Partenza per il parco di Liwonde, un lungo viaggio con le montagne che si stagliano all'orizzonte, proviamo nuovamente a visitare una fabbrica del tè ma, mentre la 1a volta il proprietario era partito per le vacanze, questa volta uno dei soci è deceduto ieri, quindi nulla da fare, che sfiga! Nella visita al parco osserviamo impala, babbuini, facoceri, diversi uccelli e, infine, una romantica passeggiata di un gruppo di elefanti con i piccoli al seguito. Il ns autista teme molto questi ultimi, nella loro memoria è ancora presente lo sterminio perpetrato in Mozambico dal quale sono stati importati. Torniamo al tramonto, dal finestrino scorgo la palla infuocata che scende tra gli alberi, peccato non riesca ad immortalare questo momento, ma sono dalla parte sbagliata del pulmino, e d'altra parte preferisco godermi di persona uno dei leggendari tramonti africani. Avanzando verso l'uscita al buio, quasi investiamo un altro gruppo di elefanti, in silenzio aspettiamo che attraversino la strada. Quando arriviamo al campo siamo stanchissimi, velocemente decidiamo come suddividerci tra tende e camerata, organiziamo la cucina da campo che elargisce fusilli con ragù, carne in scatola con verdure e parmigiano. Divoriamo tutto gustando i sapori di casa e accompagnando la cena con vino rosso locale. A fine pasto un dito di rhum e, già abbastanza alticci, spariamo le ultime stupidate al bar dell'olandese che ci ospita, giocando a freccette in modo pietoso. Arranchiamo verso i letti per una notte di battaglia con le zanzare che non smettono di ronzarti attorno nonostante le zanzariere. Nel cuore della notte i rumori 'selvaggi' mi destano più volte, forse un elefante è appena fuori, sento uno sbattere come fossero le orecchie in movimento. Affatto preoccupata, anzi, col sorriso sulle labbra, dormicchio fino a quando la luce e GG che scatta foto, mi destano.
Torniamo al parco per osservarlo alla luce del mattino, ancora animali, ahinoi meno di quelli che speravamo, rientriamo al campo per la colazione casalinga e dirigiamo, accompagnati dall'olandese, verso il fiume ove troviamo 2 barche con cui navighiamo incontrando ippopotami, aironi, elefanti, coccodrilli, incrociamo alcuni locali che languidamente pagaiano appollaiati nelle loro barche, tutti salutano amichevolmente. Organiziamo un bagno fuori bordo con un minimo di privacy per un'urgenza, eheheh. A fine giro ancora una birretta a rinfrescare le gole arsiate e si riparte, durante la sosta per il cambio danaro, rigorosamente in nero, mi accorgo della bakery dove acquistiamo pane e un dolce con all'interno un impasto di banane e frutta secca, buono :-) Le banane si comprano dalle venditrici ambulanti che le trasportano sulla testa e divento un'esperta nel lancio della buccia dal finestrino...anche le capre devono mangiare! Affino la tecnica dopo aver quasi colpito uno in bicicletta. In una delle soste il pulman non riparte più, senza scomporsi e prima di capire l'intenzione, l'autista scende e chiede aiuto ai ragazzi stipati sul pick-up avanti noi, questi scendono giù e spingono il pulman con noi tutti dentro insieme ai ns bagagli fino a quando non si mette in moto. Non mi sono mai vergognata tanto, abbiamo fatto la figura dei bianchi fannulloni che sfruttano gli uomini di colore ma, a onor del vero, non abbiamo avuto il tempo di capire cosa avveniva. Il tratto finale per arrivare a Cape Maclear è un susseguirsi di buche e sterrato...ma dove stiamo andando?! Case e persone vengono illuminati dai fari del pulman, non è tardi ma, essendo inverno, alle 18 è già buio. Troviamo un lodge che ha posto per ospitarci e nuovamente faccio una doccia fredda, ma gradita, dopo tanta polvere. Mi ci vuole un bel po' di balsamo per districare il nido che ho in testa! La stanza è abbastanza pulita, ed il letto, non richiede il sacco lenzuolo: dovendo trascorrere 2 giorni direi che è andata bene! Dopo aver raccolto gli ordinativi per cena, rettificati perchè, come al solito, buona parte del menù non c'è, finalmente un po' di relax. La cena si svolge in riva al lago, con lo sciabordio delle onde che ricordano il mare e le lanterne dei pescatori allineate all'orizzonte, qualche chiacchiera appollaiati sulle sdraio in spiaggia, sembra quasi di trascorrere una vacanza 'normale'.
La colazione del giorno dopo è a base di salsiccia, patatine fritte, insalata (alla faccia di me che non la tocco la padovana rastrella quella di chi le è vicino), uova, pane, burro, marmellata chimica, latte, tè, caffè (finto) e un succo che nessuno ha il coraggio di bere. Ci portano con una barca nell'isolotto di fronte, osserviamo i pesciolini azzurri richiamati dalla pastura e scendiamo a terra, in 2 si tuffano ben consapevoli della cura per la bilharzia imprescindibile, gli altri prendono il sole sugli scogli fino allo sbarco di altre 2 barche cariche di adolescenti che quasi mi calpestano, ovviamente ho scelto lo scoglio migliore! Risaliamo sulla barca per vedere le fish eagle, i marinai le richiamano fischiando, urlando i loro nomi (?!) e lanciando pesci in acqua che i rapaci catturano sotto i ns ripetuti scatti; sono bellissime e maestose nel loro volo. Si torna al lodge, si spilucca qualcosa e si prende un po' di sole in spiaggia, circondati dai bambini animati dalla piccola napoletana, e dai venditori di artigianato locale. La gondoliera esibisce i suoi vestiti per barattarli con le mercanzie degli artigiani che la guardano straniti, inversione di ruoli? Nel tardo pomeriggio un giro in paese, lungo l'unica via di terra battuta, molte case di fango e paglia, qualcuna in mattoni, qualche localino, i bambini che chiedono di essere fotografati per guardarsi poi nella macchina sghignazzando: vestiti stracciati, capelli arruffati, piedi nudi, qualche eczema e occhio chiuso e lacrimante, il mocciolo al naso, ma ti sorridono, ti salutano, ti prendono la mano, giocano tirando calci ad un cartone che credo sia di latte, e scopro poi essere la loro birra, dai racconti di GG. Ancora una volta pensi ai bambini italiani e scuoti la testa senza saperti dare un perchè. Tornando indietro si fanno acquisti, compreresti tutto per riempire le valige svuotate dei vestiti che doni e che sono così pochi, vorrei averne portati di più. Trotto verso il lodge agognando una doccia ma non c'è luce nè acqua, ritorna quando la cena è pronta. La beef è un sasso immangiabile, così viene chiesto pollo in sostituzione, mentre il pesce è buono e le patatine fritte sempre ben accette. Ultima notte a CML, domani la sveglia è all'alba, quindi si va a dormire presto.
Sgusciamo fuori dalle stanze con il sole ancora nascosto dietro le montagne, ma c'è abbastanza luce, sono le 5:45. Sulla riva una moltitudine colorata lava le stoviglie con la sabbia, fa il bucato, detergono loro stessi, qualcuno facendo lo scrub con la sabbia o levigando le callosità dei piedi su una pietra, lavano i denti bevendo quella stessa acqua e risputandola, risciacquano il grano bianco base della polenta tipica, i pescatori tornano con il loro carico di pescolini, più piccoli delle ns acciughe, messi poi ad essiccare, pochi pesci un po' grandi, cani che parrebbero randagi, difendono invece chi gli è accanto, papere e polli che scorrazzano liberi, insomma, se non lo vedi con i tuoi occhi, stenti a crederlo. Mentre il sole si leva, la vita, in tutte le sue sfaccettature, inizia sulla riva del lago Malawi. Ripartiamo dopo colazione e sostiamo al museo di Chamare, a Mua, per una panoramica sui Chewa, Yao e Ngomi; particolarmente interessante la sala, delle 3, con le maschere rituali, una dedicata a Papa Giovanni per la sua visita. Successivamente visitiamo una fish farm dove vengono raccolti e selezionati i pesci per acquari di Europa e America. Mah, preferisco vederli nel lago piuttosto che in queste vasche di cemento e l'acquario, per quanto suggestivo in casa con le luci soffuse, non mi alletta affatto. Una puntatina veloce al pontile che si allunga sul lago e muoviamo verso la crocco-farm. Per quanto affascinanti nella loro primordialità, tutti quei coccodrilli di varie dimensioni, stipati nei recinti per diventare scarpe, borse o cinture dopo 3 anni, mi fanno tenerezza, preferirei fossero liberi, per quanto pericolosi. Tra l'altro, questa compagnia, raccoglie le uova in esterno senza preoccuparsi del ripopolamento. Ripartiamo per la missione di Don Bosco a Nkhotakota. Ad accoglierci, oramai al buio, padre Luis, che squisitamente ci ospita per cena, pernottamento e colazione. Mentre il genovese resta chiuso in bagno, ceniamo con polenta bianca, riso, carne, pollo, cavolo, patate e degli uccelletti simil quaglie. Recuperiamo lo sfortunello tra le risa generali, anche dei preti, e diamo il via alle danze cui partecipo senza troppo sforzo ;-) Mai avrei creduto di ballare con dei preti, in una missione africana e caspita, come si divertono, e che bel movimento di bacino!
Il mattino dopo prevede una visita alla Chiesa ed alla scuola, nella 1a si tiene lezione di catechismo, tal volta si levano i canti che avevo udito destandomi, nel cortile della 2a un drappello di militari si è accampato per le esercitazioni, ci sono anche donne. La scuola, chiusa per ferie, si compone di 14 aule per circa 2700 bambini, suddivisi su 23 insegnanti, mancano banchi e sedie, quindi i bambini sono costretti a terra, durante le lezioni, e molti restano fuori, quando il tempo lo permette. Salutiamo i ns ospiti lasciando gli indirizzi mail a padre Luis, l'idea di avere un contatto 'reale' per poter far arrivare aiuti piace a molti: grazie internet! Il pulmino punta verso Nkhata Bay, il paesaggio cambia, la vegetazione diventa più rigogliosa, strano, andando a nord, verso l'equatore, mi sarei aspettata esattamente l'opposto. Gli abitanti sembrano meno poveri, quasi tutti indossano scarpe, gli uomini esibiscono cravatte dai colori sgargianti e le donne vestiti 'eleganti'. La struttura dove pernotteremo, si estende sulla collina, tra scalinate di pietra che arrivano fino alla riva del lago, su cui si affaccia. Sulla spiaggia, oltre noi e altri 2/3 turisti, solo i locali che fanno il bagno, prendono il sole e mangiano pollo. Passiamo una mezza giornata di relax adagiati sulla sabbia e la sera gustiamo una cena con un ottimo pesce gatto alla griglia. Mi addormento cullata dallo sciabordio delle onde che s'infrangono sotto le ns finestre.
Il sole è già alto ma la foto è d'obbligo. La scena si ripete, un ragazzo si lava le scarpe in riva al lago, poi i denti, s'insapona faccia e capelli e si tuffa per risciacquare il tutto. Arranchiamo con i bagagli per le scale, li carichiamo sul pulman, e dirigiamo verso Vwaza Marsh Wildlife Reserve. Lungo la strada, ancora una volta, ci fermiamo per il passaggio della presidentessa, incredibilmente lei abbassa il finestrino e saluta noi ed i suoi concittadini: una donna paffuta e sorridente, indossa un vestito ed un copricapo a fantasia, su base arancione vivace, gli occhiali assestati sul naso...curioso fuori programma. C'è da chiedersi quando avremo una presidentessa in Italia, seeee, altro che 3o mondo, siamo noi gli arretrati! A Mzuzu facciamo qualche acquisto per il pranzo e la colazione, Rodrick ci porta al mercato, un vero mercato dai viottoli intricati, peccato non aver il tempo di girarlo. Compriamo il pane e ripartiamo, quando arriviamo, dopo aver incamerato kg di polvere, passata attraverso i vari buchi del pulman, montiamo il campo tendato, sudando 7 camicie. Dopo un pranzo a base di mortadella e formaggio, partiamo per un safari a piedi accompagnati da 2 guardie forestali armate. Incrociamo elefanti, ippopotami, impala e gru, osserviamo il cattura mosca tze tze, confrontiamo le ns orme con quelle gigantesche lasciate nel terreno, torniamo al tramonto lesti, lesti, ripassando per la vegetazione, dato che gli elefanti non ci consentono di proseguire sulla riva del lago. Organiziamo la cucina da campo mentre GG, ed il cassiere, partono con l'autista per un'accurato rastrellamento di birre nei villaggi: 4 qua, 5 la, tutte, rigorosamente, calde :-) Buttiamo i tortellini nell'acqua purificata ove galleggia un sub-strato verdognolo poco rassicurante...ma sì, quello che non t'ammazza ti rende più forte, ed il condimento panna e piselli nasconde tutto! Come 2o, pomodori con tonno, la cena si svolge tra le risa, alla luce del fuoco. Sulle ns teste un cielo nero costellato da migliaia di stelle, e la via lattea, che osservo per la 1a volta. Dopo un giro di rhum, si va a nanna, con la speranza di non essere calpestati da elefanti e/o ippopotami. Durante la notte i rumori del parco e di chi russa, il dubbio sui grugniti è sempre lecito :-)
Di buon mattino smontiamo il campo, il cassiere racconta di aver distinto chiaramente un elefante fuori dalla sua tenda, lo sterco, così vicino, ne è la conferma. Dopo colazione si riparte lungo la strada di terra battuta, a sensazione ci fermiamo in un piccolo villaggio che scopriamo essere deserto, ma ben tenuto. Quando stiamo per andar via, sopraggiunge una donna, con una nidiata di bambini al seguito, Rodrick parla con lei ma non sembra si capiscano molto. Sono a disagio; mi sembra di aver violato la sua privacy, siamo entrati in casa sua, senza permesso, con le macchine fotografiche tra le mani. Ripartiamo ma ci fermiamo nuovamente poco più avanti; questa volta siamo praticamente accolti da tutto il villaggio. Scattiamo foto anche con un ometto buffo, dalle pose più strane, che si diverte molto, e ci fa vedere il suo campo e la sua casa. Quando ripartiamo diamo un passaggio a 3 bambine, lasciandole in prossimità della loro destinazione. Abbiamo risparmiato loro 7 ore di cammino, altro che maratona! Passiamo nuovamente da Mzuzu per gli acquisti, e puntiamo verso Viphya Plateau. La location è davvero bella: una costruzione centrale e diversi cottage, oltre al ns dormitorio, il giardino curato, un lungo pontile di tronchi d'albero che si allunga sul laghetto. Un'isola felice, gestita da un inglese, in mezzo alla sola vegetazione. Dopo un pranzo di salumi e formaggi nostrani, alcuni partono per una passeggiata a piedi, malamente conclusa per una serie di equivoci; poco male, inutile innervosirsi. La doccia è, per la 2a volta, piacevolmente calda, un vero toccasana, dopo tanta polvere. La cucina da campo, con la brace ribelle, elargisce faticosamente penne con panna e salmone, uova strapazzate con pomodori e cipolla, e, nell'attesa, bruschette con olio, sale e pepe. Abbiamo tra noi anche il figlio del proprietario che non disdegna la cucina, nè la ns donna senza la valigia ;-) Tutti a letto presto, la sveglia è alle 5:30.
Un viaggio lungo ed estenuante, il disbrigo delle pratiche per l'uscita dal Malawi e per l'ingresso nello Zambia, il mio passaporto colleziona altri timbri. Poco prima del Luangwa ci fermiamo per una birra, siamo prossimi al tramonto ma non ce la facciamo più, la strada dissestata ha messo a dura prova le nostre schiene. Inizialmente lo Zambia si mostra più 'ricco' del Malawi, le persone sono vestite con abiti nuovi ed alla moda, i banchi della verdura lungo la strada mostrano una varietà maggiore e sono intercalati da scarpe, tessuti, vestiti. Allontanandosi dalla frontiera però il paesaggio cambia, diventa brullo e lungo la strada i villaggi si compongono di capanne circolari di fango e paglia, i bambini urlano e salutano con la mano. Dopo la sosta ripartiamo ma ci fermiamo per immortalare il sole rosso che tramonta, non importa se monteremo le tende al buio, questa visione è imperdibile e scalda il cuore. Negli ultimi metri incrociamo alcuni elefanti e, all'arrivo alla reception, le giraffe, maestose ed eleganti, sembra quasi siano lì ad aspettarci ed a darci il benvenuto. Montiamo il campo, facciamo una doccia tiepida e siam pronti per la cena; questa volta ci concediamo il ristorante e, sia beef con patatine e verdure, che chicken con polenta e bietole, sono gustosi e cucinati con cura. Alle mie spalle il maxi schermo della natura con gli elefanti che sono così vicini. Uno, a fine cena, si avvicina ancora, è a pochi metri...incredibile. Ritorniamo al campo per una sana dormita ristoratrice, nella notte i rumori delle scimmiette che scorrazzano tra le tende, ed i barriti degli ippopotami nel lago avanti a noi.
Nel campo il movimento comincia all'alba, c'è chi parte per un game drive, noi abbiamo concordato per un tranquillo giro in una fabbrica artigianale di tessuti tribali, per poter dormire più a lungo, peccato che tutto il movimento fuori dalle tende ci desta egualmente. L'ambiente che visitiamo è rilassante; musica di sottofondo, lavoranti all'aperto sotto tettoie che riparano dal sole lasciando l'ambiente areato. Le varie fasi della pittura dei tessuti, completamente manuali, sono estremamente interessanti, gli operai rispondono al saluto con un sorriso gentile. La direzione è gestita da donne inglesi, passiamo nella zona shop, i manufatti sono splendidi ma, controllando i prezzi, sono estremamente cari. La questione è che sebbene i prodotti siano davvero hand-made, quanto del guadagno paga gli operai e quanto è margine? D'altra parte se i proprietari non avessero iniziato l'attività cosa farebbero gli operai? Combattuta da questi dubbi decido di non acquistare nulla preferendo i manufatti venduti direttamente dagli artigiani anche perchè acquistare un copricuscino a 60$ quando buona parte della popolazione è vestita di stracci mi sembra una contraddizione. Sulla via del ritorno facciamo una sosta al mercato per qualche acquisto per la cena, una volta al camping i compagni di classe preparano un ottimo risotto con funghi porcini, erudendomi su quante volte si usano le mutande, sapevo 2, mi stupiscono con 4 :) Si spilucca il parmigiano e si conclude con la papaia acquistata poc'anzi: il pranzo di ferragosto si svolge così, stonato ma gustoso, in Africa. Nel bagno delle donne le scimmiette hanno lasciato una compilation di ricordini, maledette, la ricciolona mora prova ugualmente ad andare in bagno ma, dopo aver appoggiato la mano sulla maniglia, esordisce con un 'Noooo, hanno ca... anche sulla maniglia', scoppio di risa, prendiamola con filosofia! Nel pomeriggio game drive, il perchè del nome sta nel fatto che è un gioco, una scommessa; non si sa a priori se e quanti animali potranno essere avvistati. E' un apoteosi di elefanti, impala, facoceri, volatili vari alcuni dei quali con un piumaggio dai colori brillanti e vivaci che sembra seta, ginette, scimmie, zebre e ippopotami, alcuni scorci sembrano davvero il paradiso terrestre. Mentre il sole scende regalandoci un tramonto da film, ci rinfreschiamo con una birra e ripartiamo con il ns spot man light. Talvolta le narici sono inebriate dall'odore selvatico della natura, più spesso mi sembra di sentire l'odore delle patatine fritte, ma dev'essere suggestione e un po' di mancanza :-) Mentre la luce cerca e carpisce, nel cielo, tinto d'inchiostro, l'impareggiabile tessitura di stelle e via lattea. Il faro illumina il leopardo, tenta di cacciare seppur disturbato dai turisti, è bellissimo, agile e scattante, c'è poco da fare, mi sembra un gattone cresciuto ed io, adorando i gatti, non lo temo, forse anche perchè siamo al sicuro delle ns jeep (scoperte). Dopo 5 ore torniamo al campo per la cena che si compone di affettati, formaggi e pomodori. Un giro di rhum chiude degnamente il pasto, così, tutti a nanna, la sveglia è alle 5:30 per il game drive del mattino.
Il ns ranger è un sudafricano dalla pelle bianca, barba rossa e occhi verdi. Estremamente professionale, aggiunge a quanto visto il giorno prima, l'alba, altri volatili, paesaggi diversi tra cui quello che sembra un cimitero di alberi, le giraffe, specchi d'acqua ricoperti di ninfee. Torniamo per il pranzo a base di cotechino e lenticchie...cucina sempre più appropriata :-) Arsiata, la rossa beve una sorsata da una bottiglia d'acqua sul tavolo, sputa tutto e dall'odore capiamo, senza che ce lo dica, che ha bevuto la paraffina. Si provoca il vomito espellendo quanto ingerito, a parte lo stomaco sottosopra, tra l'altro dal giorno prima, e l'aroma persistente in bocca, fortunatamente non sembrano esserci conseguenze. Nel pomeriggio l'ultimo game drive: spettacolare l'incontro con la leopardessa che, sotto i ns occhi, si desta dal suo riposo e comincia a cacciare l'impala. Ripartiamo e incrementiamo gl'incontri con un bufalo, un serpente mortale, coccodrilli, ulteriori uccelli, manguste, conigli, una specie di puzzola, una bellissima quanto rara, civetta pescatrice. A differenza dei ns compagni sull'altra jeep, non incrociamo il leone, peccato, ma sono pienamente soddisfatta, è il mio primo safari e l'esperienza è stata davvero entusiasmante. Alla sera ceniamo con un improbabile riso con verdure, pomodori e parmigiano. Curo il raffreddore causato dal troppo freddo del mattino, con una generosa dose di rhum e una tachipirina. Domani si smonta tutto e si comincia il viaggio di ritorno. E' l'ultima notte di 'rumori selvaggi' che, non ho dubbi, mi mancheranno.
Al mattino siamo tutti in piedi prima che le sveglie suonino, impacchettiamo tende e sacchi a pelo e facciamo colazione con un tè/caffè disgustoso: abbiamo sbagliato la dose di disinfettante. Saliamo sul pulmino, così come all'andata, buona parte della strada è sterrata, è in preparazione la nuova via asfaltata e non ho dubbi che sarà pronta prima della Salerno-Reggio Calabria ;-) Lungo il percorso ci fermiamo in un villaggio, sono presenti donne e bambini con vestiti logori e sporchi, chi ha una scarpa o una ciabatta sola, una povertà che ti stringe il cuore. Le poche cose che ancora abbiamo, tra magliette, maglioni, pantaloni e penne, le diamo loro che litigano per accaparrarseli. Penso alle penne senza fogli ed al probabile analfabetismo, nonostante tutto, però, ci accompagnano, si mettono in posa per una foto che vogliono vedere sul monitor, e ti salutano con la mano quando andiamo via. Potresti fare così tanto con poco, ma la distanza non te lo permette, e ancora una volta ti senti inadeguato e miserabile, con i tuoi problemi per avere sempre di più: il vestito alla moda, la borsa costosa, ed il diamante più grosso e volgare al dito. Prima della frontiera ancora una sosta in un villaggio, questo è ordinato e pulito, le case di mattoni rossi con il tetto in paglia ed una sorta di vialetto d'ingresso con piante ai lati. Qui nessuno chiede nulla, proseguono nella loro vita tranquilla, sgranando noccioline per poi pestarle e farne farina, un padre semi-sdraiato con la figlia placidamente addormentata sul petto, mentre la madre lava le stoviglie sfregandole con la terra. Ripartiamo e passiamo la frontiera, usciamo dallo Zambia e ri-entriamo in Malawi. Finiamo la benzina 2 volte e siamo costretti a recuperarla con una tanica d'acqua, fortunatamente il distributore è vicino. Arriviamo al lodge a Lilongwe stravolti, solo la voglia di una doccia ed un pasto caldo. Quest'ultimo viene servito con 2 ore di ritardo; il chicken and chips è davvero misero, sogniamo i piatti della cucina italiana.
La notte in camerata scorre nel dormiveglia e la mattina, ancora una volta, si preparano i bagagli, l'ultima colazione in Malawi, un salto per acquistare souvenir con i kwecha rimasti, e ci si dirige in aeroporto. L'efficienza degli addetti al check in è direttamente proporzionale al loro stile di vita, mah, speriamo che i bagagli arrivino dato che non son stati capaci di assegnare posti contigui alle coppie. L'odissea dei voli raggiunge il suo apice a Fiumicino, dove veniamo a conoscenza dell'inesistente prenotazione per Malpensa. Il ns efficientissimo GG attiva chi di dovere, così recuperiamo un volo Alitalia per Linate. A Fiumicino salutiamo i 2 napoletani e l'abbronzatissima bolognese, poi la ricciola ribelle e la bird watcher, infine, oramai a Linate, il gruppo Milano e dintorni. E' finita e si torna a casa accolti da una temperatura di gran lunga superiore rispetto a quella africana, dall'afa opprimente, dagli amici e dagli 'amici' che ci son venuti a prendere. Partire è sempre un'incognita, il prosieguo del viaggio una scoperta giornaliera di persone, cultura, paesaggi, odori e sapori, condivisione. Saluto senza rimpianti l'amata Africa e le persone che mi hanno accompagnato in questo splendido viaggio, non è un addio ma un arrivederci...
Frog (alias Rosanna)
Bellissimo!....mi son commossa :-)
RispondiEliminaHIHI divertente, brava, sai anche scrivere bene! ;)
RispondiEliminaGrazie, troppo gentile ;)
RispondiEliminaValigia? Non pervenuta!
Dipende dall'ispirazione e, nei viaggi, ne ho sempre molta!
RispondiEliminaGrazie...dovrei farti conoscere una salamella che ha la tua stessa passione :)
Brava Frog, sei bravissima a scrivere e le foto mi hanno commossa.... spero di riuscire un domani ad andare con la mia famiglia, a Davide piacerà sicuramente moltissimo questo viaggio :-)
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