sabato 19 ottobre 2013

TUTTO BOLIVIA






Il volo parte in ritardo ma parte. Santa Cruz ci accoglie all'alba con una temperatura gradevole, il controllo passaporto è lungo, la coda arriva fin sulle scale e ovviamente si sceglie sempre quella sbagliata. Al mio turno: "Ahhh Italia, Milano, Milan o Inter?", "Juve" rispondo sorridente all'ufficiale. Passo fortunatamente indenne il toto controllo bagagli: schiaccio il pulsante e spero nella luce verde altrimenti avrei dovuto nuovamente saltar sopra la valigia per richiuderla. Il traffico d'inizio giornata verso il centro della città è caotico, ma arriviamo nella piazza centrale quadrata su cui si affaccia il palazzo del governo e la cattedrale, saranno tutte così, da lì spedizione punitiva in una caffetteria a suon di tè, caffè e torte giganti dall'aspetto molto calorico; come resistere ad una fetta di torta del peccato, cioccolata pura! Dopo aver ri-equilibrato i pasti mediocri del volo, andiamo a zonzo per la città anche se non c'è molto da vedere, a parte il caotico mercato, fulcro e rappresentazione di vita comune. E' organizzato in settori, l'ultimo che visitiamo è quello dei vizi dove Enio, il corrispondente in loco, compra le famose foglie di coca, di cui i miei colleghi si son raccomandati di farne un uso parsimonioso, mah, neanche fumo! Lui si piazza una bella manciata in bocca usando come attivatore del bicarbonato e la palla gli deforma una delle guance, sarà un vizio comune sia per uomini che per donne. A pranzo un sandwich gigantesco  al pollo e la prima birra Pichena, tornando al pullman una tappa per il primo acquisto di statuine e si torna in aeroporto. Il volo per Sucre è così veloce che la hostess non fa in tempo a distribuire beveraggi che deve ritirare la basura. 4 taxi ci portano al ns mezzo albergo, sì, sì, è proprio diviso, come i 2 coniugi che lo gestiscono, per passare dall'ingresso devi sostenere la prova magrezza :) Ripartiamo per un giro in città dagli edifici intonacati di bianco e la sera, dopo aver assistito alla parata per la festa d'indipendenza, a cena nel ristorante la cui terrazza si affaccia sulla piazza 25 Maggio. Ci credo che le boliviane sono abbondanti, le porzioni nei piatti sono notevoli anche per uno stomaco allenato come il mio! "Credo che cipolla e peperoni m'inseguiranno per tutta la notte", è questo l'ultimo pensiero prima che sopraggiunga il sonno.

Colazione al mercato; la sciura ci porta tè, latte con caffè, pane e marmellata, ovunque boliviani elegantemente vestiti di nero che mangiano con gusto laddove non tutti azzarderebbero, io invece sono così contenta di mescolarmi tra loro. Oggi è festa nazionale; un'interminabile parata delle varie istituzioni che a stento riusciamo ad attraversare, tanti visi femminili e maschili ma la bellezza, per i miei parametri, non gli è propria. Il giro della città è, ahi noi, poco proficuo giacché è tutto chiuso. Mañana, mañana, ma noi mañananon ci siamo! Comunque è piacevole vagare per le strade, osservare le Chiese candide che s'innalzano verso il cielo azzurro quando vanno via le nuvole, incrociare le donne che fanno oscillare le tipiche gonne sui fianchi generosi, indossando lo scialle e la bombetta sulle lunghe trecce nere che terminano con i pom-pom, assistere alla partita a calcio balilla San Marino contro il resto d'Italia che rivela una Serena non così tranquilla :) Nel tardo pomeriggio si riparte in direzione Potosì, stipati nei taxi arriviamo alla meta: l'importanza del bagaglio piccolo quando lo spazio è liminato! La sera ceniamo tardissimo nell'unico locale aperto, sta cavolo di festa ha già rotto, tutto cerrado! Il mal di testa da altitudine si presenta a diversi, a me più che agli altri o semplicemente accuso maggiormente, comunque non si molla e la zuppa di quinoa è una delizia, altro che la carbonara di Gaspare.

Visita alla miniera di Cerro Rico: tutti vestiti e con l'elmetto luce dotato, scendiamo nelle viscere della terra. L'essere alti non è un privilegio, spesso bisogna piegarsi parecchio laddove la roccia è più debole quindi il buco è più piccolo per evitare frane. Diamo i regali ai minatori che incontriamo: aranciata e foglie di coca. Le foglie sono essenziali, se ne mastica una gran quantità con un reagente, dolce e salato a seconda dei gusti, per togliere fame, sete, sonnolenza, per avere forza e per accumulare, insieme alla poltiglia, le polveri respirate giacché le maschere non sono previste con la dotazione, maschere che invece noi indossiamo, e di polvere ce n'è parecchia. La guida spiega che i minatori sono molti rispettati in quanto principali fautori dell'economia locale: la parola di un minatore vale più di una firma dal notaio. Anche noi proviamo a masticare le foglie, il sapore è amarognolo e il piccolo quantitativo mi anestetizza leggermente la guancia. Torniamo e andiamo a pranzo in un locale tipico scelto a caso tra i pochi aperti, le cibarie sono gustose e abbondanti, c'è anche il lama, un po' duro ma saporito. Nel pomeriggio un giro veloce alla Casa de la Moneda e si riparte in serata in pullman per Tupiza. Il viaggio è lungo e la giornata è stata pesante ma, in qualche sprazzo in cui sono sveglia, osservo il cielo nero illuminato da milioni di stelle. Arriviamo all'una e lesti andiamo a letto combattendo con il freddo, brrr, w il riscaldamento.

Al mattino triathlon; cominciamo con un giro in jeep osservando panorami suggestivi, conformazioni rocciose rossastre, montagne, vegetazione brulla, cactus. Il pranzo al sacco prevede anche salteñas, un gustoso fagottino di farina di mais con ripieno di carne di lama, avvolto in foglie di mais, slurp. Riprendiamo le jeep e andiamo al maneggio per la seconda fase, quasi tutti inesperti siamo abbastanza comici sui cavalli, il mio poi rompe continuamente le scatole a quello che precede, si fa distrarre dai puledri che ci seguono partendo per la tangente, e cerca di mangiarsi il mio piede sinistro! La passeggiata è lunga e piacevole, ancora panorami da cartolina, quando si torna, però, il cavallo di Eva cade, e lei anche, fortunatamente non s'è fatta troppo male ma che spavento! Riprendiamo le jeep ed un pulmino con le bici per la 3a ed ultima parte, arriviamo su un'altura, indossiamo casco e guanti e giùùùùù per la montagna sulla strada sterrata con i professional che sorpassano tutti per il reportage fotografico a chi passa. Il tramonto incendia il cielo quando siamo quasi arrivati alle porte della città. Torniamo in albergo per l'ultima doccia calda e andiamo a cena in un ristorante messicano non riscaldato, beh, è allenamento per i giorni a venire.

Dopo un'abbondante colazione, come al solito, arrivano le 3 jeep che ci accompagneranno per il tour dei salares, con noi anche generi alimentari e 2 fantastiche cocineros: Maura e Ilda. Il paesaggio è lunare e suggestivo, le montagne dai vari colori: verde, rosso, marrone, nero, bianco su alcuni picchi, la vegetazione sempre più brulla, incrociamo i lama, qualche vigogna. Per pranzo ci fermiamo in un villaggio dove i bambini della scuola stanno facendo le pulizie, alcuni prendono l'acqua dalla fontana e la portano in classe per lavare i pavimenti, ancora una volta penso alla differenza con i ns bambini. Ripartiamo e ancora si susseguono paesaggi mozzafiato oltre al mio ennesimo mal di testa che raggiunge altissimi livelli, ok, ho capito, dopo i 3500 mt devo prendere farmaci per il mal di montagna, la prossima volta parto preparata. La sera cena e pernottamento in una struttura carina ma senza ombra di riscaldamento, speriamo di sopravvivere ai -15° della notte.

Tutti gli strati di vestiti non diminuiscono il freddo, appena arriva l'acqua calda scaldiamo tutti le mani con la tazza di tè e ingurgitando più calorie possibili. Le jeep non partono quindi vinciamo il premio per una passeggiata mattutina in attesa che gli autisti facciano il miracolo e ci raggiungano, nonostante il sole, però, le dita dei piedi e delle mani continuano ad essere congelate. Ci accompagna un cane che cerca di leccare l'acqua congelata e che qualcuno cerca di rompere tirando inutilmente pietre, quando le jeep arrivano salutiamo l'amico a 4 zampe. La prima sosta in un paesaggio che mi ricorda la laguna del lido di Volano, mentre ci disponiamo per una foto di gruppo, Michela incappa in un pediluvio fuori programma; mai fidarsi del ghiaccio. Le cedo un calzino e il mio sacchettino-vomitino (previdente) per non bagnare il piede con la scarpa, mentre la sua calza vaga da un lato all'altro della jeep per l'asciugatura. Passiamo alle lagune; in quella con Dixan Freddy, il ns autista, fa spesa, praticamente una laguna che produce una polvere ottima per il bucato. Pranziamo ad Aguas Calientes dove alcuni fanno il bagno nella acque termali, diciamo che è la scusa per lavarsi con acqua calda :) Ripartiamo nel pomeriggio per la Laguna Verde, Bianca, i Geiser sol de Manana e terminiamo con la Laguna Colorada (rossa), ricca di fenicotteri. Un'apoteosi di colori ai piedi di montagne e vulcani, uno spettacolo per gli occhi che nessun obbiettivo può immortalare nell'interezza delle sfumature, e non me ne vogliano i fotografi. Qualcuno dice "sono già pienamente soddisfatto di questo viaggio". La sera cena e pernottamento nel posto più freddo della vacanza, vacanza? d'altra parte quando c'è un dito d'aria tra la finestra e muro... Festeggiamo il compleanno di Renato, le cocineros hanno preparato anche la torta, e c'interfacciamo con una bimba che dev'essere la figlia degli accompagnatori dei 4 francesi con cui dividiamo l'alloggio. Non ci si staccherebbe mai dalla mini stufa ma ci tocca, il sacco a pelo attende.

La peggior notte che abbia mai passato, a parte il freddo, accumulo l'ennesimo mal di testa con nausea, uff. Ripartiamo dopo colazione e passeggiata mattutina, sta diventando una consuetudine. Prima tappa l'Arbol de Piedra, poi Laguna Honda, Charcota, Hedionda, Canapa dove i fenicotteri sono molto vicini alla riva in un tripudio di scatti fotografici. Il pranzo si svolge in un deserto di pietra che mi ricorda molto la Cappadocia, la cucina offre un pollo gustoso, un tubero tipo patata americana zuccosa, un altro tubero e verdure, gnam! Ripartiamo e ci fermiamo in un villaggio abbandonato con una base militare, ci dilettiamo in una compilation di foto demenziali sui binari, e ripartiamo attraversando un salares in formazione. Sosta ad un villaggio con mini market dove provo la birra Quinoa che continua a schiumare, siamo scesi quindi al diavolo l'acqua ed il mal di testa! Attraversiamo un altro salares fino al ns albergo...di sale, sì, sì, fatto interamente di blocchi di sale e, udite, udite, squilli di trombe e rullo di tamburi, la doccia caldaaaaa, evvai che mi spulcio. Oltre ad essermi gonfiata come la donna cannone per l'altitudine, mi sento un tantino lurida, i capelli poi... La cena con zuppa, bistecca di lama, verdure e quinoa viene servita in un servizio di piatti in terracotta che fa invidia alla corte di Ré Artù, con tanto di Santo Graal dove bere ;)

Sveglia alle 4:30 e partenza per l'Isla Incawasi; dopo l'arrampicata osserviamo il sorgere del sole da questo isolotto infestato di cactus nel bel mezzo del salar. I colori spaziano dal blu, pervinca, indaco, rosso, rosa, arancio, giallo, una vera profusione a 360°, i cactus, alcuni millenari, si stagliano tutt'intorno a noi...che meraviglia. Dopo una colazione ai piedi dell'isolotto, all'aperto, e la passeggiata intorno, attraversiamo una parte del salar Uyuni con le jeep, 10582 km2 di distesa di sale, la più grande nel mondo. Ci fermiamo per la spiegazione sul salar e la compilation di foto ludiche, di cui i ns autisti e cocineros sono esperti ma li stupiamo con 'la catena evolutiva'...rob de mat! Ripartiamo proseguendo fino all'albergo abusivo costruito nel bel mezzo del salar e sequestrato, lì incrociamo il francese in bici che avevamo visto la prima volta qualche giorno prima, che coraggio! Ripartiamo per il paese dove per l'ultima volta Maura e Ilda cucinano il pranzo per noi, approfittiamo per qualche acquisto dai venditori locali e partiamo nuovamente verso il cimitero della ferrovia di Uyuni. Salutiamo i ns autisti e cocineros con cui abbiamo passato gli ultimi 4 giorni, vaghiamo tra i cadaveri arrugginiti e torniamo a piedi in paese dove dobbiamo passare diverse ore prima del bus notturno per La Paz. A Uyuni non c'è nulla da vedere, è una città di passaggio dove incontri sempre gli stessi turisti in attesa come te, dovrebbero organizzare una mini spa: doccia, massaggi...sarebbe un successo! Prima d'imbarcarci andiamo a cena in una pizzeria che, incredibile ma vero, sforna una pizza discreta, infatti il locale si popola. Il bus per La Paz sembra comodo, ha un servizio cena che, ovviamente, saltiamo tutti tranne Paolo, offrono acqua e una bevanda calda (anche se quella dei vicini finisce sui pantaloni del malcapitato quando la stordita che gli siede davanti decide d'inclinare il sedile senza porsi il problema del tavolino), la distanza tra i sedili è confortevole, altro che il volo AirEurope. M'illudo di poter dormire ma la strada è sterrata e la testa rimbalza come una pallina da ping pong.

Le 12 ore passano è arriviamo in città; si presenta con la sua conca tempestata di case costruite ovunque e non terminate, un'orribile accozzaglia di speculazione edilizia, peggio di ... capito no? :)))) Dopo un breve riposo in albergo, non sia mai, si parte per la visita; incappiamo nella manifestazione dei trasporti pubblici ma continuiamo fino a Plaza Murillo dov'è il palazzo del presidente e la cattedrale. Proseguiamo per la più bella strada con case coloniali vivamente colorate dove si affacciano negozietti di artigianato di classe, peccato la via sia così corta :( Dirigiamo verso la Chiesa di San Francesco che è chiusa, strano, quindi il museo della Coca che riapre nel pomeriggio. Ci dividiamo quindi per il pranzo, in 2 andiamo in un locale tipico per una bistecca e, prima del ritorno al museo, tappa in bagno: 2 bolivani con carta igenica, 1 senza. Ho il mio fedele rotolo quindi pago 1 bolivano ma no, la permanenza prolungata e la mia uscita tipo Rocky Balboa in cima alla scalinata, evidenziano che sono andata oltre la pipì, quindi devo pagare un altro bolivano nonostante le proteste, il gestore vuole darmi i 4 foglietti di carta igienica cui ho diritto ma rifiuto con dignità, tzè! Il museo della Coca, beh, museo è una parola grossa, è di pochi mt2, ci danno un libricino di diverse pagine in italiano da leggere mentre guardi le foto, la storia è interessante ma è impossibile muoversi in uno spazio così angusto, al piano superiore assaggio un espresso alla coca niente male. Quando usciamo è tempo di shopping quindi si passa da una bottega all'altra, vorrei comprare tutto attirata dai colori e dalla morbidezza della lana ma, fortunatamente, il bagaglio non lo consente. Ci ritroviamo per andar a vedere il tramonto al mirador dividendoci in 3 taxi, il ns sbaglia strada e, come se fosse normale, attraversiamo il mercato in auto suonando ai passanti, il traffico fa invidia a quello di katmandu e del Cairo. Arriviamo vicino al luogo stabilito e, per scattare 4 foto dall'alto alla città al tramonto, passiamo da una scalinata con un odore nauseabondo e un topo morto. Scappiamo via e torniamo in centro dove alcuni artisti di strada si esibiscono, ultimi acquisti e poi a cena in un bel localino arredato in modo particolare e con un interessante albero della vita, da Adamo-Eva alla dominazione spagnola. Comunque stasera birra e trucha!

La mattina si riparte con un mini-zainetto, il mio di Shrek è particolarmente mini, per il lago Titicaca; il traffico per uscire da La Paz è terribilmente caotico e la temperatura sul bus è bassa, non capisco perché non accendano il riscaldamento! Arriviamo a Copacabama dove visitiamo la Chiesa; la struttura ed i colori sono particolari, mi ricordano le moschee, nel piazzale di fronte molte auto del Perù, bardate con fiori e coccarde, aspettano per la benedizione. Dopo un corposo pranzo a base di tacos con trucha (miii, ma si mangia sempre, e che dire dell'Inca Cola, solo il colore mette i brividi) saliamo sul traghetto per l'Isla del Sol. Più di 1h di navigazione in questo lago, 2o al mondo per altitudine, e una bella scarpinata dove la mancanza di ossigeno aumenta l'affanno, per arrivare all'eco lodge, davvero carino e con una splendida vista. Ande boliviane, isole, terrazzamenti, una poesia in questo lago diviso tra Bolivia e Perù, Titi-caca :) Saliamo sul monte per mirar il tramonto e 3 ragazzine, comparse dal nulla, ci vendono ciondoli; quest'isola vive di turismo e pastorizia quindi cediamo tutti tranne Paolo nonostante le moine delle 3 giovinette. Un vento gelido accompagna la discesa del sole, appena scompare dietro la montagna torniamo in albergo per una doccia calda che non c'è, quindi salviettine anche stasera, grrr! La cena con zuppa, trucha con contorni misti e pancake al cioccolato viene spazzolata così, ognuno con la sua borsa d'acqua calda sotto il braccio, si va a letto.

Trek per l'Isla del Sol dopo colazione, con tanto di scarpetta di Paolo nelle ciotole della marmellata. Da sud a nord, 8km di saliscendi non difficoltoso se non fosse per l'altitudine e, per quel che mi riguarda, l'onnipresente dolor de cabeza, neanche il tè alla coca allevia. Arriviamo dall'altra parte per l'ora di pranzo così, per non perdere l'abitudine, si mettono le gambe sotto un tavolo. Riprendiamo la barca che, prima di portarci a destinazione, si ferma nei pressi della scalinata inca, 202 gradini, giusto per digerire, alla cima della quale c'è la fonte dell'eterna giovinezza, quindi tamponiamo le rughe...ahi voglia a tamponare! Ritroviamo le 3 venditrici di collane del giorno prima, la 'capa' si ricorda di me e racconta fiera alla sua amica il mio acquisto. Torniamo a Copacabama e ci dividiamo, in molti decidono di proseguire per la salita al calvario, in 4 decidiamo che il calvario l'abbiamo già fatto così andiamo con la guida in un locale 'fighetto' per rinfrescare le gole con un frullato. Al tramonto riprendiamo il bus per La Paz, la vista della città che abbiamo lasciato, dall'alto, è spettacolare. Arriviamo in albergo verso le 2:30 e prepariamo il bagaglio per il giorno dopo, dormire troppo non è nei ns piani :)

Infatti sveglia all'alba per la Carretera de la Muerte. Durante il tragitto il ns grande autista brucia la frizione quindi traslochiamo dividendoci nei pulmini degli altri gruppi. Dopo aver regolato la sella e ascoltato le spiegazioni partiamo: la prima parte è asfaltata e tranquilla, il paesaggio è splendido ma, ad un certo punto, arriva la salita, 8km, ed i vari strati di vestiti e l'altitudine si sentono tutti, anf, anf, anf. Arranco fino all'ultima salita tosta bici alla mano fino al pulmino che aspetta in cima, mi chiedono se voglio rinunciare ma non se ne parla! Mi libero del 1o maglione e vado avanti, arrivo al ristoro anche grazie alla spinta di una guida quando oramai la velocità è quella di un triciclo. Dopo tramezzino, cioccolata, banana e coca-cola inizia lo sterrato, a differenza di quello che pensavamo dobbiamo stare dalla parte del burrone. Avere le mani piccole dovendo frenare continuamente non è un vantaggio, ahia! Il paesaggio che si presenta è ancor più suggestivo del precedente ma non è possibile distogliere troppo gli occhi dalla strada, la vegetazione è lussureggiante, le cascate si presentano quando meno te l'aspetti, le farfalle ti vengono incontro, una poesia. Ancora giù, giù, fino a raggiungere un dislivello di 3500mt, gli ultimi km sono un delirio, il caldo è soffocante e la salita pesa sulle gambe ma si arriva, Paolo che ci accoglie con un sorso d'acqua. Una doccia agognata e ci buttiamo sul buffet. Alle 17 si riparte con 3 auto, che dovevano essere jeep, per quella che potrebbe tranquillamente essere considerata la continuazione della Carretera. La strada è terribile, più volte sfioriamo chi arriva in senso opposto, a volte spalanco gli occhi per la guida del ns autista, sono al suo fianco e ho una panoramica non male, malissimo! Ancora si tiene la sinistra, in questo modo il guidatore può sporgersi dal finestrino per controllare di quanto può sporgersi sul burrone. Passiamo indenni questo tratto di strada ma che esperienza! Ci fermiamo per cena in uno dei tanti locali che grigliano, abbiamo pranzato solo 3 ore fa. Il proseguo del viaggio è un vero delirio: ore, ore, ore di sterrato, ad un certo punto l'autista da chiari segni di sonnolenza, vigile un paio di volte metto le mani sul volante, non so se svegliare i miei compagni o no, sono tesa come una corda di violino. Con una buona dose di fortuna arriviamo e non mi sembra vero, abbiamo ben 2 ore di sonno da sfruttare.

La mattina si parte in barca per il Parque Madidi, il placido incedere tra 2 ali di vegetazione sempre più fitta stimola il sonno, o sarà che non abbiamo dormito nulla? Arriviamo all'ecolodge, carino e molto ben tenuto, la carta igienica finalmente morbida e con impresse le zampette, non come quella che ti scartavetra. Una gigantesca farfalla azzurra ci saluta. Subito dopo pranzo scarpiniamo per 10km nella selva tra vegetazione lussureggiante, scimmiette formato scoiattolo, qualche uccello tra cui un tucano (e la barzelletta Gas?), e una sana bevuta d'acqua dalla liana unghia di gatto la cui corteccia è curativa. Dal mirador lo spettacolo del Rio che taglia la foresta. Quando torniamo la doccia è fredda, come ipotizzato, ma si fa ugualmente e a cena si spazzola tutto, come al solito.

Dopo una sostanziosa colazione un nuovo giro nella selva, ancora vegetazione, qualche uccello, pappagalli, qualche scimmia, un gruppo di cinghiali di cui vediamo solo le ombre ma sentiamo il forte odore. Il cocinar ci prepara un pranzo con spiedini, intagliati al momento, accompagnati dal riso e, per finire, macedonia di frutta con yogurt. Ripartiamo per il restante giro nella selva e arriviamo, quasi al tramonto, al mirador dove sono ben visibili le are, pappagalli coloratissimi che vivono in coppia tutta la vita, assolutamente fedeli. Ripartiamo per raggiungere il fiume dove dovrebbe esserci la barca per ritornare al lodge maaaa, sorpresa, la barca non c'è. Ci spostiamo più a monte interrompendo il buio con le poche torce ma quando arriviamo toh, la barca non c'è. Appollaiati sui sassi aspettiamo; è una splendida serata. Mentre guardiamo le stelle e ascoltiamo i rumori della foresta, sentiamo il sopraggiungere della barca. Navighiamo al buio e sarebbe molto romantico se non fosse che tocchiamo il fondale del fiume più volte. Arrivati a destinazione non c'è tempo per la doccia ma andiamo subito a cena, questa si presenta ancor più ricca, c'è anche una torta di compleanno per una delle 3 ragazze che si son fatte mangiare dalle zanzare grazie ai pantaloncini inguinali, benedetta gioventù (argh, mi sembro mia madre!) la serata è ripresa con una telecamera da uno dello staff, mah, che stiano girando uno spot pubblicitario? Con la panza piena la doccia gelida è una vera delizia, come noooo, e poi a nanna.

La sveglia suona che è ancora buio, oggi si torna dal parco e si va nella pampa. Dopo la barca e la sosta in agenzia, ci dividiamo su 3 auto e partiamo per la solita strada sterrata che ti rimescola le budella. Ci fermiamo per il bradipo e il primo caimano, arriviamo all'imbarco e, nel tragitto in barca fino al lodge, una profusione di tartarughe e caimani. Dopo pranzo (ma perché lo accompagnano con acqua e miele?), un nuovo giro in barca; oltre agli animali del mattino osserviamo numerosi uccelli, acquatici e non, capibara (un topone castorizzato), fenicotteri totalmente diversi da quelli a me noti, scimmie, delfini (ma che ci fanno in un fiume?). Torniamo al buio con la luna piena che ci accompagna, il rumore dei caimani che escono dall'acqua, gli uccelli che emettono gli ultimi suoni, il profumo della vegetazione: che pace. Dopo una cena ben più scarsa rispetto alla sera prima, ancora una doccia fredda, anche se meno e, all'alba delle 21, si va a letto.

La colazione propina un po' di cose immangiabili tra cui spicca carne e mais, ma non ci formalizziamo. Si parte per andar a buscar l'anaconda; circumnavighiamo la laguna affondando gli stivali di gomma nella melma e muovendoci con molta difficoltà, l'equilibrio è critico, l'acqua sporca entra insozzando pantaloni e calze ma, nonostante l'impegno, anaconda non pervenuta! Torniamo al lodge per doccia e bucato (la bella lavanderina...), dopo il pranzo e la pennica dondolandosi nell'amaca, ripartiamo per la ricerca in una laguna più piccola. Inutile 2o tentativo nonostante il sacrificio degli abiti appena ripuliti :( Concludiamo la giornata con una passeggiata nella pampa costeggiata da piccole lagune dove potremmo trovare la ragazza (ma è femmina?), però dev'essere molto timida perchè anche il 3o tentativo fallisce con palese mortificazione delle ns guide, vabbè, personalmente posso sopravvivere anche senza questa ulteriore esperienza. Osserviamo il tramonto seguito dal levarsi della luna e torniamo al lodge per un'altra doccia con disquisizione sulle precedenze; io ho accelerato il passo entrando per prima, a volte sono un fulmine! Alle 19:30 in punto siamo pronti per la cena che confidiamo sia migliore con il cambio del cocinar, infatti così è! La guida Luis conclude la serata raccontandoci com'è nata l'associazione; un'idea faticosamente realizzata, all'inizio molto trabajo e pochi turisti, le autorità contro perchè non si rilasciano licenze a persone con un'istruzione elementare, eppure ce l'hanno fatta, ci hanno creduto e si sono impegnati per la realizzazione. E' commovente ascoltarlo. Un po' mesti perchè ognuno di noi capisce quant'è più fortunato, si va a letto. Nella notte, per l'ultima volta, i rumori selvaggi della foresta che mi mancheranno.

La mattina sveglia quand'è ancora buio, ancora, dopo colazione si riprende la barca e si percorrono 2 ore di strada sterrata per tornare a Rurrenabaque. Recuperiamo la valigia principale e andiamo in aeroporto, formato mignon. Il premio per avere la valigia più piccola è che la mia è l'unica del ns gruppo che resta a terra nonostante le proteste, si spera di recuperarla a Santa Cruz. Non so perchè ma me la vedo recapitata a casa tra un paio di mesi! Dopo un volo di 40 min su un biplano da 19 posti che più piccolo non si può, si atterra a Trinidad e da lì 6 ore di pullman fino a Conception. Arriviamo stremati e affamati in una bella struttura che ci aspettava per il giorno dopo :) C'è addirittura bagno schiuma e crema corpo, dividiamo la suite con Michela e Marc, nella stanza non so se è peggio il loro divano verde o il ns quadro sul letto. Andiamo a cena spazzolando tutto il buffet e torniamo in albergo per la doccia bollente e una nanna riposante (seee, come no), domani giro delle missioni.

La missioni gesuite sono edificate quasi esclusivamente con legno, il lavoro ebanistico è notevole e le decorazioni rendono tutto più armonico. Ne visitiamo 2, a Conception e a San Javier: mentre la 1a ha il colore naturale del legno quindi risulta essere più buia, la 2a è dipinta di bianco quindi è più luminosa. Dopo pranzo ripartiamo con il pullman per in ns viaggio di 6 ore verso Santa Cruz, ancora una volta mi stupisco di quanto sia buono il bimbo dell'autista in braccio a sua madre. Tutte quelle ore di viaggio e nemmeno una frigna. Arriviamo a destinazione in un traffico caotico niente male, la città ha un aspetto completamente diverso rispetto al giorno in cui siamo arrivati; i negozi tutti aperti, la banda in piazza, una folla di gente per strada, una moltitudine che sa poco di boliviano ma più di europeo. La sera andiamo a cena, l'ultima volta, in un locale più elegante della ns media, ma non ha nulla di più rispetto ai precedenti. Sulla strada del ritorno facciamo un salto in yogurteria componendo ognuno a piacimento la propria coppetta. L'ultima notte in Bolivia, domani si torna a casa.

La Bolivia piange la ns partenza, beh, a noi piace pensarla così mentre la pioggia cade a catinelle fuori dal pullman. Facciamo il check in, spendiamo gli ultimi boliviani , aspettiamo fiduciosi l'imbarco ancora una volta in ritardo, ci fanno annusare i bagagli a mano al cane antidroga. Tra un pasto e l'altro si cerca di dormire per recuperare il fuso orario, a Madrid nuovamente controlli e altre 2 ore di volo. Arriviamo a Malpensa e, al ritiro bagagli, scopriamo che 8 su 12 sono stati aperti, anche malamente, e controllati probabilmente per la droga. Anche il mio mini trolley è stato aperto ma è tutto in ordine, non sarebbero stati in condizione di richiuderlo se avessero cambiato la disposizione :) Invece qualche souvenir è stato danneggiato, il gufo di Michela è anche bagnato, che abbiano provato a liquefarlo? E Giuliano si ritrova caricatori non suoi, prontamente portati da Lost&Found. Si conclude così il Paolo's eleven trip, quasi tutti proseguono per i vari treni, stasera in diversi punti d'Italia, mangeremo pizza. Cosa resta? Così tante cose che questo scritto mi aiuterà a ricordare: i meravigliosi paesaggi, la gente, i mercati, un gruppo ben assortito, le abbuffate e, scopro il giorno dopo, una grande stanchezza. Sono contenta di tornare a casa, sono pienamente soddisfatta, e poi, la routine quotidiana, è semplicemente il collante per la meta successiva ;)

Frog


13 commenti:

  1. Bravissima Ros sempre precisa e puntuale nelle descrizioni di viaggi...
    È stato bello rivivere anche epistolarmente questa fantastica esperienza boliviana... :-)

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  2. Ahahah, mi hanno già chiesto il bigino :)
    Grazie

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  3. Grande Frog, ci fai sognare e vivere i tuoi viaggi stando seduti comodamente sul divano.
    Grazie :-)
    Quando ti deciderai di scrivere un libro?

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  4. Sei troppo buona...comunque...chi ti dice che non l'abbia già fatto?!
    ;)

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  5. In effetti la vero ha ragione. Nei tuoi resoconti riesci a catalpultare il lettore nei luoghi che stai visitando (aimè con un po' di invidia).
    In alcune situazioni mi sono sentito nella necessità di cambiare i calzini :-)
    Grazie

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  6. Il trucco è quello di aggiornare il diario giornalmente e non vergognarsi di scrivere qualsiasi episodio e sensazione. Le foto ti aiutano a ricordare ma, col tempo, la memoria fa fatica, per questo ho preso l'abitudine di portarmi carta e penna, soprattutto in viaggi così, anche per promuoverli.
    C'è tutto un mondo fuori dalla ns porta ...
    Ciao

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  7. frog ! ma le foto sono stupende... per leggere tutto attendo il bigino personalizzato
    il ciccia

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  8. Eheheh, ti piace(rebbe) vincere facile!
    :P
    Ciao

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  9. Bello Frog,ma quanto pesa il quaderno quando lo porti a casa?????????

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  10. Pesa tanto quanto è leggera la penna ;)
    Riusciremo mai a convincerti?!

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  11. Alcuni miei amici in passato usavano il teletrasporto..........

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  12. Caspita Frog mi anticipi sempre!!!
    Volevo scrivere qualcosa sulla mia vacanza a Gabicce Mare ma .......non ho trovato le parole.
    HAHAHA
    sei sempre la migliore.

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  13. Avrei letto mooooolto volentieri, vorrà dire che combiniamo qualcosa e poi scriviamo a 2 mani ;)
    Grazie

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