E' dallo scorso week end che avevo in mente di scrivere qualcosa nel blog, poi il lavoro mi ha tenuta molto impegnata. Pensavo alle Salamelle, non quelle che sento tutti i giorni, ma quelle che non sento, che sono lì ad aspettare che tutto questo finisca, un cenno di qualcosa, di qualcuno. E' durissima per tutti, per alcuni peggio che per altri, la fatica impiegata nelle nostre attività sportive è poca cosa rispetto all'impatto psicologico che stiamo vivendo. Per conto mio vi posso dire che ho tolto le tende alle finestre di soggiorno e cucina, confinata in casa per quasi un mese ho allungato lo sguardo oltre i monitor, guardando le foglie tingersi di rosso e poi cadere dagli alberi, notando l'accorciarsi delle giornate, sentendo in lontananza il suono delle ambulanze, aspettando che la nebbia si diradasse. Se qualcuno mi chiede "Ne usciremo?", rispondo sicura di sì, se invece mi si chiede "Torneremo mai alla nostra vita di prima?", credo sinceramente di no, mai più, e non è detto che sarà peggio o meglio, sicuramente sarà diverso, e dovremo re-inventarci. Non mi rammarico per quello che non posso fare bensì mi rallegro per quello che posso fare: ieri sono finalmente potuta uscire, oggi sono andata al mercato in bici, domani andrò a correre...è un po' come re-imparare a camminare. Quante volte ognuno di noi, da piccolo, sarà caduto a terra, con il pannolino a fare da ammortizzatore, infatti impariamo subito a cadere sul sedere, poi i passi incerti diventano via via sicuri, non ci affanniamo a trovare un appoggio con le mani, e cominciamo a correre, ricadendo e sbucciandoci il ginocchio. Da bambina ci sputavo sopra e mi tiravo su in piedi continuando a giocare, e come me chissà quanti di voi. Quindi coraggio Salamelle, non è una questione di forza ma di resistenza, e proprio noi dovremmo ben saperlo.
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