10 in partenza da Milano Malpensa, 10 presenti. Ci troviamo al banco AnM e poi al check-in, i marocchini, imbarcano di tutto, al top quelli davanti a noi che hanno un maxi televisore al plasma sul carrello, quindi, con Giulia, decidiamo di cambiare fila e, ovviamente, è questa che diventa lenta. Sob! In aereo, Royal Air Maroc, siamo tutti vicini, a cavallo tra la business class e la prima fila dell’economy, la differenza? Boh, stiamo cercando di capire. Non imparerò mai i nomi di tutti, neanche per la fine della vacanza, ma non ho dubbi sul fatto che ci divertiremo, il gruppo mi sembra affiatato e questi nuovi volti ispirano tutti positività. Riccardo ha un po’ paura di volare, è tra sua sorella e me, vediamo cosa succede, siamo quasi al decollo… Durante il volo cominciamo a conoscerci meglio; lavoro, hobby, altri viaggi, si parla un po’ di tutto. In fase di atterraggio cerco di distrarre il mio vicino di sedile che è ancora più nervoso che alla partenza. Giù dalla scaletta faccio un salto, paf, sono in terra marocchina. Al controllo passaporti passo per prima e mi dirigo al piano inferiore per il ritiro bagagli, quando gli altri mi raggiungono scopro che chi ha solo la C.I. è stato fermato per ulteriori controlli. Ritiriamo i bagagli anche per chi è stato trattenuto e scopriamo che la valigia di Francesca non arriva. Mentre con Paolo, la sfortunella, denuncia lo smarrimento, dirigiamo verso l’ufficio di cambio che applica un controvalore sfavorevole gabbandoci circa 20€, ma è sabato, saremo sempre in giro, non abbiamo molta scelta. I clandestini vengono finalmente rilasciati dalla dogana così guadagniamo l’uscita passando un ulteriore metal-detector, in uscita? Mah! Ci dividiamo in 3 taxi e partiamo verso l’albergo, i pedoni slalomeggiano tra le auto e la guida non sembra proprio delle più sicure, ma siamo in vacanza! Casablanca ci accoglie con un bel tasso d’inquinamento nell’aria a malapena sopportabile, mi ricorda molto il Cairo, altro che Milano con il suo eco-pass! Dopo aver sondato le diverse versioni delle stanze, da curiosi quali siamo, ed esserci dati una rinfrescata, ripartiamo alla scoperta della città. Passeggiando arriviamo all’ingresso della medina dove i carretti con pane, fichi d’india, arance, datteri, … emanano i loro profumi prendendo, talvolta, il sopravvento sull’odore di benzina e gasolio. Curiosa l’ordinata disposizione di scarpe, camicie e altre mercanzie. Passiamo davanti alla Grande Moschea e Francesca, cui tutti noi abbiamo prestato qualcosa in mancanza del suo bagaglio, si avvicina per chiedere se possiamo entrare. Mentre l’uomo sulla porta risponde gentilmente, l’animo di altri uomini comincia a infervorarsi, quindi proseguiamo osservando la preghiera mussulmana attraverso le porte aperte. Riky scatena l’inveire delle donne sedute fuori quando tenta di scattare una foto: stiamo facendo tutto quello che non si deve fare! Dirigiamo verso la moschea di re Hassan II percorrendo Boulevard des Almohades con un passo che, sicuramente, ci porterà ad arrivare in ritardo all’appuntamento con il gruppo Roma. La moschea, in riva al mare, si staglia imponente e maestosa, davanti ai ns occhi, quando il sole è quasi tramontato. I colori della pietra, le varie gradazioni d’azzurro, la lavorazione che sembra quasi un merletto; avresti voglia di sederti su un gradino e restare in contemplazione, ma il tempo corre, quindi prendiamo la strada per l’albergo. Incontriamo, finalmente, il gruppo Roma con cui cominciamo a fare amicizia e, poco dopo, arrivano gli ultimi 2, Walter, il ns capogruppo e Pio, il ns napoletano cui rifiliamo la sola della cassa (inversione di ruoli :-)). Andiamo a cena oramai tardi, il ristorante prescelto è chiuso, gli altri che incrociamo hanno chiuso la cucina, così optiamo per un kebabbaro oramai allo stremo delle forze. Dopo esserci rifocillati, ahimè, senza liquidi sostanziosi, torniamo in albergo per un sonno ristoratore, almeno si spera.
domenica 4 settembre 2011
Marocco 1/7
10 in partenza da Milano Malpensa, 10 presenti. Ci troviamo al banco AnM e poi al check-in, i marocchini, imbarcano di tutto, al top quelli davanti a noi che hanno un maxi televisore al plasma sul carrello, quindi, con Giulia, decidiamo di cambiare fila e, ovviamente, è questa che diventa lenta. Sob! In aereo, Royal Air Maroc, siamo tutti vicini, a cavallo tra la business class e la prima fila dell’economy, la differenza? Boh, stiamo cercando di capire. Non imparerò mai i nomi di tutti, neanche per la fine della vacanza, ma non ho dubbi sul fatto che ci divertiremo, il gruppo mi sembra affiatato e questi nuovi volti ispirano tutti positività. Riccardo ha un po’ paura di volare, è tra sua sorella e me, vediamo cosa succede, siamo quasi al decollo… Durante il volo cominciamo a conoscerci meglio; lavoro, hobby, altri viaggi, si parla un po’ di tutto. In fase di atterraggio cerco di distrarre il mio vicino di sedile che è ancora più nervoso che alla partenza. Giù dalla scaletta faccio un salto, paf, sono in terra marocchina. Al controllo passaporti passo per prima e mi dirigo al piano inferiore per il ritiro bagagli, quando gli altri mi raggiungono scopro che chi ha solo la C.I. è stato fermato per ulteriori controlli. Ritiriamo i bagagli anche per chi è stato trattenuto e scopriamo che la valigia di Francesca non arriva. Mentre con Paolo, la sfortunella, denuncia lo smarrimento, dirigiamo verso l’ufficio di cambio che applica un controvalore sfavorevole gabbandoci circa 20€, ma è sabato, saremo sempre in giro, non abbiamo molta scelta. I clandestini vengono finalmente rilasciati dalla dogana così guadagniamo l’uscita passando un ulteriore metal-detector, in uscita? Mah! Ci dividiamo in 3 taxi e partiamo verso l’albergo, i pedoni slalomeggiano tra le auto e la guida non sembra proprio delle più sicure, ma siamo in vacanza! Casablanca ci accoglie con un bel tasso d’inquinamento nell’aria a malapena sopportabile, mi ricorda molto il Cairo, altro che Milano con il suo eco-pass! Dopo aver sondato le diverse versioni delle stanze, da curiosi quali siamo, ed esserci dati una rinfrescata, ripartiamo alla scoperta della città. Passeggiando arriviamo all’ingresso della medina dove i carretti con pane, fichi d’india, arance, datteri, … emanano i loro profumi prendendo, talvolta, il sopravvento sull’odore di benzina e gasolio. Curiosa l’ordinata disposizione di scarpe, camicie e altre mercanzie. Passiamo davanti alla Grande Moschea e Francesca, cui tutti noi abbiamo prestato qualcosa in mancanza del suo bagaglio, si avvicina per chiedere se possiamo entrare. Mentre l’uomo sulla porta risponde gentilmente, l’animo di altri uomini comincia a infervorarsi, quindi proseguiamo osservando la preghiera mussulmana attraverso le porte aperte. Riky scatena l’inveire delle donne sedute fuori quando tenta di scattare una foto: stiamo facendo tutto quello che non si deve fare! Dirigiamo verso la moschea di re Hassan II percorrendo Boulevard des Almohades con un passo che, sicuramente, ci porterà ad arrivare in ritardo all’appuntamento con il gruppo Roma. La moschea, in riva al mare, si staglia imponente e maestosa, davanti ai ns occhi, quando il sole è quasi tramontato. I colori della pietra, le varie gradazioni d’azzurro, la lavorazione che sembra quasi un merletto; avresti voglia di sederti su un gradino e restare in contemplazione, ma il tempo corre, quindi prendiamo la strada per l’albergo. Incontriamo, finalmente, il gruppo Roma con cui cominciamo a fare amicizia e, poco dopo, arrivano gli ultimi 2, Walter, il ns capogruppo e Pio, il ns napoletano cui rifiliamo la sola della cassa (inversione di ruoli :-)). Andiamo a cena oramai tardi, il ristorante prescelto è chiuso, gli altri che incrociamo hanno chiuso la cucina, così optiamo per un kebabbaro oramai allo stremo delle forze. Dopo esserci rifocillati, ahimè, senza liquidi sostanziosi, torniamo in albergo per un sonno ristoratore, almeno si spera.
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