venerdì 5 settembre 2014

ARMENIA SOFT




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25 Aprile - 3 Maggio 2014

Questa volta si arriva con largo anticipo a Malpensa e, dopo qualche evento poco simpatico (...), si accantona tutto e ci si predispone per il nuovo viaggio facendo conoscenza con i compagni. A Praga si fa scalo e il gruppo di anziani che ci in-segue, ha qualche problema con i controlli: le sciure sono un po' stizzite ma non puoi avere un beauty case nel bagaglio a mano con bottiglione da lt di profumo!!! Fate come me: 2 arbre magic sotto le ascelle e via :) Comunque gli agenti sono magnanimi, anche troppo. A Yerevan si completa il gruppo con chi arriva da Roma, si conosce la ns guida Ani che sarà con noi per tutto il viaggio, e si dirige in albergo. Giusto 3 ore di sonno prima della sveglia! (soft?).

Giornata dedicata ai musei della capitale, il primo è Matenadaran: si susseguono nelle teche, libri di pergamena e stampati, da quello di 28 kg a quello da leggere con la lente d'ingrandimento, scritti o disegnati con colori naturali ricavati da piante e pietre. Peccato non poter accedere ai laboratori di restauro. Si passa al museo di storia, in piazza Repubblica, dove si affacciano gli edifici di pietra rosa che danno la nomea alla città. Si parte dal paleolitico fino al genocidio del 1915, una carrellata di reperti, manufatti, vestiti, centrini, foto, interessante ma le poche ore di sonno fiaccano la resistenza di molti. Io continuo a muovermi
se mi fermo mi addormento stramazzando al suolo, vorrei prendermi a sberle! Pranzo in fast-food con un gustoso kebab. Nel pomeriggio visita al monumento del genocidio, ove arde perennemente la fiamma circondata da 12 pilastri, le 12 regioni. Un muro di fiori testimonia la ricorrenza del 24/4. Vicino il giardino ove sono piantati gli alberi delle nazioni che hanno riconosciuto il genocidio, c'è anche quello di Giovanni Paolo II. Torniamo in città per un veloce giro al mercato del vernissage in chiusura: paccottiglia, oggetti in legno intarsiato, gioielli in pietre semi-preziose, residui dei tempi della Russia e, onnipresenti, melograni in varie forme e misure (simbolo dell'Armenia). Giusto un riposino e poi a cena: zuppa pita, involtini di carne e riso in foglie di vite con yogurt, spiedino d'agnello, il tutto annaffiato da birra locale (troppo amara al mio palato). Si torna in albergo contemplando San Gregorio by night e P.za Repubblica ove poche ore prima, i giochi d'acqua e di luci, a ritmo di musica, ci hanno ammaliato.

La prima Chiesa e quella di Hiripsime, piccola, cruciforme con cupola centrale. Poche e piccole finestre a scopo difensivo. Si passa alla città Echmiadzim, nella cattedrale assistiamo a parte della messa che dura 2 ore, all'interno si respira un'aria carica di misticismo e la cerimonia, interamente cantata, è totalmente differente dalla nostra. Qui è presente il capo della Chiesa apostolica armena. Di lì, a piedi, raggiungiamo Santa Gayane, qui incontriamo le monache che ufficiano messa ai vespri. Noto, a differenza delle altre, che in questa Chiesa ci sono le panche, ma uomini e donne sono separati su 2 lati. Ani mi spinge a prendere la benedizione baciando il Vangelo, non avrei voluto perchè mi sembra poco rispettoso verso i fedeli, ma come dice lei, una benedizione in più non fa mai male! Dopo pranzo dirigiamo alle rovine di Zvartnots, è un susseguirsi di sposi che arrivano per le foto al suono dei canti popolari di un gruppo lì presente. Torniamo in città per la visita di The Cascade, un complesso di arte moderna quanto meno accattivante, peccato non poter assistere ai giochi d'acqua che saranno attivati dal 1/6. Giusto un aperitivo in uno dei parchi per poi tornare velocemente in albergo attraversando il centro. Mah, vetrine con molti marchi italiani, addirittura OVS, non riusciamo ancora a capire sei il benessere è diffuso e generale o se è solo una facciata, sicuramente il kitsch è dilagante.

Valigie alla mano si parte per Khor Virap, monastero cruciforme alle pendici del monte Ararat. La strada di confine dista una manciata di km, oltre inizia la così detta terra di nessuno, a seguire l'insediamento di curdi in Turchia. Zoomando è possibile vedere i minareti. Non si dovrebbe ma, alcuni contadini armeni, coltivano le terre al dì la del confine; le considerano loro dai tempi antichi, quando la grande Armenia non era limitata agli attuali confini. Ripartiamo sostando per il pranzo da una sig.ra che, alla velocità della luce, prepara involtini di pane azimo con carne, uova, cipolla, coriandolo. Assaggiamo anche il vino, un po' troppo giovane, e qualcuno il succo di rosa canina ed il latte fermentato. Ripartiamo addentrandoci nelle gole del canyon che ci porta a Noravank. Il monastero è caratteristico, circondato dalle montagne rosse e strutturato su 2 piani: il primo con il mausoleo del re ... (non ricordo il nome! Ani???), il secondo con la Chiesa raggiungibile solo grazie ad una 'scala' per agili e magri! Risaliamo sul pullman verso il sito monolitico di Zorats Karer (il mare di pietra); il paesaggio mi ricorda il viaggio in Marocco mentre le pietre che, al ns occhio, appaiono sparse senza alcuna logica, viste dall'alto, dicono formare un uccello con le ali aperte: peccato non poterlo constatare. Gli studi sul perchè di questo insediamento non hanno portato ad una precisa motivazione, solo supposizioni. Direzione Sisian per il pernottamento; la piccola città è l'espressione della Russia più cupa, l'albergo è davvero kitsch, in stanza troneggia una vasca idromassaggio rotonda (non funzionante). Il ristorante, ricavato da una casa tipica, offre zuppa, carne alla griglia con patate, funghi con uova e, finalmente, assaggiamo un gradevolissimo cognac. Prosit!

Ripartiamo dopo una misera colazione (eravamo abituati meglio) e raggiungiamo la funivia più lunga del mondo, 5750 mt, senza stazioni intermedie. Il complesso è ben integrato nel territorio e, dopo 12 min, arriviamo al monastero di Tatev. Il sito è stato abbondantemente ristrutturato dopo il terremoto del 1931, ci sono ancora certificati di agibilità attaccati un po' ovunque. Nel cortile passeggia il vescovo, un simpatico barbuto molto paziente con chi lo prende di mira nei tanti scatti. Il complesso è anche una fortificazione, tant'è che ci sono torri difensive ai 4 angoli. Tornando alla funivia ci fermiamo dalle sig.re che vendono cibo: triangolo al formaggio, baklava (dolce al miele), pane con uvetta offerto da Ani, torta con noci offerta da Ada. All'arrivo un caffè espresso non male offerto da Donatella, e nuovamente in pullman per il lungo tragitto fino alla porta con le campane di Sisian, e al successivo caravanserraglio di Selim. Qui la strada, in inverno, risulta impraticabile, a causa dei 3 mt di neve; le donne che eventualmente devono concepire in inverno, si trasferiscono altrove dato che il luogo resta isolato. Tutt'attorno un paesaggio brullo ma verde, e un vento gelido che non ha ancora permesso il completo scioglimento della neve. Ripartiamo per il cimitero medioevale di Noraduz, composto da un gran numero di khachkar, pietre cerimoniali, non tombali, trasferite per sopravvivere alla recente guerra che le vedeva distrutte. Dopo gli acquisti dalle sig.re che hanno ri-allestito il mercatino appena fuori il cimitero solo per noi (l'anima del commercio), andiamo in albergo e ceniamo nel ristorante interno. Ani ci racconta com'è stato nascere nel dopo guerra e com'è cambiata la vita da allora, anzi, come cambia di anno in anno. E' sorprendente sia la sua capacità di apprendere lingue straniere, che la saggezza e la cultura di una ragazza così giovane.

Dopo colazione si parte per Haghpat, il paesaggio che scorre dal finestrino è verde, rigoglioso, si passa da una bella gola rocciosa e si arriva al paese. Il sito monastico è ben conservato, composto da diversi edifici tra cui uno dall'acustica perfetta per i concerti, infatti, il prete che si aggira, intona 2 canti. Muoviamo verso il sito di Sanahin, completamente diverso rispetto ai precedenti e francamente meno bello. Il pranzo è consumato in una casa tipica ri-adattata ed è a base di spiedino con verdure. Ripartiamo per fermarci al villaggio dei molicani, una comunità di russi che rinnega la modernità (non fosse per il gas, la corrente, gli elettrodomestici e alcune parabole, vabbè). I tratti somatici differiscono enormemente da quelli armeni, ci guardano incuriositi e qualcuno si ferma a parlare. Ripartiamo per Goshavank e arriviamo in concomitanza dei vespri, siamo così invitati dal sacerdote a partecipare così seguiamo i 10 min di funzione cantando con lui. Continuiamo la visita del sito e torniamo in paese per cena. Non c'è luce ma arriva dopo circa 10 min. La succulenta cena è a base di zuppa di funghi e albicocche secche, trota con verdure armene, e, in conclusione, una fetta di torta accompagnata da un calice di cognac, per festeggiare il compleanno di Catia, la ns interprete russa, auguri!!!

Tornando verso Yerevan, ci fermiamo al monastero di Sevanavank, situato nella penisola che si allunga nel lago Sevan. Il lago, d'inverno, ghiaccia, diventando una pista di pattinaggio, mentre d'estate è il 'mare' degli armeni. Proseguiamo per Kesharis e visitiamo l'ennesimo monastero, per quanto affascinanti e diversi, sono un po' satura! Dopo pranzo, e il diversivo 'gomma bucata', partecipiamo alla visita guidata nella fabbrica del brandy Noy, che si conclude con la degustazione di un costosissimo Madeira e del brandy invecchiato 10 e 20 anni. Usciamo dalla fabbrica un po' alticci :) e dirigiamo all'albergo dove ne usciamo dopo 1h per la cena: la location è un ristorante dove suonano i menestrelli in tono con l'arredamento stile re e dame del 500. Una volta usciti c'è chi torna in taxi e chi a piedi, giocando con il count down dei semafori: a 3 sec dal rosso, si attraversa! 5, 4, ... corriiiii

Ultimo giorno: dirigiamo verso Garni visitando il complesso archeologico fortificato che nulla ha a che fare con i monasteri. Passiamo poi al monastero di Gehard, parzialmente scolpito nella roccia di una montagna adiacente. Qui assistiamo ad un concerto simil gospel, le voci che si levano nell'oscurità scalfita dall'apertura centrale del tetto, mi affascinano. Girando per il complesso assisto al sacrificio di 3 pecore per un incidente risolto senza vittime; non ho il coraggio di guardare lo sgozzamento ma osservo il macello. Chi sacrifica non si ciba ma offre la carne macellata al popolo, in segno di ringraziamento. Si torna a Yerevan per lo shopping tra negozi e bancarelle del vernissage, prima di dividerci, però, Ani ci porta in visita di una casa tipica armena adibita a studio artistico. L'ultima cena, offerta dall'agenzia, propone ottimo e abbondante cibo: humus, melanzane, insalata di fagiolini, lavash (pane), torta al formaggio, maiale e pollo arrosto con patate e, giusto per concludere, un maxi bignè che non tutti riescono a finire! (Io sì) Satolli torniamo in albergo per le 2h1/2 di sonno prima del rientro in Italia.

Ani e il ns autista ci accompagnano in aeroporto quando l'alba è ancora lontana, dopo averli salutati con calore voliamo verso Praga dove i gruppi Milano/Roma si dividono. Poco prima di atterrare a Malpensa, il monte Rosa, in tutto il suo splendore, ci accoglie a casa.

Una vacanza piacevole e interessante, una guida attenta e preparata, un bel gruppo con diverse provenienze, un tripudio di cibo alle pendici del monte Ararat. Quando tornai dalla Turchia, il vicino di casa dei miei genitori, mi consigliò di visitare l'Armenia, sua terra natale: ottimo consiglio!



4 commenti:

  1. Too much long. Fiore....la punteggiatura...azz, vado in apnea durante la lettura. :-). Notte giramondo

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  2. Inspira, espira, inspira, espira, trattieni il respiro...coraggio, ce la puoi fare, e poi ti serve per la prova palloncino :P
    PS Maaaa, quand'è che mi fai fare un giro nella tua cantina?

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  3. Per il tuo standard questa mi sembra una gita parrocchiale x anziani ...
    Dove sono le anaconde, le serate sotto le stelle, i pasti freddi, le notti da incubo dopo cene a base di cipolle e peperoncino, i 3000 metri di quota ... Almeno un tentativo di trovare qualche pezzo di arca di Noè si poteva fare!!!
    Spero che il Malawi sia diverso, viceversa si deve pensare che ti sei rammollita (quanche dubbio sta serpeggiando)

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  4. Tranquillo, con il prossimo racconto rientro nei ranghi ;)

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