mercoledì 23 ottobre 2013

AMSTERDAM MARATHON: PROPRIO UNA BELLA FESTA


Inizio in medias res: dal 25° Km alla fine ho pensato intensamente a questo blog, in particolare al titolo da dare al post. Era un modo per non disperare!

Mi sono venuti in mente i seguenti titoli, che ho eliminato uno ad uno, fino a focalizzare quello che è rimasto: «Amsterdam Marathon [AM]: devo sempre correre da solo (in mezzo a 12 mila atleti)?»; «AM: chiedo scusa a tutti»; «AM: mi veniva da piangere»; «AM: quanta bella gente»; «AM: quanto manca ancora?»; «AM: incontri sorprendenti»; «AM: cos'abbiamo perso adesso?», più qualche altro che è svanito in fretta dalla mia memoria. Giustamente però ha prevalso la percezione della gioia fresca e sorridente della moltitudine di gente che stava sul percorso, unita ad una giornata che insperabilmente ci ha regalato addirittura sprazzi di sole e un'aria limpida e tersa: proprio una bella festa.

Il flashback allora ci riporta all'incipit, quando siamo partiti da Malpensa, in 8 (2 atleti + lo staff di specialisti in turismo): è stato l'inizio di una serie infinita di contrattempi. Però attenzione! Per motivi di riservatezza i nomi sono di fantasia: se vi pare di riconoscere qualcuno, è assolutamente casuale.

Fin da subito (non siamo ancora entrati nell'aeroporto) Peppì scopre di aver perso gli occhiali e non riesce a leggere i dati contenuti sul proprio biglietto (il check-in si fa on-line), per cui deve dirigersi ad acquistarne un paio nuovo (marroni: si scatena la discussione sui suoi gusti estetici). Ognuno porta con sé il proprio trolley come bagaglio a mano e, con qualche controllo ripetuto e con addosso qualche capo in meno, tutti riescono a varcare la zona del metal detector. Però all'imbarco non si salva nessun trolley: tutti stivati, con parecchi mugugni (mi salvo solo io che astutamente portavo uno zainetto, contenente la preziosa divisa da gara che non poteva assolutamente finire a Tel Aviv piuttosto che a Lisbona). 
L'arrivo ad Amsterdam (qui si colloca la scoperta che il lucchetto della valigia, probabilmente chiuso male, è andato perduto) è degno del miglior Fantozzi. Dobbiamo prendere il 197 o l'N97 per andare in centro città (mi ero documentato io), ma dove caspita si comprano i biglietti?

Non siamo forti in inglese, ma comprendiamo che si acquistano fuori, sul piazzale. Eppure non c'è nessuna edicola né distributore automatico. Intanto passa un 197. Vaghiamo come disperati, con le nostre valigie, da un marciapiede all'altro e non troviamo soluzione, mentre, com'è ovvio, ciascuno propone qualcosa a caso (ritorniamo dentro: si compreranno lì; io vado a chiedere a quel tipo là in fondo; vado là da quell'autista a chiedere, voi non muovetevi; cosa ti ha detto? Non ho capito).
Alla fine (invece non lo è ancora), ecco la risposta: si comprano sull'autobus, direttamente dall'autista (ad Amsterdam è un'opzione possibile con qualsiasi mezzo di superficie, ma ovviamente allora non lo sapevamo).

Quando ci dirigiamo verso un 197 arrivato da poco, ci si rivolge un ometto dall'aria gioviale posto in un pullmino aperto sul fianco, tipo biglietteria (nooooo: ecco la biglietteria!). Riuscire a capire qual è il biglietto che fa al caso nostro non è semplice, ma quando proviamo a chiedere dell'N97, proprio non ci capiamo. Allora l'ometto esce dal suo "ufficio" e, con il pollice sull'1 di 197, ci mostra che l'N97 non è altro che il 197 con la N al posto dell'1 e la N indica la notte: è lo stesso bus quando fa servizio notturno. Figuraccia che ci squalifica: per fortuna non potevamo essere riconosciuti come Salamelle, altrimenti rischiavo la mozione di sfiducia al prossimo direttivo.

La decisione di dividerci (io e Peppì a ritirare i pettorali e gli altri direttamente all'albergo) non è stata facile, ma è stata giusta. Già, ma a quale fermata scendiamo? Ovviamente sbagliamo la fermata (andiamo "lunghi"), ma riusciamo ad arrivare allo stadio olimpico, da cui partirà la maratona, e poi al Marathon Expo.

Gli altri, invece, arrivati all'albergo, scoprono che non ci sono le nostre camere, cioè non c'è nessuna prenotazione a nome nostro, cioè c'è solo la camera di Peppì e non le altre tre (riesco a rendere l'agitazione del momento?). E tutto solo in inglese. Scopriamo che l'agenzia, con una superficialità inqualificabile, ha comunicato per mail la prenotazione in italiano e, di fronte ad una richiesta di traduzione in inglese, non s'è più fatta viva. Ma noi abbiamo pagato!

I due addetti della conciergerie, dopo aver offerto la colazione (per guadagnare tempo e cercare di capirci qualcosa), consegnano la chiave della camera di Peppì, che viene immediatamente invasa dai bagagli di tutti e 8. Qualcuno azzarda se si riesce a dormire tutti lì, anche per terra. Decidiamo di fare un giro di perlustrazione del centro città: un tour in barca sui canali è proprio quello che ci vuole. Poi qualcosa da mangiare. Ecco, questo è il momento nel quale ci arriva la telefonata dall'hotel: è tutto a posto; solo, qualcuno farà una notte in un altro albergo (sulle 2 totali). Di più non capiamo: ancora tutto e solo inglese.

Tornati in hotel troviamo un altro concierge, che pare non sapere niente. Dopo un po' di schermaglie verbali, anche un po' seccate, veniamo a sapere di avere 2 camere qui (quella di Peppì + un'altra), mentre gli altri 4 dormiranno insieme in un altro hotel delle vicinanze, in una camera sola. Ma solo per questa notte e gratis, senza pagare nulla all'altro albergo.

L'hotel è effettivamente vicino e, per fortuna, ha vicino anche un buon ristorante di tipo argentino (buona la carne, ma niente carboidrati). Al mattino (ecco: è il grande giorno), di buon'ora siamo alla fermata del tram 24 che ci porterà fino allo stadio (solo io e Peppì, perché gli altri se la prendono comoda - e poi sapremo anche abbondante, riferito alla colazione). C'è già un danese; arriva un prestante tedesco con gradevole compagnia. Ma il tram? Vuoi vedere che non c'è perché fa proprio il percorso della maratona? 

Eh, già. Allora a piedi. 1 km e mezzo scarsi fino allo stadio, insieme con tanta tanta tanta altra gente.

La partenza è alle 9,30 e noi arriviamo alle 9 passate. Consegna borse, un po' di stretching e poi l'ingresso nello stadio. E invece no: non si riesce ad entrare, tanta è la fiumana e piccolo l'accesso. Quando i primi partono, noi (e migliaia di altri) siamo ancora fuori: riusciremo a transitare sotto la partenza rispettivamente 16 min. (io) e 21 min. (Peppì) dopo lo start. Il percorso è piacevole, l'aria fresca, la gente già sul percorso con strumenti rumorosi di incitamento. Riesco perfino a vedere e a farmi vedere da Aurora e Gina poco dopo il 5° km (zona nostro hotel), nonostante la fiumana di runners.

Tutto liscio fino al fiume, dove ci aspettano 10 km extra-cittadini, 5 in andata e 5 in ritorno sulla sponda opposta. Lì inizio a soffrire, ma è un fatto mentale - mi dico. Il tempo è più alto di quello parziale di Roma (il mio best record), ma non di molto.

Cerco di tenere d'occhio le bionde (ce n'è un'infinità) per vedere se qualcuna più o meno ha il mio passo. Per la verità c'è anche una mora francese (del Triathlon Chambéry) che potrebbe essere una buona compagnia, ma va un poco più piano e poi non è bionda (amo la coerenza).

Mi attesto allora su una con maglietta gialla, che pare grintosa al punto giusto e non dà a vedere di soffrire granché. Io invece no. Comincio a dubitare delle mie possibilità ed allora rallento. Perdo poco per volta la bionda in giallo e non trovo altre traghettatrici, soprattutto perché mi concentro sempre più su di me e sul piede che ha cominciato a dolorare.

Finché, passato il 25° km, decido di interrompere la corsa e di mettermi a camminare (il racconto era iniziato qui). Non riuscirò più a correre per più di 1 km - 1 km 1/2 continuativi. Però nessuna tentazione di ritirarmi (avevo detto prima di partire: «Piuttosto 6 ore, ma arrivo fino in fondo»).

Questo è il momento (chiamalo momento: 2 ore e passa) dei pensieri e dell'osservazione della gente attorno, che è davvero bella e partecipante, tutti.

E' anche il momento nel quale finalmente vedo i pacers (i palloncini segna-ore), quando mi superano: prima quelli delle 4 h (al 29° km), poi quelli delle 4h1/2 (al 37° circa). Finalmente, perché non li avevo proprio visti quando li superavo io, tenendo conto che da sempre cerco quelli delle 3h45' (e prima o poi li troverò). Per questo, un titolo possibile si riferiva al mio correre da solo, cioè senza palloncino, nonostante le migliaia di atleti.

Sorpresa: c'è anche un'abbiatense, che io non conosco (mi pare attorno al 35° km), ma che riconosce la maglietta delle Salamelle. Mi incoraggia a correre con lei, piano (tra l'altro, è bionda, quindi andava bene), ma non ce la faccio. Dalla lettura dei risultati, credo che sia Elena, arrivata 3' prima di me al traguardo (se mi leggi, batti un colpo! Anche perché ti aspetto con le Salamelle, la prossima volta).

E' tutto davvero bello ed entusiasmante, tanto che in qualche momento mi viene il magone dall'emozione che provo. Anche il pensiero di essere atteso inutilmente all'arrivo e di non poter far sapere che sto bene, mi inquieta. Tanto più che ogni tanto si sente la sirena di un'ambulanza e vedo pure un atleta a terra, soccorso, ma in condizioni davvero precarie.

Intorno a noi, non c'è nervosismo né impazienza neanche tra quelli che sono in coda per riuscire ad attraversare la strada su uno stretto ponte pedonale, ma addirittura alcuni di loro ci incoraggiano, noi che li stiamo costringendo a stare in coda (il confronto con Milano, Lucca ed in genere le altre città italiane mi viene spontaneo).

Molti incitano chiamandoti per nome (lo leggono sul pettorale), con accenti vari (la pronuncia italiana probabilmente non è semplice, dal loro punto di vista). E' tutto davvero bello (devo averlo già detto).

Dai, gli ultimi 2 km li faccio tutti insieme! E per fortuna, se no Aurora e Gina mi fotografavano che camminavo (perché erano fuori dallo stadio, a circa 800 m. dal traguardo) e non dentro, sugli spalti.

Poi il finish, la medaglia, il ristoro, il cambio, la ricerca di un qualunque posto dove mangiare qualcosa (e bere), la doccia, un po' di riposo (poco poco) e la continuazione del giro turistico di Amsterdam: non possiamo perdere tempo. Ma quando ci si può sedere, non mi faccio pregare. Però non entro nelle case del Red Light District con la scusa di dovermi mettere seduto un po', anche se credo che mi avrebbero fatto entrare ed accomodare senza problemi (magari uscire sarebbe stato più difficile).

Finito? No. Facciamo ancora in tempo a perdere un maglione sul tram, a festeggiare il finto compleanno di Peppì (così paga le birre), ad avere di nuovo stivati i nostri trolley (arriviamo sempre tra gli ultimi all'imbarco), a non trovare la ricevuta del pagamento del parcheggio a Tornavento di Lonate Pozzolo (vicino a Malpensa, in Italia, ovvio).

Non abbiamo perso la testa (ben attaccata al collo, fortunatamente), né la dignità di gloriose Salamelle, né la voglia di divertirci correndo.

Però la prossima volta prometto che ascolto Aurora ed il fisioterapista che non volevano farmi correre (a meno che mi dimentichi della promessa).

13 commenti:

  1. Ebbene sì Lidio, ero proprio io l’abbiatense che ti ha incrociato dopo il 30°, ed è stata una bella sorpresa anche per me. Ritrovare la maglietta verde delle Salamelle mi ha fatto sentire a casa, come se fossi a correre una delle tante tapasciate domenicali delle nostre zone, in un momento in cui avevo bisogno della carica per andare avanti.
    E’ stata la mia prima maratona e come te ero acciaccata, a causa di una fastidiosa tendinite che ha compromesso l’ultimo mese di preparazione. Ora non ci resta che rifarci alla prossima maratona!!!

    ps: mi sa invece che tua moglie la conosco, fa mica la pendolare sulla MI-MO?

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  2. Grande Elena!
    Ti conosco indirettamente per amici in comune (Andrea, Nicola) e perché ricordo che hai partecipato alla Salamellando quest'estate.
    Se mi dai appuntamento alla prossima maratona, credo che cancellerò l'ultima frase del post, che si riferisce ad una promessa che già mi pento di aver fatto.
    Saluti anche da Aurora, che maratoneggia su e giù per la MI-MO, anzi sull'S9, con una costanza davvero ammirabile.

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  3. Ma allora il prossimo appuntamento potrebbe essere la prima mezza del duo Andrea-Nicola! I ragazzi si stanno già preparando per il loro battesimo sulla 21 all'inizio dell'anno prossimo ed io non mi voglio perdere il grande evento. Bisogna assolutamente organizzare un gruppo di sostegno!

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  4. Che emozione deve essere stata.
    Alla fine correvi contro tutti .... gli imprevisti :-)
    e che corsa hai fatto.
    Ma alla fine il Peppì (nome di pura fantasia) quanti anni compiva?
    Allora eravate Voi fuori dal Parcheggio di Lonate in situazione "pre-scontro verbale"?

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  5. Il Peppì s'è dimostrato moooolto giovane, al punto che non perdeva occasione per attaccare bottone con qualunque cosa (leggi: persona) che respirasse, soprattutto durante la maratona: nel total time è arrivato ancora dopo di me, pur battendomi nel real time.
    Da Lonate Pozzolo siamo fuggiti il più rapidamente possibile, anche perché i parcheggiatori avevano visibilmente voglia di andare a dormire (era quasi mezzanotte ed al mattino alle 5 già la gente arriva per il primo volo), e non di discutere, per cui convincerli è stato facile. Oltre tutto, avevano ritrovato loro gli occhiali di Peppì, sulla navetta dell'andata, e li avevano conservati, per cui era della brava gente

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  6. Mitiche Salamelle:-)...sia gli atleti che gli accompagnatori!!! Non vi siete fatti mancare nulla!!!! Complimenti per il racconto esilarante e per aver concluso vivacemente la Maratona di Amsterdam...splendidi e insuperabili!!!!!

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  7. La vivace conclusione della maratona è consistita nel sedermi - finalmente - su una panchina, mentre Aurora e Gina cercavano un contatto visivo con Peppì (chissà dov'era e con chi era e perché non si vedeva anche se doveva essere arrivato da almeno 20'?).
    Il mio è stato un «Ahhhhhhh!» con sospiro finale, in perfetto sincrono con un atleta spagnolo o messicano, che, ridendo, si è rivolto a me con un «Ah Ah Ah amigo».
    Sull'insuperabile nutro qualche riserva...

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  8. ah ah ah...assolutamente fatemi sapere quando e dove farete la prossima maratona perchè mi aggiungo agli accompagnatori!!!!! siete troppo simpatici!!!!

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  9. Quanto riso, non amidaceo, siete proprio delle macchiette!
    Ho disertato l'invito di Peppì ma con il tuo scritto hai ben reso questa esperienza unica...unica in tutti i sensi :)
    Inesauribili Salamelle!

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  10. grande Presidente,ci siamo proprio divertiti e noi nelle vesti di accompagnatori siamo specializzati. Preparati insieme al tuo amico Peppì per la prossima

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  11. Domenica post Amserdam, volevo smaltire i bei 42,195 km andando a Veniano. Perdurando il clima olandese "disavventuroso", la mia Camilla ha deciso di lasciarmi a piedi. Poverina, magari lo ha fatto per me, avrà voluto farmi riposare.
    Opto per Garbagnate. Invio un sms al mio Presidente. In risposta ricevo che stava andando da altra parte, va bene, inoltre nessuna Salamella di Abbiategrasso andava alla tapasciata in calendario. La mia sorpresa è schizzata ben oltre la umana immaginazione.
    In questi giorni, ho saputo che si è tenuto un Direttivo dove sono state decise le iniziative da intraprendere per il fine 2013 e per il 2014. Mi chiedo se non è il caso di rendere pubbliche le decisioni prese. Forse lo statuto non lo prevede? Bene cambiamolo. Scusate ma quello che ho dentro devo tirarlo fuori, altrimenti al più presto mi ritroverò a correre da solo.
    A proposito di correre, stamattina ho corso in "autonomamente-organizzata" una gran bella sgambata da casa mia giù al Ticino, passando per via Chiappana e poi ho bissato lungo il canale scolmatore. I miei 25 km promessi a me sono stati fatti, sotto una pioggerellina lombarda che bagna al punto giusto per non farti avere sete e caldo.
    Peppì

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  12. Ma che c'entra con Amsterdam? Il riferimento al "post Amsterdam" ed al "clima olandese" non giustificano questo post, che semmai può essere intitolato «C'è qualcosa da cambiare nelle Salamelle» o giù di lì.
    Lasciamo spazio alle discussioni, ma ogni cosa a suo tempo, nel luogo adatto e con gli strumenti idonei.
    Ora posso solo rispondere così:
    1) la riunione del Direttivo si è effettivamente tenuta (1 mese e mezzo fa), come ho fatto sapere nella mail inviata a TUTTI (anche a te, Peppì) l'11/09;
    2) ha discusso 8 punti, 5 dei quali sono stati fatti conoscere mediante la stessa mail o in quella successiva del 24/10;
    3) non abbiamo uno strumento per far circolare le notizie a beneficio di tutti se non la mailing list (a meno che si voglia pubblicare tutto sul sito, ma non ne vedo l'utilità generale)
    4) i 3 punti verranno fatti conoscere quando sarà utile ed opportuno, nella massima trasparenza, ma senza voler mettere troppa "carne al fuoco", perché ogni punto prevede anche delle azioni e degli impegni e - per quanto riguarda me - ho energie e tempo limitati, per cui cerco di suddividere in modo spero ordinato ed organizzato quello che devo fare.
    5) con riferimento a Kant ed al suo imperativo categorico: se tutti si permettessero di parlare in libertà come Peppì nel post a cui sto rispondendo, aumenterebbe solo la confusione.
    Quindi: prima ci si documenta, poi si esprimono opinioni.
    Peppì, stavolta hai proprio "toppato" e te lo devo dire "coram populo", perché tu hai parlato "coram populo", non in privato.

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  13. Mi spiace, non essermi saputo esprimermi, o.....o non essere stato capito. La mio disappunto è che nessuna Salamella di Abbiategrasso sia andata alla tapasciata proposta. Sull'impegno del Presidente tanto di Cappello, sono fermamente convinto, che nessun altro di noi, abbia le stesse capacità.
    Che io abbia "toppato" ho dei seri dubbi.
    Comunque andiamo avanti a correre che è meglio e ci divertiamo di più.

    Peppì...

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