lunedì 24 luglio 2017

SCENDI!


Ore 7: arrivo in piazza O Bradoiro, di fronte alla Cattedrale, purtroppo coperta dalle impalcature per il restauro. Non c'è nessuno, tranne noi.
Comincia così una giornata densissima di emozioni.
Anzi no: per me è cominciata ancora alle 5, perché sono voluto essere presente alla partenza di Stefano, Maria Laura e Rafael per Finisterre. Soprattutto Stefano mi ha impressionato, con la sua scelta di non partecipare per nulla alla festa di Santiago (non è neanche sceso a vedere la Cattedrale), perché il suo pellegrinaggio non era ancora terminato.
Le emozioni hanno una forza traboccante, ma hanno il difetto di non essere ben esprimibili a parole: infatti si manifestano in abbracci, urla, lacrime, sorrisi, non certo in discorsi.
Però le parole sono importanti, necessarie - anche se vanno oltrepassate - perché solo così le emozioni possono permeare la vita, non solo bagnarla superficialmente, come con uno scroscio d'acqua che non permette di coltivare nulla.
Le emozioni in questo caso nascono dagli incontri: qui passano tutti, o quasi, coloro che si sono incontrati e conosciuti in queste settimane, ed ogni volta è una festa, un abbraccio, un complimento reciproco, magari anche una foto. Ed in questi abbracci c'è il ricordo dei tanti momenti e delle fatiche vissuti insieme, che hanno costruito una vicinanza - potremmo dire un'intimità - raramente sperimentata nella vita "normale", vicinanza per la quale sono stati sufficienti anche solo pochi giorni.
Parlo di vita "normale", intendendo quella a casa, ma, come disse Sofia una sera (Sofia è un'altra ragazza con i capelli azzurri, di Roma, non troppo "inquadrata", se mi posso permettere): "Non so se la normalità sia quella a casa, o questa qui". Di fatto si avvertono molte differenze, ruotanti attorno all'assenza di conflittualità, alla disponibilità alla condivisione (di sé, innanzitutto) e alla mancanza quasi totale di privacy.






Per inciso, sull'assenza di conflittualita - e contrario - va segnalato il caso del litigio per un materasso (!) tra due tedeschi e un'anziana, avvenuto in mia assenza (Marco disse: "I problemi capitano tutti a me: tu non ci sei mai"). Ma è stato come la neve ad agosto (a Roma, intendo).
Le emozioni riempiono una vita "povera": in assenza di tante cose, di tanti oggetti (basta un posto per dormire, qualcosa da mangiare, un posto verso il quale dirigersi e qualcuno con cui camminare), le persone, i pensieri e le parole diventano molto importanti. Necessari.
Le emozioni nascono dal superamento delle difficoltà: c'è chi non sapeva di poter camminare così a lungo, di potersi alzare così presto, di potersi adattare a tante scomodità, di saper parlare lingue sconosciute, di poter vedere bellezze così normali eppure invisibili; insomma, di essere così forte e così "intelligente". Perché bisogna venire proprio qui per accorgersene?
Le emozioni nascono dall'assenza di superficialità e di noia: la vita non è un vuoto da riempire in qualunque modo capiti, ma un progetto (un disegno) da realizzare ciascuno con i propri tempi, i propri ritmi e la propria fatica (nessuno si sostituisce a nessuno), sotto lo sguardo beneagurante di ciascuno (tutti tifano per te) ed anche di Dio.








Le emozioni nascono dalla certezza che questa non è stata una vacanza, cioè un momento di pausa che interrompe altri momenti, loro sì davvero importanti, ma un viaggio di scoperta o di riscoperta, un viaggio che attinge al sacro, un pellegrinaggio appunto, che fa sperimentare il nucleo forte ed incandescente della vita e che quindi la deve cambiare. In meglio.
Proprio qui sta l'incertezza, la sospensione, il rimpianto.
Non si può fermare la felicità di questo momento?
Come sarà tornare laggiù?
Cosa resterà di tutto ciò?
Giustamente nei Vangeli, agli apostoli che vorrebbero fermarsi sul Tabor perché "è bello stare qui", Gesù dice che bisogna scendere, tornare in mezzo alla gente.
Chissà se gli apostoli stavano piangendo commossi, come oggi credo sia capitato a tutti, soprattutto durante la Messa dei pellegrini.
Per me, il primo momento sarà l'abbraccio con Aurora, Davide e Stefania.
Davvero capisco Stefano, ed anche Marco, ai quali la festa di S. Giacomo, con fuochi d'artificio e musica per notti intere, non interessa affatto.

PS. Bilancio: ho perso una guida, una molletta e qualche chilo. Ho speso circa 650 euro (trasferimenti da e per l'Italia esclusi) in poco meno di un mese. Ciò che ho guadagnato non ci sta in questa pagina.
Ringrazio per l'entusiasmo con cui ho avvertito di essere seguito. Soprattutto Bobby Jean per il tempo che "ci ha perso".
Nel caso qualcuno ne sia preoccupato, rassicuro che nonostante la commozione ho avanzato un pacchetto e mezzo di fazzoletti di carta (su tre che avevo portato).


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