mercoledì 26 maggio 2021

Il dramma del Mottarone

Domenica 23 Maggio 2021, ci troviamo con le mie cugine, Jo e Simo, all'Esselunga di Borgo Ticino per lasciare un auto e proseguire con la mia, destinazione Someraro, da dove partirà il nostro trekking per raggiungere la cima del Mottarone. La giornata è splendida, finalmente il sole ha scacciato le nuvole che fino a ieri hanno oscurato il cielo. Cominciamo il percorso con una ripida salita che offre una vista impagabile sul lago Maggiore. Proseguiamo fino alla stazione della funivia Alpino dove, con il naso all'insù, vediamo passare le cabine rosse e bianche. Qualche anno fa ero stipata in una di quelle cabine con Bradipo, Caz, Anna e Kelly con un calzino attorno al muso a mò di museruola, eravamo scesi dalla cima dopo una salita a piedi di tutto rispetto da Baveno. Con le cugine proseguiamo il cammino sullo sterrato, ci addentriamo nel bosco con i suoi maestosi alberi, inspirando l'aria buona di montagna. Continuiamo fino ad un'area di sosta attrezzata con il Bar della Stazione, anni fa da qui partiva il trenino a cremagliera che è stato sostituito dalla funivia. Ci manca un'ora alla vetta, con una massicciata la cui pendenza si mostra impegnativa. Sostiamo per spiluccare qualcosa e dissetarci, sto osservando il panorama dalla balconata quando sentiamo un tonfo, un rumore sordo. Non penso a nulla di chè, rimettiamo gli zaini in spalla e ci apprestiamo all'ultimo sforzo. Prendo distanza dalla cugine, sento l'elisoccorso e lo vedo sopra le nostre teste, penso che qualcuno è stato male o si è fatto male, ma continuo la salita. Incrocio una signora con un cane, è a bordo sentiero sotto un albero, ha una faccia strana, stravolta, la imputo alla fatica, abbasso lo sguardo sul cane che saluto e continuo a camminare. L'elisoccorso continua a girare, penso che non riuscirà mai ad atterrare con tutte quelle piante, continuo e incontro un cavo che devo scavalcare, lì per lì resto perplessa, guardo in alto e vedo i 2 cavi della funivia, scavalco il cavo e penso qualche insulto a chi ha avuto l'idea di mettere lì quel cavo, non mi affaccio dal sentiero, non mi passa neanche per l'anticamera del cervello che quel cavo è della funivia e che, probabilmente, appena oltre il ciglio, vedrei tutto il dramma che si è consumato. L'elisoccorso continua a girare. Anche altri camminatori sono perplessi, continuo e incrocio un secondo cavo, alzo lo sguardo, vedo sulla mia destra la stazione di arrivo della funivia, un ragazzo sta scendendo dal sentiero che sto salendo, ci guardiamo in faccia e lì mi esce un "Non sarà mica venuta giù la funivia?", lui "Mi sa..." e prosegue. Scavalco il secondo cavo e continuo, vedo scendere di corsa un giovane carabiniere giù dal sentiero, dopo un po', dietro di lui, i vigili del fuoco, mentre mi sorpassano dicono "8 morti, 3 feriti" e lì mi si gela il sangue. Mi fermo, guardo dietro, le mie cugine sono ancora lontane, afferro il cellulare e provo a chiamare senza successo mia madre, chiamo mia cugina che abita momentaneamente a Stresa, dopo un paio di tentativi riusciamo a parlarci, le dico cos'è successo, mi dice che continuano a passare mezzi con sirena davanti a casa sua. Devo passare da lei prima di tornare a casa ma le spiego che non so ora come faremo, metto giù e mi raggiungono Jo e Simo, siamo incredule, stranite, timorose. Mi dicono di aver parlato con la stessa signora col cane che ho incrociato che ha raccontato di essersi vista passare la cabina davanti a tutta velocità, ecco perchè aveva quella faccia. Scendono altri carabinieri e vigili con le lettighe, una donna carabiniere ci spiega, con una calma irreale, che non possiamo ridiscendere il sentiero ma dobbiamo proseguire fino alla cima e tornare dalla strada, così facciamo. Quando arriviamo in vetta ci sono carabinieri, ambulanze, pompieri, forestale, soccorso alpino, protezione civile. Inutile provare a chiamare le famiglie, i cellulari non prendono, mando un vocale a mia sorella che avvisi la mamma ed un vocale alle Ambro's Angels che sapevano dove sarei andata, così fanno anche le cugine. Cosa facciamo? E' l'una passata, decidiamo di salire sul prato, mangiare qualcosa e poi approntare subito la discesa, ho lo stomaco chiuso ma, con mio stupore, divoro il panino: fame nervosa. Dalla cima osserviamo almeno 2 elicotteri che continuano a muoversi ma che riescono anche ad atterrare, una marea di gente non so quanto consapevole fa riprese, loro sono venuti su in auto o moto. Cominciamo la discesa dalla strada, hanno bloccato le auto quindi non rischiamo di essere investite ma la strada è lunga. Ad un certo punto imbocchiamo un altro sentiero che speriamo possa condurci per la via del ritorno, ma si perde nel bosco, quindi torniamo indietro e riprendiamo la strada. Ricevo il messaggio di Betty e, paradossalmente, di Caz che mi gira l'articolo della tragedia, mentre lo sto vivendo in diretta, la conta sale a 14 vittime e un ferito grave. Arriviamo al Bar della Stazione oramai chiuso e da lì, riprendiamo il sentiero. Incrociamo ancora i cavi adagiati sui rami, ci voltiamo e lì, molto lontano, notiamo il groviglio rosso. Ritroviamo un'ultima volta i cavi nel tratto finale, quasi alla stazione Alpino. Lì penzola inerme un vagone, mentre sui cavi che tagliano il sentiero carrabile, sono stati messi 2 indumenti per renderli visibili. Una giornalista di Repubblica ci intervista in quel punto, più avanti incrociamo una troupe di Mediaset ma siamo stanche e non c'è molto da dire, il cameramen aveva già imbracciato la telecamera, chissà se è lo stesso che il giorno dopo è stato stroncato da un infarto. Leggiamo da internet l'aggiornamento e ancora non riusciamo a realizzare completamente. Anche Marassi sapeva dov'ero e mi ha cercata, ma il cellulare ha avuto bisogno di un riavvio. Al bar dove ci fermiamo parlano, chiaramente, solo di questo, continuo a pensare che c'è sempre il cavo ed il freno d'emergenza, non riesco a capire, non riesco a dare un motivo a questa bella giornata trasformata in tragedia. Continuiamo a dirci "Pensa se non ci fossimo fermate", "Pensa se mi fossi affacciata", "Pensa...". Una giornata irreale che resterà scolpita nei nostri cuori e nella nostra memoria. La mia preghiera va al piccolo Eitan, unico sopravvissuto di soli 5 anni.

Un plauso ai soccorritori, mai ho visto una tale spiegamento in così breve tempo.

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