika, precisamente a Managalajodi, da cui parte il nostro giro esplorativo sulle barche che scivolano sull'acqua salmastra grazie alla spinta del palo in bambù sul fondo. Solchiamo le piante acquatiche osservando diversi uccelli, il silenzio è interrotto dai canti dei volatili, c'è chi pesca, chi vola, chi mangia, chi dorme. Le specie sono diverse e arrivano da varie parti dell'India e dai paesi limitrofi. Peccato che la giornata sia alquanto uggiosa ma la gita infonde una quiete ben lontana dal caos umano. Dopo un gustoso e ricco pranzo, torniamo a Bhubaneswar visitando le cave di Khandagiri e Udayagiri, nelle rocce sono scavati i ricoveri degli asceti.Il complesso è interessante nonostante la spazzatura disseminata un po' ovunque. La colonia di scimmiette si mescola tranquillamente con gli uomini, ovviamente non possiamo esimerci da qualche selfie con questi ultimi. Dopo la visita andiamo al mercato per acquistare incensi, spezie e prodotti Himalaya, in seguito torniamo all'albergo che ci ha già ospitato i giorni scorsi ma, le nostre stanze sono state erroneamente date ad un altro gruppo di AnM. Ci portano in un altro albergo, teoricamente dello stesso livello ma l'odore di muffa aleggia nell'aria. Salutiamo la ns premurosa guida e ceniamo in albergo ordinando pochissimo, siamo ancora sazi dal pranzo: pane, burro, lassi e un dito di prosecco per festeggiare il compleanno di Paolo.
04 gennaio 2020 Bhubaneswar > Calcutta
Sveglia alle 5:15 e partenza per la stazione, il treno per Calcutta ci attende e, tutto sommato, non è male, con il nostro biglietto abbiamo diritto a colazione e pranzo. Fuori dal finestrino si susseguono risaie, acquitrini con ninfee in fiore e tanta povertà che non saprei se vissuta con tanta dignità o se con una cocente rassegnazione. Quando arriviamo al capolinea, il tassista pazzo che non conosce la strada, si districa in un traffico senza limiti nè confini. Non funzionando il beneamato clacson, urla fuori di sè quando qualcuno gli taglia la strada. Dobbiamo chiedere noi, più e più volte ai passanti, indicazioni per il nostro albergo, lui non capisce nemmeno le indicazioni dei suoi compaesani! Arriviamo 15 min dopo tutti gli altri e ci buttiamo in doccia per poter uscire subito dopo in cerca del mercato. Siamo perseguitati da tutti gli appartenenti dello stesso negozio, appena ti guardi attorno, ne spunta uno che ti riporta dove non vuoi andare. Ultima cena insieme dopo aver faticosamente cercato un ristorante decente, anche qui ceniamo bene concludendo con il tradizionale ginger-lemon-honey. E' a questo punto che Paola colpisce tutti noi con un suo scritto in rima che coglie tutte le sfaccettature dei partecipanti, nonostante il suo fare un po' giullare, che interpreta sovente, si percepisce l'attenzione e l'emozione ad ogni rigo. Concludiamo l'ultima sera in India con un piccolo panettone ed un'ultima bottiglia.
05-06 gennaio 2020 Calcutta > Delhi > Francoforte > Milano
Giro in città, con tutte le sue contraddizioni. Visitiamo il tempio di Kali, divinità femminile, evitando l'accesso per la lunga coda. Paola ci ha regalato ghirlande di fiori di ibiscus rossi, che posiamo alla ringhiera vicino ad una statua. Proseguiamo per il memoriale alla regina Vittoria e, successivamente, al tribunale dell'alta corte, dove alcuni uomini si lavano per strada con estrema naturalezza. In seguito visitiamo il mercato dei fiori, con i colori, i profumi e il capitale umano. Quando stiamo attraversando il ponte succede il fattaccio: un'organizzata banda di ragazzini ci attacca tentando di mettere le mani nelle tasche e nei marsupi, tutti ci difendiamo, casualmente non si avvicinano a me ma son pronta a far volare le mie mani, purtroppo però, a Paolo rubano il portafogli. Torniamo al pulmino con i sensi allertati, ci fermiamo in un villaggio dove preparano statue con una struttura di paglia, ricoperte da fango, saranno dipinte, agghindate ed utilizzate in manifestazioni religiose, in pratica delle specie di statue per processioni. Il nostro giro si conclude in aeroporto dove inizia il lungo viaggio di ritorno durante il quale ci fa visita la befana :-)
Grazie India, per i tuoi colori, per i tuoi sapori, per il misticismo, per l'umanità che racchiudi, per i clacson continuamente suonati, per l'energia che trasmetti, per il profumo d'incenso, per le mucche per strada, per i cani rognosi, per i pochi gatti spelacchiati, per i rutti e gli sputi, per i fiori ovunque presenti, per il Gange che scorre con l'indolente vita vissuta sulle sue rive.
E grazie a questo gruppo di 10 anime (Alessandra, Anna, Carolina, Gabriella, Mauro, Giulia, Paola L, Paola P, Paolo) che si sono mescolate a questa terra di pianti e dolci sorrisi.
Namastè
Frog (Rosanna)
Frog (Rosanna)
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